Chiesa

Un fuoco ancora vivo

In Vaticano le dimissioni si susseguono a ritmo incessante. Quelle di lunedì scorso del capo della Gendarmeria, Domenico Giani, hanno suscitato scalpore, come sempre accade in questi casi molto mediatici. Dalla periferia viviamo un’altra esperienza, rispetto a quella romana. Invece sta qui il bello delle nostre comunità, dell’esperienza cristiana

Sconcerto. L’ennesimo, potremmo aggiungere. In Vaticano le dimissioni si susseguono a ritmo incessante. Quelle di lunedì scorso del capo della Gendarmeria, Domenico Giani, hanno suscitato scalpore, come sempre accade in questi casi molto mediatici. Chi cura la sicurezza del romano Pontefice ha dovuto e voluto lasciare per responsabilità oggettiva, come si legge in una nota della Sala Stampa della Santa Sede.
Dalla periferia apprendiamo queste cronache e ogni volta, per nostra fortuna, rimaniamo stupiti. Lo sbalordimento è sempre grande e le domande lo sono ancora di più. Come può accadere tutto questo? Perché questa continua fuga di notizie? Perché chi dovrebbe essere più fedele si trasforma in qualcuno che rema contro? Quali interessi sono in gioco? Anche visto da qua, il clima appare molto pesante.
Francesco sembra assediato, anche dalle persone che abitano i palazzi vicini a lui. Ma Bergoglio tira dritto. Ha in testa una Chiesa viva e sana, alla maniera delle prime comunità descritte negli Atti degli apostoli. Senza nascondersi le fatiche di ogni giorno e il peccato che insidia ognuno di noi, punta all’essenziale e scruta negli occhi le persone che incontra.
Dalla periferia viviamo un’altra esperienza, rispetto a quella romana. A tratti ce ne lamentiamo pure, non apprezzando quanto di buono si sperimenta in luoghi che potrebbero apparire lontani. Invece sta qui il bello delle nostre comunità, dell’esperienza cristiana. Quella che indica con tanta passione e forza inaudita il Pontefice venuto quasi dalla fine del mondo.
La Chiesa sa mantenere il fascino che la rese così sperimentabile in ogni angolo della terra? Sa ancora rispondere all’anelito che si cela nel cuore di uomini e donne? “Abbiamo bisogno di costruire comunità e di dare testimonianza di un modo di volersi bene in grado di affascinare”, dice il vescovo Douglas Regattieri nell’intervista proposta nel Primo piano a pagina 5 dell’ultimo numero del “Corriere Cesenate”.
È la bellezza dell’esperienza cristiana, quella di cui su queste colonne da oltre un secolo narriamo le storie, piccole e grandi. È la parabola del seme che caduto in terra buona muore e poi porta molto frutto. Sono le vicende di chi dona la sua vita per trovarla moltiplicata. È la compagnia di chi si affianca a chi fa più fatica, a chi domanda un aiuto e trova subito qualcuno disposto a percorrere assieme un tratto di strada. Questa è la Chiesa di oggi. Quella che fa meno notizia, ma che nelle case, nelle parrocchie, in mille e mille comunità è viva e prospera. Magari sotto la cenere, ma il fuoco è ancora vivo. E arde. E accende i cuori di quanti lo notano e si avvicinano

(*) direttore “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina)