Rapporto

Caritas: i numeri della povertà a Roma. Mons. Palmieri: “Nei nostri quartieri prevale il timore dell’altro e non si tiene conto del bene comune”

Al centro della conferenza i dati sui nuovi poveri che affollano la capitale e sulle esigenze che anno dopo anno vanno definendosi come contraccolpo della crisi del 2008, di cui ancora oggi si contano i danni. Dal rapporto emerge una nuova tipologia di poveri definiti “equilibristi della povertà”, persone che hanno un reddito sufficiente a pagare un affitto o anche un mutuo, ma che riescono a malapena a pagarsi di che mangiare o le utenze. Questa situazione vulnerabile li fa camminare costantemente su un crinale, in cui possono cadere nella povertà assoluta al presentarsi del minimo imprevisto

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Al via questa mattina nella sala Ugo Poletti del Vicariato, la terza edizione del rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”. Al centro della conferenza i dati sui nuovi poveri che affollano la capitale e sulle esigenze che anno dopo anno vanno definendosi come contraccolpo della crisi del 2008, di cui ancora oggi si contano i danni. Dal rapporto emerge una nuova tipologia di poveri definiti “equilibristi della povertà”, persone che hanno un reddito sufficiente a pagare un affitto o anche un mutuo, ma che riescono a malapena a pagarsi di che mangiare o le utenze. Questa situazione vulnerabile li fa camminare costantemente su un crinale, in cui possono cadere nella povertà assoluta al presentarsi del minimo imprevisto.

“Roma è una città dove un rapporto come questo rischia di cadere nel vuoto ed è proprio quello che non vorremmo”. A parlare è mons. Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare delegato per la Carità, per la Pastorale dei migranti e dei Rom: “Viviamo una profonda crisi antropologica, il Pontefice stesso di fronte all’emergenza migranti ci ricorda che il problema principale non è l’accoglienza in sé, ma ‘chi siamo e chi vogliamo essere’, lo stesso vale per i poveri.

Il tessuto dei nostri quartieri si è sfilacciato, prevalgono il timore dell’altro, l’individualismo, non si tiene conto del bene comune.

Non è il magistero di Papa Francesco ad essere cambiato, ma noi popolo e società. Come Chiesa e come Caritas lavoriamo per una logica diversa, che è quella dell’incontro. Solo gli incontri cambiano la realtà, un rapporto come questo è sempre importante ma si tratta di attivare i canali e noi chiediamo con tutto il cuore al Signore la capacità di risvegliare la logica di solidarietà”. Dal rapporto presentato emerge che la povertà ha tre dimensioni diverse: economica, educativa e relazionale. Negli ultimi cinque anni, la cifra dei giovani che si iscrivono alle superiori e abbandonano gli studi oscilla tra il 20 e il 30%, una cifra decisamente al di sopra della media europea. A questa carenza si aggiunge la povertà relazionale, dalla solitudine degli anziani alle difficoltà che subentrano a causa della crisi economica che favorisce tensioni all’interno delle relazioni familiari.

Quanto all’arrivo dell’inverno, la Caritas oltre ad anticipare al primo dicembre il “piano freddo” ha definito tre obiettivi: il primo riguarda una risposta immediata e adeguata all’emergenza; il secondo vuole sensibilizzare tutta la popolazione; il terzo, infine, è finalizzato alla trasformazione della difficoltà in occasione per far incontrare le due città che abitano Roma, quella degli integrati e quella degli esclusi. A riguardo don Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana di Roma, ha precisato:

“Si potrebbe avere la sensazione di un bollettino di guerra dopo questo rapporto, di una città grigia e deprimente, e per certi versi lo è. Ma viviamo questi numeri come una specie di sfida, così come fanno tantissime realtà sociali e laiche che operano silenziosamente. È importante ridire a noi stessi e alle istituzioni che è necessario fare un’azione di sano orgoglio sociale per metterci intorno al tavolo e costruire reti intorno alle parrocchie. L’autoreferenzialità nella carità non aiuta e va curata”.

A conclusione mons. Palmieri ha riportato l’attenzione sulle parole pronunciate da Papa Francesco il 18 novembre: “I poveri sono preziosi agli occhi di Dio perché non parlano la lingua dell’io, non si sostengono da soli, con le proprie forze, hanno bisogno di chi li prenda per mano. Ci ricordano che il Vangelo si vive così, come mendicanti protesi verso Dio. La presenza dei poveri ci riporta al clima del Vangelo. Quindi anziché provare fastidio quando li sentiamo bussare alle nostre porte, possiamo accogliere il loro grido di aiuto come una chiamata a uscire dal nostro io, ad accoglierli con lo stesso sguardo di amore che Dio ha per loro”.