Memorandum
Le organizzazioni che si occupano di migranti riunite nel Tavolo asilo chiedono al governo italiano di non rinnovare il Memorandum siglato nel 2017 con la Libia, altrimenti potrebbe essere confermato automaticamente per altri tre anni. L’accordo infatti finanzia i centri di detenzione per migranti e la guardia costiera libica a rischio di gravi violazioni dei diritti umani
Annullare “immediatamente” il Memorandum d’intesa con la Libia del 2017 e disporre un’evacuazione totale delle 5.000 persone rinchiuse nei centri di detenzione ufficiali. È questa la posizione del Tavolo Asilo nazionale, formato dalle maggiori organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti contenuta in una lettera aperta al Governo e al Parlamento per chiedere di stralciare il Memorandum con la Libia firmato il 2 novembre del 2017. Se il governo non interverrà per annullarlo, infatti, verrà automaticamente rinnovato per altri tre anni e, di conseguenza, lautamente finanziato. Il governo sembra abbia intenzione di prorogarlo, introducendo alcune modifiche e qualche miglioramento. L’accordo prevede il finanziamento dei centri di detenzione per migranti in Libia, la formazione della guardia costiera libica e il supporto con mezzi tecnici per riportare sulla terraferma i migranti imbarcati che tentano di raggiungere le coste europee. Tutto ciò nonostante sia stato ampiamente documentato, anche con report effettuati da parte dell’Onu, l’orrore di quanto avviene nei centri di detenzione all’interno dei quali sono attualmente rinchiusi almeno 5.000 migranti intercettati in mare. Torture, violenze, stupri e altre vessazioni. Intanto non si ferma la guerra alle Ong che effettuano salvataggi in mare, con il rischio di provocare un aumento esponenziale di morti nel Mediterraneo centrale, di gran lunga ormai la rotta più battuta dai migranti in fuga dai loro Paesi. Ad aggravare la situazione, un decreto emesso il 14 settembre scorso dal Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico che prevede un inasprimento delle procedure nei confronti delle navi umanitarie, con relativa minaccia di sequestrarle e condurle nei porti libici.
“Le conseguenze negative sono sotto gli occhi di tutti”. “Vogliamo dire al governo Conte, se vuole veramente portare discontinuità rispetto al passato, di stralciare il Memorandum”, ha affermato oggi nel corso di una conferenza stampa a Roma il presidente dell’Arci Filippo Miraglia, che ha chiesto al governo di occuparsi di più della Libia “nel promuovere però il processo di pace. L’accordo non ha fatto altro che alimentare il conflitto. Sembra di assistere ad una sorta di gioco dell’oca mortale per cui le persone vengono lasciate andare e poi riportate nei centri”.
“Rispettare i diritti umani”. È l’appello lanciato ad una sola voce da Caritas italiana, Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Migrantes, Acli, Associazione Papa Giovanni XXIII e Cnca riunite intorno al Tavolo Asilo e tra le firmatarie della lettera aperta inviate alle Istituzioni. “Dopo tutto quello cui abbiamo assistito in questi anni – ha detto al Sir Oliviero Forti, di Caritas italiana -, un protocollo di questo tipo non andrebbe rinnovato. Chiediamo quindi al governo almeno di modificarlo per garantire il rispetto dei diritti umani. A partire dall’interruzione della pratica del trasferimento dei migranti recuperati in mare nei centri di detenzione libici”. Tra le richieste delle organizzazioni, anche una missione navale europea con attività di ricerca e soccorso in mare, l’immediata evacuazione dei migranti rinchiusi nei centri di detenzione in Libia, canali regolari di ingresso e una Commissione d’inchiesta che indaghi sui diritti umani violati.
“Il nostro compito è quello di continuare a denunciare”, ha affermato il giornalista di Avvenire Nello Scavo, finito sotto scorta in seguito alle minacce ricevute a causa delle sue inchieste sui trafficanti di esseri umani, tra cui l’aver rivelato la presenza del noto trafficante di esseri umani Abd al Rahman al Milad, detto Bija, all’incontro di due anni fa a Mineo, in Italia, tra esponenti governativi italiani e libici.
Sulla stessa linea la giornalista dell’Espresso Francesca Mannocchi, che ha confermato di aver incontrato Bija alcuni giorni fa in Libia. La Mannocchi ha sottolineato il doppio binario percorso dalle istituzioni nelle trattative tra Italia e Libia: “Da una parte i tavoli ufficiali con i ministeri, dall’altra gli incontri ufficiosi con personaggi poco chiari e dotati di armi di ricatto”. “Per questo – ha ribadito – oggi possiamo dire che quel modello è fallito e che rinnovarlo sarebbe da incoscienti”.
Nel suo intervento, il giornalista della Tv Svizzera di lingua tedesca Philipp Zahn ha fatto notare che “gli altri Paesi europei si ostinano, per pura convenienza, a guardare senza fare nulla”.
Decisamente contrari al rinnovo dell’accordo anche Paolo Pezzati, di Oxfam, secondo il quale è sempre più necessario avviare “un negoziato serio e credibile con la Libia”, e Cesare Fermi, di Intersos, che opera nel nord e nel sud della Libia. “Per noi – ha detto – questo accordo è gravissimo soprattutto dal punto di vista umanitario”. Durissima la posizione di Amnesty International che, tramite il suo portavoce Riccardo Noury, ha accusato l’Italia di aver contribuito, con quell’accordo, alla violazione dei “diritti umani in terra e in mare e per di più – ha aggiunto – pagando”. “Se veramente si vogliono introdurre dei miglioramenti al Memorandum allora bisognerebbe non rinnovarlo, prendersi una pausa e negoziare con tutti gli elementi umanitari a disposizione”.