Previsioni d'autunno
Gli economisti di Bruxelles mettono in guardia Stati e sistemi produttivi rispetto alle crescenti “incertezze” internazionali: tensioni commerciali, la Cina rallenta, Brexit “disordinato”. Alcuni Paesi hanno spiccato il volo, con Pil oltre il 4%, altri rimangono in fondo alla classifica: Italia ultima, Germania penultima
La parola chiave è “incertezza”. Attraversa le pagine delle Previsioni economiche d’autunno, rese note giovedì 7 novembre dalla Commissione Ue. Il termine torna, come un mantra, nei commenti resi dai commissari Moscovici e Dombrovskis. “L’economia europea vive il suo settimo anno consecutivo di crescita e, secondo le previsioni, continuerà a crescere nel 2020 e nel 2021”: l’esordio mostra toni incoraggianti. “I mercati del lavoro restano solidi e la disoccupazione diminuisce”, in molti Paesi dell’Ue, ma non tutti. “Tuttavia – qui arriva la nota negativa – l’ambiente esterno è diventato molto meno favorevole e regna l’incertezza, con ripercussioni soprattutto sul settore manifatturiero, che sta anche vivendo cambiamenti strutturali”. Il commissario Pierre Moscovici (nelle foto) puntualizza: “c’è il rischio di una crescita moderata nei prossimi anni”.
Fondamentali solidi, nuovi rischi. L’economia europea “sembra avviarsi verso un periodo prolungato di crescita più contenuta e di inflazione modesta”: confermano gli esperti della Commissione. Si prevede che il prodotto interno lordo (Pil) della zona euro crescerà dell’1,1% nel 2019 e dell’1,2% nel 2020 e nel 2021. Rispetto alle previsioni del luglio 2019, le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso di 0,1 punto percentuale nel 2019 (dall’1,2%) e di 0,2 punti percentuali nel 2020 (dall’1,4%).
Per l’Ue nel suo complesso, si indica un aumento del Pil dell’1,4% nel 2019, 2020 e 2021.
“I fondamentali dell’economia comunitaria sono solidi: dopo sei anni di crescita la disoccupazione nell’Ue è al livello più basso dall’inizio del secolo e il disavanzo aggregato è inferiore all’1% del Pil. Tuttavia, la strada in salita che ci attende non ci permette di riposarci sugli allori. Dovremo utilizzare tutte le leve d’intervento per rafforzare la resilienza dell’Europa e sostenere la crescita”. Si articola il commento di Pierre Moscovici, costretto ancora una volta a segnalare che l’economia dei Paesi membri viaggia a differenti velocità.
Dazi, Cina in frenata, Brexit… La Commissione afferma che “il perdurare delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina e gli elevati livelli di incertezza sul piano politico, in particolare per quanto riguarda il commercio (dazi, ndr), hanno frenato gli investimenti, l’industria manifatturiera e gli scambi internazionali. Con una crescita del Pil globale destinata a restare modesta, la crescita in Europa dipenderà dalla forza dei settori maggiormente orientati verso il mercato interno”. Gli economisti di Bruxelles ribadiscono: “una serie di rischi potrebbe comportare una crescita inferiore rispetto a quella prevista. L’intensificarsi dell’incertezza o un aumento della tensione nelle relazioni commerciali e a livello geopolitico potrebbe rallentare la crescita, così come potrebbe agire da freno un rallentamento più marcato del previsto in Cina”. Più vicino a casa, “rappresentano un rischio l’eventualità di un Brexit disordinato e la possibilità che la debolezza del settore manifatturiero possa avere effetti di ricaduta più evidenti sui settori orientati verso il mercato interno”.
Italia: debito e disoccupazione. Le previsioni della Commissione dipingono un quadro particolarmente fosco per l’Italia. Fanalino di coda un Europa, l’Italia mostra una crescita del Pil per il 2019 allo 0,1%, risalendo, di poco, nel prossimo anno (0,4) e nel 2021 (0,7). Quanto al deficit, dovrebbe attestarsi al 2,2% nel 2020 e al 2,3 nel prossimo anno. La disoccupazione è inchiodata al 10,0% nei tre anni, mentre lievita incessantemente il debito: 136,2% quest’anno, 136,8 nel 2020 e 137,4 nel 2021. Il giudizio della Commissione è chiaro: “L’economia italiana è in stallo dall’inizio del 2018 e ancora non mostra segnali significativi di ripresa”. Tra le misure che fanno aumentare il debito, la Commissione punta il dito su Reddito di cittadinanza e Quota 100 (pensioni). Per l’Irlanda invece si indica una crescita record: 5,6% nel 2019, seguita da Malta (5,0%). Ottime le performance di quasi tutti i Paesi dell’est: Ungheria 4,6%, Polonia e Romania 4,1, Bulgaria 3,6, Lituania 3,8%. La Germania è quest’anno penultima in Europa, con un Pil stimato allo 0,4%, per poi risalire nei prossimi due anni all’1,0%.
La prudente ricetta di Dombrovskis. “L’economia europea si è finora dimostrata resiliente in un ambiente esterno meno favorevole: prosegue la crescita economica, la creazione di posti di lavoro è vigorosa e la domanda interna robusta. Potremmo tuttavia trovarci in futuro in situazioni difficili:
abbiamo davanti un periodo di grande incertezza
dovuto ai conflitti commerciali, alle crescenti tensioni geopolitiche, alla persistente debolezza del settore manifatturiero e al Brexit”. Anche il commento di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione e responsabile per l’euro, appare preoccupato. “Esorto, da una parte, tutti i Paesi dell’Ue – dice – con livelli elevati di debito pubblico a perseguire politiche di bilancio prudenti e a intraprendere un percorso di riduzione del livello del debito”: il messaggio è primariamente diretto a Roma. “Dall’altra parte, invito gli Stati membri che dispongono di margini di bilancio a utilizzarli fin d’ora”.