Terremoto
Esistono esempi di ricostruzione virtuosa, autonoma e consapevole, come dimostra la storia di Collespada, una piccola e antica frazione situata nel cuore dei Monti della Laga, nei pressi di Accumoli
Nei territori colpiti dal sisma, parlare di ricostruzione è ancora estremamente delicato. Un processo che, a oltre tre anni dal sisma, incontra ancora numerosi ostacoli. Tuttavia esistono anche esempi di ricostruzione virtuosa, autonoma e consapevole, come dimostra la storia di Collespada, una piccola e antica frazione situata nel cuore dei Monti della Laga, nei pressi di Accumoli.
“Già la mattina del 24 agosto 2016, subito dopo il terremoto, mi sono attivata per cercare uno studio di progettazione, perché avevo capito che le case non sarebbero più potute essere abitate” ha spiegato Roberta Giacobetti, una dei due portavoce del progetto adottato dal paese.
“Tre giorni dopo, il 27 agosto, ci avevano già raggiunto gli esperti dello studio Arking, i quali dopo aver svolto i primi rilievi, hanno dichiarato l’inagibilità delle strutture: quindi, siamo stati obbligati a lasciare le nostre abitazioni. Tuttavia, mi sono prodigata molto affinché tutti fossimo uniti nell’obiettivo di cercare un progetto comune”.
E la condivisione d’intenti, soprattutto in circostanze così dolorose, spesso risulta ancor più difficile: “Abbiamo litigato e discusso molto, e animatamente. Ma poi, in seguito a una serie di riunioni, abbiamo finalmente firmato tutti, ripromettendoci con convinzione di mettere da parte le diatribe. E anche i più ostici hanno infatti capito che solo con l’unione saremo potuti tornare a vivere a Collespada”.
Nasce così, all’insegna della cooperazione, il progetto di ricostruzione della frazione, totalmente supportato anche dalla CNA di Rieti.
“Le prossime tappe – prosegue Roberta – saranno gli abbattimenti delle case lesionate, e dunque l’inizio agli scavi per le infrastrutture, che dovrebbero partire nel corso del periodo autunnale. La tempistica non sarà breve: gli scavi dovrebbero essere eseguiti in 120 giorni, mentre la ditta che vincerà l’appalto ci dovrà garantire un periodo di ricostruzione non superiore ai 24 mesi. La cosa essenziale, però, è che la ditta ci riconsegni Collespada per intero e tutto alla stesso momento, altrimenti si creerebbero discrepanze e disuguaglianze che non vogliamo”.
Oggi Collespada è una frazione completamente disabitata: più del 70% delle case è distrutto o inagibile. E la mancanze dei riferimenti abituali si fa sentire, soprattutto nell’animo delle persone più anziane che, a partire dall’estate, vi si trasferivano. “Che bello vivere in questo territorio”, racconta Alberto con malinconia. “La sera, affacciati alla finestra, riuscivamo a sentire la musica degli organetti che risuonava in tutta la valle”.
“Quando perdi le tue radici, ti manca la terra sotto ai piedi”, spiega Roberta, senza però mai dimenticare la fortuna di essere ancora viva. Collespada infatti non ha contato vittime, e proprio per questo si è sentita maggiormente tra la popolazione la spinta a ringraziare il destino, andare avanti per ricostruire e mettere subito in atto qualcosa di concreto, “con il cuore e l’anima, per avviare il punto d’inizio che ci ha portati fino a qui”.
Roberta vuole lanciare un appello che si rivolge a tutte le popolazioni colpite dal sisma. “Il nostro può essere un esempio generale, perché la ricostruzione deve estendersi a tutte le zone terremotate. Anche se si ricostruisce solo Collespada, si tratta di una ricostruzione fatta solo in parte. Perciò mi auguro che anche gli abitanti degli altri paesi abbandonino le asce di guerra in virtù di una rinascita comune”.
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