Società
Il 2 dicembre sono stati nominati i membri dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, dopo la sua ricostituzione con decreto interministeriale del 12 agosto 2019. Tra i nuovi componenti, ci sono anche rappresentanti delle associazioni, come Simona Neri (Anci), Laura Marmai (Agesc), Daniela Capitanucci (And), Maurizio Fiasco(Alea), Armando Zappolini (Cnca)
Dopo la ricostituzione dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave con decreto interministeriale del 12 agosto 2019, sono arrivate, nei giorni scorsi, le nomine dei componenti: tra di loro, ci sono anche rappresentanti delle associazioni, come Simona Neri (Anci), Laura Marmai (Agesc), Daniela Capitanucci (And), Maurizio Fiasco(Alea), Armando Zappolini (Cnca). Proprio con Daniela Capitanucci, psicologa e psicoterapeuta, presidente onorario di And-Azzardo e Nuove Dipendenze, parliamo del rilancio dell’Osservatorio e del fenomeno che copisce sempre più persone in Italia.
Queste nomine sono un segnale importante?
È importante certamente, perché le funzioni ad esso assegnate dalla legge n. 190/2014 sono la base per valutare l’impatto sociale ed economico dell’industria del gioco d’azzardo legale nel nostro Paese e decidere in quale direzione procedere: quali sono i benefici che questa industria produce? Ma, anche, quali sono i costi? E, soprattutto, qual è, in ultimo, il bilancio complessivo (che è la differenza tra incasso e spesa)? Solo monitorando l’andamento della dipendenza da gioco d’azzardo, l’efficacia delle azioni di cura e di prevenzione intraprese, predisponendo linee di azione a garanzia della prevenzione, cura e riabilitazione sulla base delle evidenze scientifiche, valutando le misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza (che è sempre grave), anche esprimendo pareri sui piani di attività di contrasto ai disturbi del gioco d’azzardo presentati dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano sarà possibile
fornire supporto alla politica affinché finalmente torni ad orientarsi al bene comune del Paese.
Quali sono gli obiettivi prioritari che vi ponete?
In estrema sintesi, le azioni dell’Osservatorio dovrebbero orientare tutte le azioni politiche e socio-sanitarie atte a garantire la riduzione della prevalenza (numero di casi riscontrati in un certo lasso di tempo) e dell’incidenza (andamento del numero di nuovi casi, rilevati da un anno con l’altro) dei giocatori patologici. Un primo importante segnale arriva proprio dal decreto di ricostituzione del 2 dicembre, che presidia l’assenza di conflitto di interessi. All’Osservatorio insediato presso il Ministero della Salute, infatti, non potranno più partecipare enti, associazioni e persone fisiche che abbiano avuto rapporti contrattuali, sovvenzioni, sponsorizzazioni, incarichi professionali da Società o imprese esercitanti attività industriale-commerciale in qualsiasi comparto dei giochi pubblici con vincite in denaro. In pratica,
ci si attende finalmente di poter lavorare esclusivamente alla luce di dettami scientifici.
In questi anni il fenomeno della diffusione del gioco d’azzardo e della dipendenza grave si è aggravato?
Sebbene vi sia stato un consistente colpevole ritardo nel monitoraggio ufficiale del fenomeno, perché l’Indagine nazionale dell’Istituto superiore di sanità in collaborazione con l’Amministrazione Dogane e Monopoli è stata realizzata solo nel 2018, ben 15 anni dopo la rivoluzione dell’offerta avvenuta a partire dal 2003 con il sistema concessorio, è comunque possibile rispondere affermativamente a questa domanda. Il Cnr-Ifc di Pisa, nell’ambito di ricerche di stampo europeo condotte dal 2007 al 2017, infatti ha rilevato che in dieci anni nel nostro Paese i giocatori patologici sono quadruplicati (dallo 0,6% al 2,4% sulla popolazione 15-64 anni). E il dato riscontrato dall’Iss offre uno scenario ancor più preoccupante: tra i maggiorenni, risultano giocatori patologici il 3% della popolazione, ai quali vanno aggiunti 2,8% di giocatori a rischio moderato e 4,1% a rischio basso. Rispetto agli altri paesi europei di tratta di una prevalenza di ben tre volte superiore (Germania, Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Austria hanno una prevalenza di gioco problematico inferiore all’ 1%). Questo dato però ci dice anche che il 27% dei soggetti maggiorenni che hanno giocato nell’ultimo anno (almeno uno su quattro) presenta una qualche forma di problema correlato.
Il fenomeno riguarda anche giovanissimi?
Un altro dato preoccupante desunto dalla ricerca dell’Iss è la certificazione ufficiale del fatto che
anche i minorenni giocano d’azzardo e lo fanno senza barriere, ovunque: dal tabaccaio (46,7%), al bar (28,8%) e nelle sale scommesse (41,1%) dove neppure dovrebbero poter entrare.
È evidente, quindi, che il sistema distributivo attuale fa acqua da tutte le parti e non garantisce la protezione alle fasce più vulnerabili prevista dalla legge. Non dobbiamo poi dimenticare le vittime del gioco d’azzardo passivo.
Ci spieghi…
La dipendenza da gioco d’azzardo genera danni consistenti che si propagano dall’individuo che ne è affetto a tutti coloro che sono in relazione con lui attraverso le connessioni sociali. Familiari stretti e allargati, amici, colleghi di lavoro, ma anche perfetti sconosciuti che potrebbero avere rapporti con queste persone: potrebbe essere il vostro amministratore di condominio oppure il barelliere che vi soccorre durante un incidente stradale… Se ha questo problema, vedrebbe nell’occasione dell’incontro con voi solo soldi, soldi, soldi…. E troppo tardi ve ne accorgereste. A vostre spese.
Quali misure andrebbero adottate?
Senza ombra di dubbio, questi dati suggeriscono che con urgenza andrebbe attuata la revisione radicale del sistema dell’offerta del gioco d’azzardo legale, che non è estraneo nella aver contribuito a produrre quanto riscontrato. Andrebbero almeno previste limitazioni sullo zoning (cioè evitando di collocare il gioco d’azzardo in prossimità dei luoghi sensibili nella loro più ampia accezione) e sul timing (cioè, andando a limitare l’ampiezza oraria di apertura, funzionamento e offerta di occasioni di gioco d’azzardo). Queste misure dove già sono state applicate, ad esempio in Piemonte, hanno dato esiti promettenti quali riduzione della raccolta e minori rischi per i giocatori patologici in trattamento. E forse non è un caso che proprio in questi giorni questa norma stia subendo pesanti attacchi, sostenuti da esponenti della nuova Giunta regionale che si è appena insediata, volti a far tornare gli apparecchi (slot e Vlt) in quei luoghi di vita delle persone dai quali ormai erano scomparsi, con i risultati sopra citati.