Catechesi
Due figure degli Atti degli Apostoli, Lidia e il carceriere anonimo, al centro dell’udienza di Papa Francesco, mercoledì 30 ottobre. Due storie diverse: la prima, quella di una donna che prima di essere toccata dalla “grazia” praticava la cartomanzia; l’altra, quella di uomo, un carceriere che in prigione vegliava e sorvegliava Paolo e Sila in catene per il Signore Gesù. “La luce di Cristo brilla e sconfigge le tenebre, le catene cadono e sboccia una gioia mai provata”, ha detto Francesco
“Chiediamo anche noi oggi allo Spirito Santo un cuore aperto, sensibile a Dio e ospitale verso i fratelli, come quello di Lidia, e una fede audace, come quella di Paolo e di Sila, capace di spezzare le catene, nostre e di chi ci sta accanto”. Si è conclusa con questa invocazione la catechesi di Papa Francesco pronunciata in piazza San Pietro nel corso dell’udienza generale, mercoledì 30 ottobre. Proseguendo il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul brano che racconta l’approdo della fede cristiana dalla Macedonia in Europa grazie allo spirito apostolico di Paolo e Sila. Sono tre gli episodi che Francesco ha richiamato per raccontare il soggiorno di Paolo in Macedonia: l’evangelizzazione e il battesimo della commerciante Lidia e della sua famiglia; l’arresto che subisce, insieme a Sila, dopo aver esorcizzato una schiava sfruttata dai suoi padroni e infine la conversione e il battesimo del suo carceriere e della sua famiglia. In quel contesto, Lidia emerge come donna che ha aperto il cuore a Gesù perché – ha detto il Papa – crede alle parole di Paolo e si lascia interpellare da quel “tocco delicato ma incisivo dello Spirito che opera insieme e tramite l’evangelizzatore”. È la testimonianza del primissimo approdo del cristianesimo in Europa. Lidia, infatti, accoglie Cristo ricevendo il Battesimo insieme alla sua famiglia e accoglie quelli che sono di Cristo, ospitando Paolo e Sila nella sua casa.
È “l’inizio – dice il Papa – di un processo di inculturazione che dura ancora oggi”.
Nella catechesi, il Papa ha parlato anche della schiava, che era una “indovina” e che viene esorcizzata da Paolo e Sila. “Indovinava il futuro”, commenta Francesco. “Leggeva le mani come dice la canzone, ‘prendi questa mano zingara’, e per questo la gente pagava”. Una scena che il Papa utilizza per lanciare un monito. “Anche oggi, cari fratelli e sorelle, c’è gente che paga per conoscere il futuro. Io ricordo che nella mia diocesi, in un parco molto grande, c’erano più di 60 tavolini dove seduti c’erano gli ‘indovinatori’, le ‘indovinatrici’ che leggevano la mano. E la gente purtroppo crede a queste cose e paga”.
Dopo il calore sperimentato a casa di Lidia, Paolo e Sila si trovano, dunque, a fare i conti con la durezza del carcere, per aver liberato nel nome di Gesù la “schiava che aveva uno spirito di divinazione”. Ma durante la prigionia accade un “fatto sorprendente”: un terremoto scuote le fondamenta della prigione, le porte delle celle si aprono, le catene si spezzano e avviene il miracolo del carceriere che, credendo che i prigionieri fossero tutti fuggiti, si stava per suicidare. È in quel momento di disperazione che arriva la luce di Cristo che salva. “A questo punto accade il cambiamento”, dice Francesco.
“Nel cuore della notte, il carceriere ascolta la parola del Signore insieme alla sua famiglia, accoglie gli apostoli, ne lava le piaghe e insieme ai suoi riceve il Battesimo”.
Così, ha concluso il Papa, “lo Spirito Santo sta facendo la missione: dall’inizio, da Pentecoste in poi è Lui il protagonista della missione. E ci porta avanti, occorre essere fedeli alla vocazione che lo Spirito ci muove a fare. Per portare il Vangelo”.