Intervista

Chiesa ortodossa: 200 nuovi complessi parrocchiali a Mosca. Il progetto avanza

Il patriarca ortodosso Kirill ha lanciato nel 2011 questa grande iniziativa che prevede la costruzione di edifici di culto e di complessi al servizio delle comunità. Quarantotto templi sono stati realizzati, 29 sono in costruzione e di altri 14 sono pronti i progetti. Il Sir ne parla con Roman Lunkin, responsabile del Centro religione e società presso l’Istituto d’Europa dell’Accademia russa delle scienze

Quarantotto chiese sono state costruite, 29 sono in costruzione e di altre 14 sono già pronti i progetti: il programma della edificazione di 200 nuove chiese a Mosca va avanti. Preoccupato per il fatto che “la capitale è all’ultimo posto tra tutte le regioni della Russia nel rapporto tra chiese e popolazione ortodossa”, il patriarca ortodosso Kirill ha lanciato nel 2011 questa grande iniziativa che prevede la costruzione non semplicemente di templi ma di “complessi parrocchiali”, poiché – questa la ragione addotta – l’impegno sociale della Chiesa si sta attualmente sviluppando intensamente e quindi servono spazi e strutture. È stata costituita una Fondazione per il sostegno alla costruzione dei templi della città di Mosca, che fa capo al dipartimento affari economici del Patriarcato, e che ha lo scopo di raccogliere “i fondi ricevuti sotto forma di contributi e donazioni volontari e indirizzarli a finanziare la costruzione delle chiese”. Un sito internet aggiorna (200hramov.ru) quasi quotidianamente sui passi avanti, ma solo in termini edilizi. Abbiamo rivolto alcune domande a Roman Lunkin, responsabile del Centro religione e società presso l’Istituto d’Europa dell’Accademia russa delle scienze (Mosca).

Può aiutarci a comprendere il significato di questo progetto? Erano davvero così tanti i fedeli che non avevano posto in chiesa?
Il ruolo politico e simbolico della Chiesa ortodossa nella società russa è molto elevato. Ma l’influenza sociale effettiva della Chiesa è modesta e in quanto istituzione civile la Chiesa è piuttosto debole: il numero di parrocchiani reali non coincide con le dichiarazioni sulla grandezza della Chiesa ortodossa. Allo stesso tempo, la leadership del Patriarcato di Mosca ritiene che tutti i russi credenti siano potenzialmente ortodossi. Ecco perché la costruzione delle chiese è così importante. In ogni caso, alle grandi feste, le persone andranno in chiesa una volta che gli edifici saranno completati.

I fedeli sono disponibili a contribuire alla costruzione dei templi?
Come al solito sono i sacerdoti e i vescovi che cercano di trovare degli sponsor e a Mosca la Chiesa ha più possibilità di trovare persone facoltose con il supporto amministrativo delle autorità. I fedeli comuni non hanno disponibilità economiche.

In qualche caso, ci sono state anche manifestazioni di protesta di cittadini che vedevano confiscare verde pubblico a beneficio di una nuova chiesa: cosa pensa davvero la gente del progetto?
Nel dichiararsi credenti ortodossi, i russi sono molto pragmatici e non vogliono dare parchi o giardini o altri spazi pubblici per la costruzione degli edifici della Chiesa. Ma l’opposizione liberale a volte usa questi conflitti tra la Chiesa e una parte della società per manifestare contro il Patriarcato di Mosca. In realtà i cittadini non sono contro la Chiesa.

Ma quindi la secolarizzazione c’è oppure no in Russia?
Si parla di secolarizzazione nei media russi in modi paradossali: per i cosiddetti “patrioti”, la secolarizzazione è solo in Occidente, nell’Ue ma non in Russia, mentre per i liberali la società russa è laica e a loro avviso la Chiesa ortodossa russa è sostenuta solo dal potere statale e da sé non avrebbe forza. In realtà entrambe hanno torto. E la Russia ha lo stesso livello di secolarizzazione di molti Paesi dell’Europa occidentale.

E il legame tra Chiesa e Stato non è messo in discussione?
Le relazioni Stato-Chiesa sono diventate il tema principale nei dibattiti pubblici a partire dal 2012, quando in relazione alle manifestazioni a favore di elezioni trasparenti, la leadership della Chiesa aveva sostenuto le autorità statali invece che l’opposizione. Ora l’immagine della Chiesa è diventata più viva e più aperta alla società, ma certo la società è critica rispetto al rapporto tra Chiesa e Stato. E le critiche continuano ad aumentare.

La gente sente la Chiesa vicina ai propri problemi?
La Chiesa russa ha ottenuto qualche successo nella sfera sociale solo dopo il 2010. Dagli anni ’90 fino a quel momento le pioniere del servizio sociale e della carità in Russia sono state le chiese evangeliche. Lo sviluppo naturale di comunità cristiane ortodosse ha creato parrocchie molto vicine ai bisogni della gente comune. Ora comunità aperte e socialmente attive si trovano in ogni diocesi.

C’è in ballo anche un altro progetto, di un “vaticano ortodosso”…
Sì, è il nome che è stato dato al progetto di ricostruzione storica di Sergiev Posad, cuore della vita monastica ortodossa e santuario ortodosso, il monastero della Trinità. Il progetto raccoglie elementi dell’ortodossia, infrastrutture turistiche, ricostruzione storica degli edifici sovietici nel centro di Sergiev Posad. È un obiettivo molto positivo, ma la società e i media vedono innanzitutto il legame della Chiesa con lo Stato, la ricchezza della Chiesa e i suoi rapporti con oligarchi e funzionari. Ma le comunità ecclesiali locali nelle regioni sono diventate fonte di democrazia e azione sociale, stanno cambiando l’immagine della Chiesa ortodossa.

In tutto questo come funzionano i rapporti con le altre Chiese?
L’ecumenismo non è molto popolare in Russia, è piuttosto parte della politica estera della Chiesa. Si sta sviluppando in ambito sociale, a livello di base, nelle regioni del Paese, il dialogo tra sacerdoti ortodossi e pastori evangelici, che sono la seconda confessione cristiana più numerosa in Russia. Le relazioni con i cattolici non riflettono in pieno il dialogo che c’è ad alti livelli e la situazione, soprattutto nelle regioni periferiche, cambia molto lentamente. In più le comunità cattoliche ancora non hanno riavuto i propri edifici confiscati durante il comunismo e le autorità non li restituiscono; gli ortodossi conservatori continuano ad accusare i cattolici di proselitismo.