Analisi
La Conferenza sul futuro dell’Europa, se ben concepita, potrà essere lo spazio pubblico europeo all’interno del quale costruire l’indispensabile consenso fra la dimensione della democrazia rappresentativa, che per l’Unione si identifica nel ruolo centrale dei sistemi parlamentari, e la dimensione della democrazia partecipativa che rende indispensabile un dialogo aperto, trasparente e strutturato con la società civile mediante i corpi intermedi come il Comitato economico e sociale europeo (Cese)
L’idea della presidente eletta della Commissione, Ursula von der Leyen, di voler imprimere un nuovo slancio alla democrazia europea, guidando un collegio coeso e motivato che ascolti le richieste dei cittadini, raggiungendo non solo le capitali, ma anche le regioni più remote, è senz’altro un’opportunità.
La Conferenza sul futuro dell’Europa, se ben concepita, potrà essere lo spazio pubblico europeo all’interno del quale costruire l’indispensabile consenso fra la dimensione della democrazia rappresentativa, che per l’Unione si identifica nel ruolo centrale dei sistemi parlamentari, e la dimensione della democrazia partecipativa che rende indispensabile un dialogo aperto, trasparente e strutturato con la società civile mediante i corpi intermedi come il Comitato economico e sociale europeo (Cese).
Negli ultimi anni, e soprattutto nell’ultima legislatura, c’è stata una proliferazione di iniziative, da parte della Commissione, del Parlamento e anche da parte dei Paesi membri sotto la spinta di Macron, che ha lanciato le consultazioni cittadine nel 2018.
La nuova legislatura ha il compito di mettere un po’ d’ordine nel numero crescente di consultazioni e strutturarle in maniera chiara e trasparente per dare corpo e coerenza alla democrazia partecipativa, già articolata nei trattati con l’articolo 11.
Il primo passo è senza ombra di dubbio chiarire l’obiettivo e il ruolo dei vari attori nella Conferenza sul futuro dell’Europa, che dovrà coinvolgere tutte le istituzioni europee dal 2020 al 2022. Bisogna evitare di far nascere delle aspettative che non possono essere corrisposte come è già avvenuto in passato.
Il Parlamento europeo giocherà a giusto titolo un ruolo fondamentale. Ci aspettiamo che gli europarlamentari nelle prossime settimane presentino una proposta più articolata sia nel timing che negli obiettivi.Al Cese ci rallegriamo di tanta energia e motivazione. Ma la voce dei cittadini dovrà essere ascoltata anche in questa fase preparatoria. La società civile e le autorità locali, rappresentate dal Cese e dal Comitato delle Regioni, dovranno svolgere un ruolo strutturale come già fatto in passato.
Lo scorso dicembre, insieme al presidente del Comitato delle Regioni, ho inviato alla Commissione europea, al Parlamento e al Consiglio una proposta per strutturare meglio le consultazioni e i dialoghi con i cittadini. Ci aspettiamo un vero e proprio coinvolgimento.
Che sia ben chiaro, ben venga una Conferenza sul futuro dell’Europa, ma tale iniziativa deve diventare materia organica, stabile e strutturata dei processi decisionali europei, se vogliamo veramente che i cittadini europei e le loro organizzazioni rappresentative della società civile svolgano un ruolo attivo e determinante nella costruzione del futuro della nostra Unione.
(*) presidente del Comitato economico e sociale europeo