Mese straordinario
Non si tratta di vendere o piazzare qualcosa, ma di donare gratuitamente ciò che abbiamo ricevuto nel Battesimo. La logica che anima la missione e ogni missionario, anzi ogni autentico cristiano, è appunto quella “intrinseca di dono, di sacrificio e di gratuità”
Un “Mese missionario straordinario” quello indetto da Papa Francesco per quest’anno, in occasione del centenario della Lettera apostolica “Maximum illud” di Benedetto XV, da cui il Papa prende le mosse nel suo messaggio per sottolineare la necessità di apertura disinteressata verso tutti i popoli, tutte le etnie e tutte le culture. Cento anni fa il Papa sentì la necessità di svincolare esplicitamente l’opera dell’evangelizzazione da ogni commistione con il colonialismo e il Papa attuale ribadisce che l’annuncio del Vangelo e la “vita divina” non sono un “prodotto da vendere”, mettendoci in guardia da un altro rischio, quello del proselitismo. La grazia del Battesimo che può rendere ogni uomo “figlio nel Figlio” è una “ricchezza da donare, da comunicare. da annunciare” sempre e dovunque. L’identico tema del mese e del messaggio – “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo” – pone in risalto la “ecclesialità” del compito che coinvolge individualmente e comunitariamente: perciò Papa Francesco insiste ripetendo “Io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione… Ciascuno di noi è una missione nel mondo”. Sempre, superando la tentazione dell’isolamento, come pure, appunto quella del proselitismo. Il vescovo Cesare Bonivento (già missionario in Papua Nuova Guinea), nei giorni scorsi a Chioggia e ora partito per l’Indonesia e poi destinato all’India, ci raccontava l’incontro avuto recentemente col Papa, al quale si era presentato come “emerito”. E Francesco a dirgli con forza: “Emerito sarà un vescovo, ma mai un missionario: un missionario lo è per sempre”. E così lo inviava energicamente dove il superiore del Pime lo aveva destinato, appunto in India. Raccontando l’episodio anche in ambienti missionari, talora perplessi sulle parole di Papa Francesco contro i proselitismi, faceva cogliere il vero senso di quella esortazione: non si tratta di vendere o piazzare qualcosa, ma di donare gratuitamente ciò che abbiamo ricevuto nel Battesimo. La logica che anima la missione e ogni missionario, anzi ogni autentico cristiano, è appunto quella “intrinseca di dono, di sacrificio e di gratuità”. Per annunciare a tutti che la fede in Cristo “ci garantisce che siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani, stranieri o schiavi nella casa del Padre”, perché a nessuno manchi “l’annuncio della sua vocazione a figlio adottivo, la certezza della sua dignità personale e dell’intrinseco valore di ogni vita umana”. Il dilagante secolarismo, quando diventa rifiuto della paternità di Dio “impedisce ogni autentica fraternità universale”. Come già fece Benedetto XV, così oggi il Papa invita tutti a uscire “da un’appartenenza esclusivista alla propria patria e alla propria etnia”, superando “ogni indebita introversione etnica ed ecclesiale”, ponendosi “in dialogo con le culture e le religioni dei popoli”. Francesco riserva anche un cenno al contemporaneo Sinodo sulle Chiese in Amazzonia, invocando il dono dello Spirito affinché nessuna cultura rimanga chiusa in se stessa, e un doveroso invito a sostenere le Pontificie Opere Missionarie, che aiutano il papa nel suo impegno missionario con la preghiera e “la carità di tutti i cristiani sparsi per il mondo intero”. Tra i quali anche noi, impegnati ogni giorno, in forza del nostro Battesimo, a superare pigrizie e particolarismi.
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)