Maltempo

Maree eccezionali

Proprio mentre chiudevamo la precedente edizione del nostro settimanale si consumava il dramma che ha coinvolto, oltre a Venezia, gran parte del nostro territorio diocesano, quello affacciato alla laguna o lungo il litorale fino al Delta del Po. L’alta marea record della notte tra martedì e mercoledì ha invaso tutta la nostra città (anche la sede del nostro giornale…), e, soprattutto, in modo inatteso e fatale (perché il sistema di protezione aveva sempre funzionato da 30 anni) l’isola di Pellestrina, creando sconvolgimento e desolazione

Proprio mentre chiudevamo la precedente edizione del nostro settimanale si consumava il dramma che ha coinvolto, oltre a Venezia, gran parte del nostro territorio diocesano, quello affacciato alla laguna o lungo il litorale fino al Delta del Po. L’alta marea record della notte tra martedì e mercoledì ha invaso tutta la nostra città (anche la sede del nostro giornale…), e, soprattutto, in modo inatteso e fatale (perché il sistema di protezione aveva sempre funzionato da 30 anni) l’isola di Pellestrina, creando sconvolgimento e desolazione. Non sono state risparmiate dalla conseguente violenta mareggiata le spiagge di Sottomarina e Isola Verde, come pure quelle di Rosolina Mare e giù giù fino a Barricata e Boccasette; e anche qui, soprattutto, la Sacca di Scardovari, dove la violenza del mare ha distrutto gran parte delle cavane, punto di forza della classe peschereccia locale, ora rimasta priva delle attrezzature di lavoro. La solidarietà non si è fatta attendere e si è espressa in vari modi e a vari livelli. A cominciare dalle autorità locali, regionali e nazionali – la cui presenza ha recato conforto alle popolazioni colpite, assicurandole di un fattivo interessamento. Molto significativa e apprezzata anche la visita e vicinanza del vescovo diocesano nelle zone più colpite: il suo appello è giunto propizio e gradito da tutti, come invito alla necessaria collaborazione e generosità. Ora si tratta – specialmente per quanti hanno perso tutto o molto delle proprie cose, oltre che essere colpiti intimamente da un’angoscia profonda – di riprendere con coraggio la vita quotidiana, recuperando serenità e ricostruendo o risistemando quanto più possibile, con l’aiuto pubblico (ma per questo bisognerà attendere le necessarie formalità…) e privato (questo si è già manifestato, ma ha bisogno anche di essere coordinato). L’evento davvero eccezionale, che si è poi protratto con una serie straordinaria e impensabile di picchi di marea altissima, ha sollevato anche le inevitabili questioni legate alla prevenzione e alla tutela effettiva dei beni e delle persone in una fascia così delicata e fragile di territorio come si rivelano essere sempre più la laguna e il litorale. Se il cosiddetto baby-Mose ha salvato e salva Chioggia dalle innumerevoli acque alte che caratterizzavano la vita della città prima della sua entrata in funzione, ma – evidentemente – per le maree più sostenute resta in attesa del suo “fratello maggiore” che continua a tardare, è proprio questa del completamento del Mose la questione più grave ed urgente. Il quale pure tuttavia – già si intuisce – non basterà! Il gioiello di Venezia (con la sua Basilica, di cui è preoccupato primo procuratore proprio il chioggiotto C.A. Tesserin…) e i gioielli delle altre isole, Chioggia compresa; come pure le grandi estensioni litoranee della nostra diocesi, hanno bisogno di una cura costante e attenta. La lezione che ci viene, se da una parte è quella della nostra fragilità, che può diventare impotenza di fronte ad eventi insormontabili, dall’altra è l’urgenza di evitare sempre, rispettando l’ambiente, tutto ciò che può peggiorare le cose.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)