Seconda edizione
È stata un successo anche questa seconda edizione dell’Open day, promosso in due date il 9 e il 16 novembre, a ridosso della Giornata mondiale del povero, per mostrare che anche di solitudine e abbandono si può morire. Incontri con i giovani, le parrocchie, i gruppi, visite delle istituzioni, momenti di convivialità, visite guidate alle strutture: questi alcuni degli appuntamenti organizzati in tutta Italia e anche in Brasile, per quanto riguarda la Comunità Papa Giovanni XXIII
Vincere la solitudine, l’abbandono e l’invisibilità e offrire, allo stesso tempo, un modo concreto per essere Chiesa in uscita attraverso esperienze di volontariato. In sintesi potrebbe essere questo, nella parole di don Armando Zappolini, il senso del 2° Open day, promosso intorno a sabato 9 e 16 novembre dalle organizzazioni che aderiscono al Tavolo ecclesiale dipendenze (Ted): Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Casa dei Giovani, Compagnia delle Opere-Opere sociali, Comunità Emmanuel, Comunità di Sant’Egidio, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), Salesiani per il sociale-Federazione Scs/Cnos, in collaborazione con la Caritas italiana. “Vivere la relazione per motivare la speranza” è stato lo slogan dell’edizione di quest’anno. Don Armando è stato tra i promotori del Tavolo ecclesiale dipendenze.
“È stato molto bello organizzare il nostro secondo Open day affiancandolo alla terza Giornata mondiale dei poveri – dice il sacerdote -. È stata un’idea indovinata e abbiamo avuto un riscontro positivo: infatti, la povertà, tra i suoi vari volti, assume anche quello della solitudine e dell’abbandono. Molte delle nostre organizzazioni hanno anche progetti internazionali, quindi sappiamo cosa vuol dire la povertà intesa come fame e altre povertà che sono devastanti. Ma nei nostri paesi c’è una povertà che uccide lo stesso: quella della gente sola e abbandonata”. Le iniziative promosse per questa seconda edizione dell’Open day sono state svariate: “Ci sono state comunità che hanno ricevuto visite delle Istituzioni, altre che hanno organizzato incontri con giovani, scuole, parrocchie; spettacoli teatrali; visite guidate alle strutture; momenti di convivialità a vantaggio dei più poveri ma anche rivolte ai giovani, perché, secondo noi, una delle emergenze del nostro tempo è anche l’abbandono educativo”. Lo slogan di questo secondo Open day, ricorda don Zappolini, “ha puntato proprio sull’importanza della relazione per riaccendere la speranza: molte volte l’incontro, la persona che ti ascolta e che ti offre un’occasione per non essere invisibile davvero riaccende una speranza anche nelle solitudini più grandi. Su questo aspetto abbiamo voluto richiamare l’attenzione per l’edizione 2019”. Ed “è bello – prosegue don Armando – che una volta all’anno strutture e gruppi, che sono più abituati a vivere con discrezione e con rispetto le situazioni di fatica delle persone che accompagnano in un cammino di recupero, si aprano al territorio per farsi conoscere. D’altra parte, il Tavolo ecclesiale dipendenze è stato costituito proprio per dare l’occasione alla comunità cristiana di conoscere le potenzialità offerte dai nostri servizi che possiamo condividere con le parrocchie, i gruppi”.
“C’è stato un fiorire di esperienze: gli appuntamenti organizzati, dalla Sicilia passando per la Romagna e fino al Trentino e persino in Brasile, per quanto riguarda la Comunità Papa Giovanni XXIII”, intorno al 9 e al 16 novembre per l’Open day “sono stati molto partecipati, malgrado il tempo inclemente in alcune regioni. Magari, qualche evento pensato all’aperto è stato spostato nelle strutture interne. C’è molta soddisfazione per chi ha aperto le porte della propria comunità: le persone vengono e scoprono un mondo di cui non sapevano l’esistenza”. Perciò, “gli Open day non restano un evento a sé: permettono ai territori di conoscere quel determinato servizio e questo va a beneficio non solo di chi ha bisogno e sa a chi rivolgersi, ma di tutti.
Si creano legami che si traducono anche in esperienze di volontariato”.
Don Zappolini ricorda che “il Tavolo ecclesiale dipendenze organizza, oltre all’Open day, anche un momento di confronto e riflessione a giugno, a ridosso della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe. Il tema di quest’anno è stato proprio sulla speranza, messaggio che abbiamo cercato di portare sul territorio attraverso l’Open day. Sul sito c’è la mappa dell’Italia con l’indicazione di tutti i luoghi dove è stata organizzata un’iniziativa per invitare tutti a unirsi a noi per costruire un mondo più giusto e solidale. Un messaggio rivolto soprattutto ai cristiani per vivere nella concretezza la Chiesa in uscita come ci indica Papa Francesco, magari facendo solo due passi dalla propria casa o parrocchia. Io sono parroco di una piccola chiesa, ma quando facciamo le processioni è come se attraversassimo la vita della gente, con un simbolo, una presenza. Non ci imponiamo a nessuno ma mostriamo che ci siamo.
È una sorta di processione laica che attraversa i nostri mondi: mentre i santi tornano in chiesa, gli altri si accorgono che ci siamo”.
Così è “l’Open day che vuole anche aiutare a superare pregiudizi e preconcetti, che è il male del nostro tempo: quando la storia la vivi ti accorgi che ha un altro sapore. Anche con i ragazzi la prevenzione più efficace è quella di far vivere esperienze, mentre con le lezioni, le raccomandazioni e le prediche i cuori non si raggiungono”.
Il “Tavolo ecclesiale dipendenze” nasce nel 2014 per rispondere all’“esigenza di costruire un luogo di confronto permanente per condividere le diverse sensibilità e i molteplici percorsi evolutivi maturati nel contrasto alle dipendenze, all’interno della comunità cristiana e insieme agli organismi pastorali della Conferenza episcopale italiana, non solo per rinsaldare dei legami, ma per avviare percorsi che promuovano la diffusione di conoscenze, competenze e sensibilità come patrimonio comune delle Chiese locali”.