Chiese in Europa

La filosofa francese Delsol in dialogo con i vescovi europei: “Siate testimoni di quello che predicate”

Unica donna a partecipare alla Assemblea plenaria del Ccee. È una filosofa francese e si chiama Chantal Delsol. A lei è stata affidata la relazione in apertura dei lavori e la sua analisi sulla situazione della Chiesa in Europa è stata un vero e proprio scossone. Perdita di vitalità, calo dei preti e dei fedeli, incapacità di influire nei dibattiti sociali e politici. “La Chiesa si trova oggi a vivere come una minoranza che può essere attiva, intelligente, ma resta pur sempre una minoranza”. Il consiglio dato ai vescovi? “Essere testimoni. Non ci si può più permettere di parlare e poi fare il contrario nella vita. Le persone non vi crederanno mai così. La coerenza tra vita e parola è essenziale”

 

Le Chiese in Europa? “Sono in perdita di vitalità, il numero di bambini iscritti al catechismo diminuisce di anno in anno e ciò accade praticamente in tutti i Paesi, anche in quelli profondamente cattolici come la Polonia e l’Irlanda. Stanno progressivamente perdendo fedeli e cala il numero dei preti. La loro influenza nella società sta perdendo peso. Spesso sono addirittura prese di mira con ironia dai media, considerate nulla. Tutti questi elementi messi insieme vanno a dipingere un quadro assai negativo”. Un vero e proprio tornado si è abbattuto sull’Assemblea Plenaria dei presidenti delle Conferenze episcopali europee riuniti dal 3 al 6 ottobre a Santiago de Compostela. A scatenarlo è stata una donna: si chiama Chantal Delsol. È una filosofa francese, storica politica e scrittrice. Apertamente cattolica, si definisce una “conservatrice liberale”. A lei è stato chiesto di avviare la Plenaria (che ha scelto quest’anno come tema “Europa, tempo di risveglio? I segni della speranza”) con un’analisi culturale, politica e sociale della situazione europea. E lei lo ha fatto affondando il coltello dentro il problema e dando voce alle preoccupazioni senza girarci attorno. Una relazione che ha scosso i vescovi. Lo dimostrano gli 11 interventi in plenaria a fine relazione e il fatto che poi i vescovi hanno continuato a confrontarsi, divisi in 4 gruppi di lavoro.

Professoressa, lei ha delineato una situazione estremamente difficile per la Chiesa in Europa. Qui i vescovi stanno cercando segni di speranza. Come hanno reagito?

Qualcuno ha osservato che quello che ho detto, non lascia alcun spazio alla speranza. Ma perché dobbiamo a tutti i costi essere ottimisti? Credo invece più utile vedere ciò che siamo. Aspettare con speranza che ritorni un giorno quel passato, non vale la pena. Il passato è passato. È finito. Non avremo più la nostra preminenza sulle leggi; non avremo più la possibilità di impedire il divorzio o l’aborto o l’eutanasia. È finito quel tempo. Ce ne possiamo dolere. Possiamo sognare un’altra situazione. Ma così facendo non ne usciremo.

Come siamo arrivati a questo punto?

Le cause sono molteplici. Penso che il tornante rivoluzionario ci riporta a due secoli fa, con l’illuminismo, che ha preso di mira il cristianesimo. Ha innescato un processo di lungo termine che, cominciato appunto nel XVIII, è terminato nella seconda metà del XX secolo. Due secoli che hanno fortemente cambiato il paradigma di riferimento ed hanno finito per cancellare il ruolo guida della Chiesa. Attualmente, la Chiesa non è più un fattore dominante nel campo dei costumi, della morale, delle leggi. È un passato finito. La Chiesa si trova oggi a vivere come una minoranza che può essere attiva, intelligente, ma resta pur sempre una minoranza.

In questa condizione di minoranza, quali sono gli errori che la Chiesa non può più permettersi di fare?

La Chiesa deve cominciare a fare ciò che dice. Quando si hanno vescovi o cardinali che predicano la semplicità evangelica e poi vivono in 250 metri quadri con un esercito di brave suore che li servono, la Chiesa perde credibilità. Bisogna fermare questo. Bisogna cominciare semplicemente a dare testimonianza di ciò che si dice. Essere prima dei testimoni e poi dei bravi predicatori. Questa mi sembra la prima cosa.

La seconda?

Dobbiamo imparare ad essere minoranza. Una minoranza che però può essere intelligente, piena di energia.

Siamo una minoranza e bisogna accettarlo.

Potremo chiedere ai protestanti o agli ebrei che minoranza lo sono sempre stati, cosa significa e come hanno fatto. In ogni caso, bisogna accettarlo.

Quanto gli scandali degli abusi sessuali hanno cambiato la Chiesa?

Non sono così sicura che l’abbiano davvero cambiata. La Chiesa è una società chiusa, come lo sono i sindacati, i partiti politici, la famiglia. Per società chiusa intendo una società che al suo interno ha la tendenza a difendere l’istituzione prima ancora di difendere le persone che la compongono. La Chiesa ha fatto lo stesso ed ha acconsentito che si difendesse prima l’istituzione e non il bambino. Questo dimostra che la Chiesa è una istituzione come tutte le altre e non certo migliore delle altre. È costituita da uomini e gli uomini sbagliano. Ricordiamoci che una Chiesa minoritaria ha un dovere di perfezione ancora più grande, perché il comportamento illecito anche di un solo suo membro, esaspera un declino già iniziato.

La Chiesa non ha capito questo: come minoranza ormai priva di potere, lo scandalo la affossa e la discredita ancora di più.

La Chiesa ha sempre detto di voler portare il Vangelo nella storia di oggi. Di cosa ha bisogno l’uomo in Europa?

Ha bisogno di dare un senso alla sua vita. Ha capito che la società del mercato non può esaudirgli questa sete infinita di senso.

Si mette così alla ricerca di varie forme di saggezza: si pratica lo yoga o si diventa vegani. Ma credo che il cristianesimo abbia in sé un senso della vita più forte che corrisponde ad una grande cultura. Una cultura fondata sulla dignità umana, sulla coscienza individuale, una cultura della verità come dono della scienza, una cultura del progresso. Sono tutte acquisizioni che possono essere offerte oggi all’uomo.

Cosa ha consigliato ai vescovi perché ancora oggi possano mettersi in dialogo con l’uomo di questo tempo?

Ho consigliato di essere testimoni. Non ci si può più permettere di parlare e poi fare il contrario nella vita. È finita. Le persone non vi crederanno mai così. La coerenza tra vita e parola è essenziale. Bisogna vivere prima di tutto. Bisogna che gli altri vi vedano vivere e solo dopo potete parlare. È questo quello che ho detto.