Aperuit illis
L’annuncio del Vangelo è evento di libertà e il popolo è chiamato ad operare per la libertà per i poveri, che sono il volto di Cristo. L’ascolto diventa allora progetto pastorale, se compreso nel contesto storico in cui si vive. La Parola convoca l’assemblea e diventa storia, memoria, progetto dei credenti
In questo anno dedicato alla liturgia, con attenzioni alle parrocchie e alle celebrazioni eucaristiche, come sta avvenendo in questi giorni agli incontri di Coriano, è provvidenziale il Motu proprio del Papa sulla Domenica della Parola di Dio, fissata nella terza domenica del tempo ordinario.
Le parole di apertura sono “Aperuit illis”, cioè “aprì loro le orecchie per comprendere le sacre scritture”. L’espressione è presa dal racconto dei discepoli di Emmaus, che incontrano il Signore e lo riconoscono dopo lo spezzare del pane.
Da questo si capisce come siano inscindibili Sacra Scrittura ed Eucarestia. La celebrazione della Messa è esattamente questo e la Parola spezzata insieme al pane eucaristico sono il nutrimento delle nostre comunità. Il Motu proprio fa riferimento costante alla Dei Verbum del Vaticano II e alla Verbum Domini, Esortazione post-sinodale di Benedetto XVI.
Checché se ne dica, Papa Francesco fa riferimento al Concilio, che deve essere ancora recepito in gran parte, e al magistero dei suoi predecessori, che qualche anima confusa cerca di mettergli in contrapposizione. Un punto significativo, proprio in riferimento alla Verbum Domini, ricorda il magistero dei suoi due predecessori, che affermarono “la sacramentalità della Parola” messa in analogia alla presenza di Cristo nell’Eucarestia. Nella liturgia domenicale Cristo è presente e si rivolge a noi per essere ascoltato. Tutta l’assemblea è chiamata all’ascolto, c’è un rapporto fra Parola e popolo; l’annuncio del Vangelo è evento di libertà e il popolo è chiamato ad operare per la libertà per i poveri, che sono il volto di Cristo. L’ascolto diventa allora progetto pastorale, se compreso nel contesto storico in cui si vive. La Parola convoca l’assemblea e diventa storia, memoria, progetto dei credenti. Il presbitero è chiamato a favorire la comprensione con l’omelia, la quale deve sì essere breve e semplice ma colloquiale, determinata dalla gioia dell’ascolto di Dio, frutto di un cammino delle comunità, un punto di quel cammino che trova lì verifica, indicazione e futuro. Soprattutto nel documento si trova una felice sintesi del concetto di Tradizione nel suo rapporto con la Sacra Scrittura, come cammino di una comunità in ascolto. Essa nasce, infatti, dall’incontro della Parola di Dio con le parole umane dentro i contesti storici. La forza dello Spirito di Dio, che ha ispirato la Parola, ancora oggi la rende viva e operante. Il cammino diocesano di quest’anno troverà un grande impulso nella “Aperuit illis”.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)