Movimento delle sardine

Vietato disturbare il manovratore

Le reazioni di taluni settori della politica verso il movimento pacifico di giovani, denominato “le sardine”, al di là di ogni altra considerazione, sta a dimostrare quanto sia facile mettere in apprensione i politici, anche quelli più sicuri di sé. E’ la prova, inoltre, della rilevanza che riveste, in ogni tempo e in ogni luogo, la partecipazione dei cittadini, adulti e giovani, alla vita pubblica. Non importa se in maniera organizzata o spontanea , ciò che conta è fare sentire, nelle forme previste dalla Costituzione, la propria voce.

Le reazioni di taluni settori della politica verso il movimento pacifico di giovani, denominato “le sardine”, al di là di ogni altra considerazione, sta a dimostrare quanto sia facile mettere in apprensione i politici, anche quelli più sicuri di sé. E’ la prova, inoltre, della rilevanza che riveste, in ogni tempo e in ogni luogo, la partecipazione dei cittadini, adulti e giovani, alla vita pubblica. Non importa se in maniera organizzata o spontanea , ciò che conta è fare sentire, nelle forme previste dalla Costituzione, la propria voce. Ed è quello che sta facendo, in questi ultimi tempi, un gruppo di giovani che, attraverso gli stessi social con i quali si parlano a distanza, ora si danno appuntamento nelle piazze. Iniziando da quelle in cui va a parlare il leader della Lega Salvini, per continuare in tutte le altre. Perché e per che cosa? Per stare uniti, stretti – questa è la loro versione ufficiale – come le sardine, per gridare, pacificamente, la loro libertà, “ senza violenza e senza insulti”, per non restare imbrigliati nei piani di quei politici che predicano soltanto paura. Lo slogan “Bologna non si Lega”, con il quale hanno iniziato, in 15.000 , la loro avventura, giovedì scorso 14 novembre, è un riferimento, non molto celato, al Leader della Lega, Salvini, impegnato, nella stessa giornata, a Bologna nell’apertura della campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna. Analoghe manifestazioni a Modena, Firenze, Palermo, Napoli e via, via, in tante altre piazze d’Italia. L’iniziativa, intrapresa da quattro giovani che dichiarano di non aderire ad alcun partito di destra, di centro o di sinistra, sta contagiando migliaia di loro coetanei, seguiti, per simpatia, anche da moltissimi adulti che guardano con speranza a una generazione che tenta di costruirsi il proprio futuro. Tante e di diversa provenienza le reazione negative: talune volgari, altre minacciose come quella di un insegnante che ha lanciato un chiaro avviso ai suoi studenti: “se vi becco alla manifestazione delle “sardine”, renderò nelle mie materie la vostra vita un inferno!”. Inopportune, addirittura, quelle di taluni settori della stampa, che hanno tentato di ridicolizzare i giovani sottoponendoli, con astuzia, a interviste sui motivi e sui fini della loro protesta. Facile mettere in difficoltà giovani alle prime esperienze, specialmente se sotto i riflettori delle telecamere e banalizzare, così, la loro iniziativa! Lo stesso copione utilizzato per Greta, la baby attivista svedese che si sta battendo per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico, seguita, in ciò, da tanti giovani in Italia e in tutto il mondo. Insomma, mentre per Salvini riempire le piazze è lecito, per le “sardine” è criminale o sovversivo! Pungente, ovviamente e, comprensibilmente contrariata, la reazione di Salvini, che nel movimento delle “sardine” sta scorgendo probabilmente qualche ostacolo al suo obiettivo di guidare con la lega anche l’Emilia-Romagna e in prospettiva il governo del Paese. È la reazione di chi non vuole essere disturbato stando alla guida, iniziata mostrando un gatto che fa un sol boccone delle sardine e poi postando una foto del suo pranzo a Rimini con pesciolini fritti e insalata! Ma quale pericolo, ci chiediamo, può venire da una piazza affollata di giovani pacifici? Resta il rischio, in base all’esperienza del passato, che questo momento magico possa presto evaporare. Forse bisognerebbe guardare tutti, specialmente gli adulti, con molta speranza alle iniziative di partecipazione democratica dei nostri figli e nipoti e, possibilmente, accompagnarli in questi loro primi tentativi di partecipazione alla vita pubblica, aiutandoli, nel contempo, ad uscire dalla chiusura e dall’apatia. Manifestare democraticamente contro una classe politica che esclude sistematicamente le future generazioni da ogni piano di governo, è un’opportunità e un dovere, e non solo dei giovani. E i politici, anziché dolersi per qualche “sardina”, forse dovrebbero mostrare più attenzione e riflettere per le tante omissioni.

 

(*) direttore de “La Vita Diocesana “ (Noto)