Terra e lavoro
In occasione della 69ª Giornata nazionale del Ringraziamento con Veronica Barbati, delegata nazionale di Coldiretti Giovani impresa, riflettiamo sul “cambiamento epocale” che sta toccando uno dei mestieri più antichi del mondo: quello dell’agricoltore, che grazie all’apporto creativo e innovatore dei giovani diventa una risorsa per l’Italia. “Vogliamo promuovere una dimensione in cui si parla non solo degli individui, ma anche della collettività ritornando all’idea centrale che la società deve essere organizzata intorno alla vita delle persone”, spiega Veronica
Domenica 10 novembre si celebra la 69ª Giornata nazionale del Ringraziamento. “Dalla terra e dal lavoro: pane per la vita” è il titolo del Messaggio dei vescovi italiani. Terra che è diventata nuova fonte di vita e di speranza per tanti giovani. È in atto, infatti, un cambiamento epocale: il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite, a partire da quelle delle regioni del Sud.
Secondo un’analisi della Coldiretti su dati Infocamere,
nei primi sei mesi del 2019 sono oltre 55mila le imprese agricole condotte da under 35,
con l’Italia che si pone al vertice dell’Unione europea per giovani agricoltori. Una presenza che ha di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna, dove il 70% delle imprese giovani opera in attività che vanno dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasili, ma anche attività ricreative, agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, sistemazione di parchi, giardini, strade, agribenessere e cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Senza dimenticare l’impegno a difesa della biodiversità con il 25% degli “agricoltori custodi” che hanno salvato 311 prodotti e razze animali dal rischio di estinzione grazie ai sigilli di Campagna Amica.
“Le aziende agricole dei giovani hanno una superficie superiore alla media di oltre il 54%, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più”, ricorda Veronica Barbati, delegata nazionale di Coldiretti Giovani impresa. Trent’anni, Veronica ha un’azienda agricola multifunzionale a Roccabascerana, in provincia di Avellino. “Negli ultimi tempi – afferma –
l’agricoltura è l’unico settore che offre ai giovani delle opportunità, perché è un mondo aperto, dove realizzare i propri sogni.
La multifunzionalità in agricoltura è un’esperienza che sta avendo grandissime evoluzioni, soprattutto grazie alla creatività dei giovani che innovano un mondo tradizionale riprendendo dal passato tecniche produttive ma in chiave moderna”. Ogni anno Coldiretti Giovani impresa promuove il premio “Oscar green”, che “punta a valorizzare il lavoro di tanti giovani con idee innovative per un’agricoltura sana”. In questo ritorno alla terra “ci sono sicuramente agricoltori di seconda o terza generazione, ma sempre di più ci sono nuovi giovani, che, pur venendo da contesti sociali e lavorativi completamente diversi, hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione. Questo porta nuove energie, nuove idee, un nuovo modo di concepire l’agricoltura; l’approccio diventa sempre più imprenditoriale”. Secondo una analisi della Coldiretti/Ixè, tra queste new entry giovanili nelle campagne, ben la metà è laureata, il 57% ha apportato innovazione, ma soprattutto il 74% è orgoglioso del lavoro fatto e il 78% è più contento di prima. Rilevante tra i giovani imprenditori la presenza femminile che sfiora un terzo del totale (32%).
Veronica sottolinea anche un altro aspetto: “Il mondo agricolo è centrale in un percorso verso uno sviluppo sostenibile come richiesto dagli obiettivi dell’Agenda 2030”. E
“la sostenibilità fa bene alle aziende e ai territori.
Basti pensare allo spopolamento che affligge tante aree interne del nostro Paese con problemi grandi per chi resta, specialmente gli anziani e le fasce più deboli. La presenza di un’azienda in un contesto rurale è la garanzia di avere una sentinella che si prende cura di quel territorio. Bisogna, quindi, sostenere chi ha il coraggio di scommettere sulla terra per il benessere proprio e della comunità. Il ritorno dei giovani all’agricoltura, infatti, non è un’opportunità solo per loro stessi, ma anche per la collettività. Le aziende agricole gestite da giovani garantiscono un 50% in più di occupati, che significa ulteriori giovani che potranno restare a vivere nei loro territori. Infatti, quanto più l’agricoltura è votata a meccanismi virtuosi, all’economia circolare, all’innovazione e alla digitalizzazione – la cosiddetta agricoltura di precisione -, sempre più deve dotarsi di figure altamente specializzate”.
I giovani di Coldiretti hanno accolto con grandissimo entusiasmo l’appello di Papa Francesco per “The Economy of Francesco”:
“Il Pontefice ci richiama a un’economia dell’anima.
In un momento così delicato dal punto di vista sociale, economico e politico è fondamentale ritornare alla centralità della persona. Noi vogliamo promuovere una dimensione in cui si parla non solo degli individui, ma anche della collettività ritornando all’idea centrale che la società deve essere organizzata intorno alla vita delle persone”. Tra le iniziative dei giovani di Coldiretti, il Villaggio delle Idee, un percorso in tappe avviato nel 2017 per discutere insieme dell’agricoltura del futuro tra tradizione e innovazione: “Nei vari appuntamenti abbiamo parlato di sostenibilità, migrazioni, disintermediazione, economia circolare, Agenda 2030 e abbiamo messo a punto progetti che guardano tutti al bene comune. Il fatto che ci siano giovani imprenditori agricoli che ritengono fondamentale il benessere della collettività è il più grande messaggio di speranza che il nostro Paese possa accogliere”.