Nono giorno
Un racconto puntuale ed efficace, con passaggi emozionanti e persino rock, sul rapporto tra Chiesa cattolica e social media, dal primo tweet di Benedetto XVI nel 2012, passando per lo sbarco su Instagram di Francesco nel 2016, alla Riforma dei media vaticani avviata nel 2015 e in via di completamento
Penultimo giorno alla 14ª Festa del Cinema di Roma, venerdì 25 ottobre. Nella sede del Museo MAXXI, a pochi passi dall’Auditorium Parco della Musica, è stato presentato in anteprima assoluta “Churchbook. #Quando la fede si fa social”, nuovo documentario targato Vatican Media – Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e Officina della Comunicazione, diretto dalla regista Alice Tomassini. Un racconto puntuale ed efficace, con passaggi emozionanti e persino rock, sul rapporto tra Chiesa cattolica e social media, dal primo tweet di Benedetto XVI nel 2012, passando per lo sbarco su Instagram di Francesco nel 2016, alla Riforma dei media vaticani avviata nel 2015 e in via di completamento. Il punto del Sir e della Commissione nazionale valutazione film della Cei.
La Santa Sede alla Festa del Cinema. “Abbiamo fatto molto per avere questo film alla Festa del Cinema, un’opera ‘piccola’ ma che dice però cose grandi, di rilievo”. Così ha dichiarato il presidente della Festa del Cinema di Roma, Laura Delli Colli, introducendo il documentario “Churchbook” al Museo MAXXI. Presenti in sala gran parte dei vertici del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede, a partire dal prefetto Paolo Ruffini che ha sottolineato: “La bellezza di questo film di Alice Tomassini risiede proprio nell’incontro. Ci ricorda, infatti, che la Rete, i media in generale, sono sempre incarnati, fatti di persone vere, autentiche”. Allo stesso modo mons. Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Sciente Sociali, che ha seguito sin dalla nascita il progetto della regista Tomassini mettendosi anche in gioco come uno dei narratori dell’opera.
“Il documentario” – ha rimarcato mons. Viganò – “si presenta come il racconto della capacità della Chiesa di sapersi mettere in sintonia con il respiro del mondo dei media. Un mondo talmente nuovo, uno spazio di convergenza, all’interno del quale anche la modalità di racconto della Chiesa, quella di dire la forza del Vangelo per ogni uomo e ogni donna, è chiamata a trovare ed abitare vie sempre attuali e includenti. L’opera di Alice Tomassini mostra tutto questo, allargando inoltre lo sguardo a nuove sfide e tensioni evangeliche”. Al Museo MAXXI anche i produttori del film Stefano D’Agostini, responsabile di Vatican Media, polo cinematografico e televisivo del Vaticano, e Nicola Salvi, amministratore delegato insieme a Elisabetta Sola di Officina della Comunicazione, casa di produzione bergamasca da anni braccio operativo dei progetti audiovisivi della Santa Sede. In particolare, Salvi ha dichiarato: “Non è stato un lavoro semplice raccontare il mondo del Dicastero e dei suoi media dall’interno, muovendoci in una macchina dall’attività lavorativa sempre a elevata intensità. Il valore di quest’opera viene proprio da questo elemento: lo svelare per la prima volta al pubblico, come un grande regalo, il dietro le quinte del lavoro della Chiesa nei digital e social media, di un grande team di persone”.
“Churchbook”, il film. Come si comunica la fede sui social? Qual è l’impatto su milioni di fedeli e non in tutto il mondo? Quali sono le sfide che un’istituzione plurimillenaria come la Chiesa sta affrontando? Da queste domande è partita la giovane autrice Alice Tomassini, che di “Churchbook” firma soggetto, sceneggiatura e regia. Il suo progetto è nato più di tre anni fa, da questi interrogativi, con il desiderio di realizzare un’opera che squadernasse le dinamiche di azione comunicativa della Chiesa. Come fare però se non si conosce nessuno in Vaticano? La Tomassini si è messa in gioco mail dopo mail, finché non si è imbattuta in mons. Dario E. Viganò, che le ha dato ascolto e fiducia, mettendo in moto il progetto con Vatican Media e Officina della Comunicazione. Il documentario è dunque un racconto alla scoperta dei “segreti” comunicativi della Chiesa, della sua capacità di saper cogliere il cambiamento in atto nei media e di abitarlo in maniera feconda. Nel corso della narrazione tanti gli intervistati, le figure chiave della comunicazione del Vaticano, tra cui Nataša Govekar, Alessandro Gisotti, Gregory J. Burke, Taddeus Jones e Francesco Sforza.
Il punto Sir-Cnvf. Possiede senza dubbio un taglio fresco e dinamico il doc “Churchbook”. Raccontando evoluzione e utilizzo dei social media da parte del Papa e della Santa Sede, il film di Alice Tomassini esce dal binario del racconto istituzionale, di tipo convenzionale, per attivare una narrazione assolutamente agile e brillante, ben in linea con il linguaggio della Rete. Incisivo in questo è il montaggio di Cesare Cuppone – primo operatore papale –, cui si aggiunge un’attenta valorizzazione delle belle musiche composte da Andrea Guerra.
Il documentario scorre dunque con grande ritmo e trasporto per 61 minuti. Nel corso della narrazione la regista alterna sguardi più classici, soprattutto durante le testimonianze degli esperti – passaggi però segnati da una fotografia e da una serie di inquadrature di grande eleganza e fascino –, a raccordi più emozionali o persino rock, mixando le immagini dell’archivio vaticano. Vediamo così Benedetto XVI e Francesco attraverso una carrellata di istantanee provenienti dall’archivio di Vatican Media, alcune più note (ma sempre di grande pathos), altre più ricercate o inedite (bellissime quelle in Sistina dopo l’elezione di Francesco al Soglio di Pietro, spiegate dal fotografo Francesco Sforza). È un’immagine pertanto molto bella quella della Chiesa che ci consegna il film “Churchbook”, una Chiesa protesa in uscita non solo sul territorio e verso le periferie, come indica sempre papa Francesco, ma anche lungo i sentieri digitali. Uno sguardo denso di fiducia che giunge da una regista giovane e indipendente, appunto Alice Tomassini, che rende bene l’idea di Chiesa che sa essere davvero comunità aperta e accessibile. Includente. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, poetico e adatto per dibattiti e approfondimenti in chiave educativo-pastorale.