Editoriale

Una lotta per l’umanità

Una lotta per l’umanità Forse ricordiamo l’affermazione di Chico Mendes: “All’inizio pensai che stavo combattendo per salvare gli alberi della gomma, poi ho pensato che stavo combattendo per salvare la foresta pluviale dell’Amazzonia. Ora capisco che sto lottando per l’umanità”. Chico nasce e cresce in una famiglia di seringueiros, raccoglitori di caucciù che vivevano nella foresta con la raccolta di lattice e noci. Divenne un sindacalista e un difensore di quel luogo. Venne assassinato il 22 dicembre 1988 sull’uscio di casa sua. Padre Claudio Avallone dei Servi di Maria fu suo amico e collaboratore: anche lui ha vissuto una lunga e intensa esperienza missionaria nel profondo dell’Amazzonia, in Acre, la stessa regione di Chico

Una lotta per l’umanità Forse ricordiamo l’affermazione di Chico Mendes: “All’inizio pensai che stavo combattendo per salvare gli alberi della gomma, poi ho pensato che stavo combattendo per salvare la foresta pluviale dell’Amazzonia. Ora capisco che sto lottando per l’umanità”. Chico nasce e cresce in una famiglia di seringueiros, raccoglitori di caucciù che vivevano nella foresta con la raccolta di lattice e noci. Divenne un sindacalista e un difensore di quel luogo. Venne assassinato il 22 dicembre 1988 sull’uscio di casa sua. Padre Claudio Avallone dei Servi di Maria fu suo amico e collaboratore: anche lui ha vissuto una lunga e intensa esperienza missionaria nel profondo dell’Amazzonia, in Acre, la stessa regione di Chico. Ne parlò a Samarcanda, una trasmissione televisiva, da cui ascoltammo le vicissitudini di quella gente forse per la prima volta. Dalle testimonianze di queste persone abbiamo imparato che sin dagli anni ’70 viene perpetrato lo sfruttamento dell’Amazzonia, con i disboscamenti avviati dai latifondisti del Sud. Lo spirito di sfruttamento della foresta amazzonica, senza tante attenzioni alle popolazioni che la abitano e ci vivono o al cosiddetto polmone del mondo, è ora proposto da Jair Bolsonaro, anche lui avversario delle Ong. Egli si mette sulla stessa linea con chi, già in passato, aveva aggredito la foresta amazzonica, senza scrupoli per la popolazione. In tredici anni (2003-2016) sono stati uccisi più di mille indigeni, forse da cercatori d’oro o da taglialegna, e si è impoverita la biodiversità là presente. Fin dall’inizio della conquista, l’oro fu il movente di crudeltà degli spagnoli verso gli indios. Si narra di un capo indio che aveva un piccolo canestro pieno di gioielli d’oro e diceva “Festeggiamolo, il dio degli spagnoli, chissà che non lo si contenti, così ordinerà ai cristiani di non farci del male”. In questi giorni è uscito il documento finale del Sinodo sull’Amazzonia, che tanto ha fatto discutere per la proposta particolare di consacrare presbiteri uomini sposati. Il prurito tipico delle nostre culture al tramonto ha dato un grosso rilievo a questa proposta e ha dimenticato che lo scopo principale è di inculturare il Vangelo. Questo significa rendere concreta la scelta dei poveri, la difesa dei deboli, con la chiara affermazione che difendere i poveri e l’ambiente è la stessa cosa, è la difesa dell’umanità. È questo il senso delle affermazioni di papa Francesco, quando identifica la difesa della Casa Comune come difesa dei poveri.

(*) direttore de “Il Momento” (Forlì)