Crisi
Altro che fantasma che si aggira per l’Europa, oggi si aggira per l’intero globo. In America latina sono in subbuglio, con sussulti e impennate: il Venezuela, la Bolivia, l’Ecuador e il Cile. Un po’ ovunque c’è fermento…
Altro che fantasma che si aggira per l’Europa, oggi si aggira per l’intero globo. In America latina sono in subbuglio, con sussulti e impennate: il Venezuela, la Bolivia, l’Ecuador e il Cile. Un po’ ovunque c’è fermento, mentre i nativi si ribellano a situazioni di esclusione sociale. Ci sono moti in Algeria, Sudan, Mali e nel corno d’Africa. In Medio Oriente c’è un mix esplosivo di orgoglio etnico e di identità religiosa. C’è uno stato belligerante fra Israele e Palestina, disordini in Siria, in Iraq e Iran, in Jemen e sottotraccia c’è l’Isis, che continua a spaventare. Chissà quante altre situazioni vivono momenti di fermento con l’Arabia Saudita, sostenuta dagli States, che non favorisce certamente la pace. In Usa ci si sta preparando all’Impeachment per il presidente. Più scaltro è Putin che mira, sostenendo i nostri sovranismi, ad un’egemonia sull’Europa. In luoghi distanti tra loro si sono alzati contemporaneamente moti di protesta popolare, suscitati dal disagio sociale. Ci sono elementi comuni fra queste ribellioni popolari, a prescindere dalle differenze tra le singole manifestazioni? Le crisi globali che si ripetono non fanno che accrescere le distanze fra i pochi ricchissimi e i molti poveri e impoveriti. È in atto un cambiamento dell’intero sistema economico, di cui non si intravvede l’esito finale. La tentazione, in una situazione complessa e conflittuale, è quella della semplificazione e dell’estremizzazione. Questo è vero in Cile come nei Paesi europei. In Italia c’è una destra neonazionalista che vuole dare sicurezza alla gente proponendo la chiusura dei confini con nuovi muri, proprio ora che festeggiamo la caduta di quello di Berlino; una destra che guarda sempre più alle estreme senza disdegnare appoggi ricevuti da chi fa il saluto romano. Questo può servire per conquistare consenso, ma non per governare. Una lezione per tutti coloro che si occupano di politica, però, la nuova Lega la dà. Ha ascoltato il disagio e il malcontento, quello che una volta faceva la sinistra. In questo spazio, forse, può prendere corpo un progetto etico culturale, che superi la riduzione della politica a dibattito su immigrazione, tasse, autonomie regionali. Un progetto che abbia un’idea fondata sul binomio libertà-giustizia, sulla dignità della persona e dei suoi diritti-doveri, che non abbia paura di affrontare i disagi con misure di governo efficaci, senza ridursi a denunciare solo gli errori degli altri. Il fermento presente nel mondo cattolico sembra mirare a questo: non a rifondare una Dc, legata ad altre esperienze storicamente chiuse.
(*) direttore de “Il Momento” (Forlì)