Piazza San Pietro
L’udienza di oggi, pronunciata dal Papa in piazza San Pietro davanti a 14mila persone – con un prologo in Aula Paolo VI per salutare gli ammalati – è cominciata con il monito a non perseguitare i nostri “fratelli” ebrei e terminata con un appello per il Burkina Faso e l’invito a pregare per il viaggio imminente in Thailandia e Giappone. Aquila e Priscilla, “modello” delle coppie cristiane. I laici sono l'”humus” della fede
Perseguitare gli ebrei “non è né umano né cristiano”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, pronunciata davanti a 14mila persone – con un prologo in Aula Paolo VI per salutare gli ammalati – e dedicata alle figure di Aquila e Priscilla, coppia di sposi cristiani collaboratori dell’apostolo Paolo, costretti a trasferirsi da Roma a Corinto dopo che l’imperatore Claudio aveva ordinato l’espulsione dei giudei. “Il popolo ha sofferto tanto nella storia – ha commentato a braccio Francesco: “È stato cacciato via, perseguitato, e nel secolo scorso abbiamo visto tante brutalità che hanno fatto col popolo ebreo, e tutti eravamo convinti che questo fosse finito”. “Ma oggi incomincia a rinascere l’abitudine di perseguitare gli ebrei”, il grido d’allarme fuori testo del Papa, che purtroppo ha il sapore dell’ attualità: “Fratelli e sorelle, questo non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri e non vanno perseguitati”. Al termine dell’appuntamento del mercoledì, un appello per il Burkina Faso e l’invito a pregare per l’imminente viaggio apostolico in Thailandia e Giappone.
“Anche oggi in alcuni Paesi dove non c’è la libertà religiosa e non c’è la libertà dei cristiani, i cristiani si radunano in una casa un po’ nascosti per pregare e celebrare l’Eucaristia. Anche oggi ci sono queste famiglie che diventano un tempio per l’Eucaristia”.
Con queste parole a braccio il Papa attualizza la lezione di Aquila e Priscilla, che una volta rientrati a Roma “saranno destinatari di uno splendido elogio”. “Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù”, scrive infatti Paolo nella Lettera ai Romani: ‘Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa, e a loro non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese del mondo pagano’”.
“Quante famiglie in tempo di persecuzione rischiano la testa per mantenere nascosti i perseguitati!”,
esclama il Papa ancora fuori testo: “Questo è il primo esempio: l’accoglienza familiare, anche nei momenti brutti”. La casa di Aquila e Priscilla, costruttori di tende come San Paolo, apre così le porte non solo all’apostolo ma anche ai fratelli e alle sorelle in Cristo, diventando una “domus ecclesiae”, “un luogo di ascolto della Parola di Dio e di celebrazione dell’Eucaristia”.
“Tra i numerosi collaboratori di Paolo, Aquila e Priscilla emergono come modelli di una vita coniugale responsabilmente impegnata a servizio di tutta la comunità cristiana e ci ricordano che, grazie alla fede e all’impegno nell’evangelizzazione di tanti laici come loro, il cristianesimo è giunto fino a noi”. La conclusione dell’udienza è dedicato al ruolo fondamentale dei laici nell’evangelizzazione.
“Pensate che il cristianesimo dall’inizio è stato predicato dai laici”,
l’invito a braccio: “Voi siete responsabili, per il vostro battesimo, di portare avanti la fede. Era l’impegno di tante famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane, di fedeli laici che hanno offerto l’‘humus’ alla crescita della fede”. “È bella questa frase di Papa Benedetto”, dice Francesco ancora fuori testo citando il suo predecessore:
“I laici danno l’humus alla crescita della fede”.
Francesco ha proseguito: “Chiediamo al Padre, che ha scelto di fare degli sposi la sua ‘vera scultura vivente’ – credo che qui ci siano i nuovi sposi. Ci sono? Ce ne sono, lì? Eccoli! Ascoltate voi la vostra vocazione: voi dovete essere la vera scultura vivente – di effondere il suo Spirito su tutte le coppie cristiane perché, sull’esempio di Aquila e Priscilla, sappiano aprire le porte dei loro cuori a Cristo e ai fratelli e trasformino le loro case in chiese domestiche”. “Bella parola”, ha detto il Papa concludendo la catechesi a braccio: “Una casa è una chiesa domestica, dove vivere la comunione e offrire il culto della vita vissuta con fede, speranza e carità. Dobbiamo pregare questi due santi, perché ci insegnino nella nostra famiglia a essere come loro: una chiesa domestica, dove c’è l’humus perché la fede cresca”.