Società
Gli episodi di razzismo accaduti la scorsa settimana in due differenti campi di calcio (a Verona contro Mario Balotelli e in Brianza in una partita della categoria Pulcini con una donna che ha insultato un piccolo calciatore di colore) dovrebbero essere condannati senza se e senza ma. Ogni tentativo di distinguo indebolisce quello che dovrebbe essere un fronte unico e trasversale alle forze politiche contro il razzismo, l’antisemitismo, l’odio e la violenza.
Gli episodi di razzismo accaduti la scorsa settimana in due differenti campi di calcio (a Verona contro Mario Balotelli e in Brianza in una partita della categoria Pulcini con una donna che ha insultato un piccolo calciatore di colore) dovrebbero essere condannati senza se e senza ma. Ogni tentativo di distinguo indebolisce quello che dovrebbe essere un fronte unico e trasversale alle forze politiche contro il razzismo, l’antisemitismo, l’odio e la violenza.
Da tempo e da più parti si segnala che nel nostro Paese sono in crescita i casi di discriminazione in base al colore della pelle, della religione, dell’orientamento sessuale. Recentemente Fiamma Nirenstein, scrittrice e giornalista ebrea, già parlamentare con il Centrodestra, in un’intervista a Zapping (trasmissione radiofonica sul Gr1 condotta da Giancarlo Loquenzi), si diceva favorevole alla Commissione sull’antisemitismo e contro il razzismo proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre perché ogni tentativo che va in questa direzione è positivo soprattutto a fronte di quella che ha definito la preoccupante crescita di casi di antisemitismo in Europa.
Ora sappiamo che l’antisemitismo è cosa diversa dal razzismo e da altre forme di discriminazione, ma alla base c’è un comune sentimento di odio che purtroppo non è più una eccezione anche nel nostro Paese. Quel che è più grave è che oggi siamo al punto in cui un certo linguaggio è stato sdoganato e c’è chi non teme di dare un fondamento teorico a certe posizioni che dovrebbero apparire semplicemente folli. È quello che abbiamo sentito dire all’ultras veronese Luca Castellini che ha affermato che per il suo colore della pelle “Balotelli non potrà mai essere del tutto italiano”. Il tifo ultrà calcistico, non da oggi, è un incubatore di razzismo e odio e, non è un caso, che negli ultimi mesi siano state scoperte chiare infiltrazioni della malavita organizzata capace di condizionare le singole società calcistiche. Su questo versante le responsabilità sono diverse ed è il momento che venga bloccata qualsiasi tipo di connivenza con il tifo estremo. Il messaggio dovrebbe essere chiaro e netto, senza lasciare spazio a dubbi. Ci sono manifestazioni di razzismo e di antisemitismo tanto di destra che di sinistra. Per questo sarebbe auspicabile un solo sentire e un solo dire di fronte a questi episodi intollerabili. È quel “convergere” che aveva auspicato il Segretario di Stato Parolin di fronte alla Commissione Segre.
Invece anche questa volta tanti, troppi distinguo. Recentemente a un parlamentare ebreo che stava intervenendo in aula, un collega ha gridato, con chiaro intendimento spregiativo, “sionista”. Ci sono dei settori sociali e politici che accettano senza problemi queste posizioni. I sondaggi hanno dimostrato che questo non intacca il loro consenso.
C’è chi, come il sindaco di Verona Sboarina minimizza l’accaduto e parla di esagerazioni. Su questo versante va riconosciuto che non sempre è facile avere la certezza della realtà, ma di fronte ai rischi che certe derive portano con sé e ai ripetuti segnali che ci sono in questa direzione è senza dubbio meglio sbagliare per eccesso di preoccupazione che un domani doversi dolere di fronte all’aggravarsi di certe situazioni, accorgendosi che non eravamo stati abbastanza vigili e avevamo sottovalutato i rischi.
Le diverse forme di discriminazioni sono un veleno che non si può mai accettare o far finta che sia innocuo. Per questo occorre rafforzare gli anticorpi e alimentare un’azione preventiva. Farlo dopo, potrebbe essere troppo tardi.
(*) direttore de “La Voce dei Berici” (Vicenza)