Botteghino
La favola umoristica “Il primo Natale” del duo comico Ficarra e Picone, che tornano al tempo di Gesù; nel segno del giallo c’è poi “Cena con delitto. Knives Out” di Rian Johnson con un cast all star; ha fatto infine il pieno di candidature ai Golden Globe “Storia di un matrimonio” di Noah Baumbach, disponibile ora su Netflix
Cinema d’Avvento. A poco più di dieci giorni dal Natale, le sale cinematografiche si riempiono di film ricchi dell’atmosfera tipica delle feste. In sala da giovedì 12 dicembre troviamo: la favola umoristica “Il primo Natale” del duo comico Ficarra e Picone, che tornano al tempo di Gesù; nel segno del giallo c’è poi “Cena con delitto. Knives Out” di Rian Johnson con un cast all star; ha fatto infine il pieno di candidature ai Golden Globe “Storia di un matrimonio” di Noah Baumbach, disponibile ora su Netflix. Il punto del Sir e della Commissione nazionale valutazione film Cei.
“Il primo Natale”
I comici siciliani Salvo Ficarra e Valentino Picone, dopo un esordio prettamente televisivo negli anni ’90, arrivano al grande schermo con “Nati stanchi” nel 2002. Dal titolo successivo, “Il 7 e l’8” (2007), iniziano a lavorare tra regia, scrittura e interpretazione; seguono così “La matassa” (2009), “Andiamo a quel paese” (2014) e “L’ora legale” (2017). Dal 12 dicembre sono in sala con un progetto accattivante e ambizioso: raccontare la nascita di Gesù, con parallelismi all’oggi, muovendosi sullo stesso schema narrativo di “Non ci resta che piangere”, film a quattro mani di Roberto Benigni e Massimo Troisi del 1984. Lì nel film di Troisi e Benigni c’era un salto temporale alla fine del Medioevo, qui nella proposta di Ficarra e Picone si torna all’anno zero, alla Betlemme di Gesù.
La storia in breve: dalla Palermo di oggi finiscono nel passato un ladro di arte sacra, Salvo, e un sacerdote, don Valentino, dai modi semplici e con l’amore per le tradizioni; per una serie di equivoci si ritrovano insieme nella Palestina di duemila anni fa, a pochi passi dalla capanna in cui nascerà Gesù. Lo spunto della vicenda parte dal presentare i due protagonisti come persone del tutto opposte, finendo poi con il costringerli a stare a contatto, affrontando le situazioni più impensate.
I due autori-protagonisti costruiscono una fitta ragnatela di situazioni ora paradossali ora ironiche, puntando molto sul contrasto tra passato e modernità. Ne esce un film di grande semplicità e di immediato coinvolgimento. Una tipica storia di Natale, nella quale si ride con misura, con richiami alla tradizione. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e brillante.
“Cena con delitto. Knives Out”
Si ispira alla regina del giallo d’Oltremanica Agatha Christie “Cena con delitto. Knives Out”, film scritto e diretto da Rian Johnson, noto al grande pubblico come regista di “Star Wars: Gli ultimi Jedi” del 2017. Si tratta di un film di impianto noir-mistery, che sorprende per un linguaggio innovativo e una gestione della trama in maniera convincente. La storia ruota attorno alla scomparsa misteriosa del capofamiglia Harlan Thrombey (Christopher Plummer), romanziere di successo, morto dopo la sua cena di compleanno. Gli ufficiali di polizia si presentano nella sua dimora di campagna per interrogare la numerosa e problematica famiglia.
Lo schema narrativo prevede quindi: delitto, primo giro d’investigazione nel quale tutti sembrano innocenti, complicazioni e colpi di scena successivi per cui tutti diventano potenziali colpevoli. In generale, il meccanismo funziona perfettamente, i personaggi e i caratteri sono ben delineati, i dialoghi serrati e non privi di sense of humor. La buona proposta narrativa, inoltre, trova grande forza espressiva grazie a un cast di attori di primo piano: Daniel Craig, Jamie Lee Curtis, Chris Evans, Toni Collette, Michael Shannon e Christopher Plummer. Tutti in gran forma, a cominciare dal sorprendente Craig, che esce dal solco dei suoi ruoli consolidati, dalle interpretazioni action dai toni algidi alla James Bond. Gli amanti del genere e gli appassionati di Poirot non resteranno delusi. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
“Storia di un matrimonio”
È il film rivelazione dei Golden Globe edizione 77. Parliamo di “Storia di un matrimonio” (“Marriage Story”) di Noah Baumbach, passato in concorso alla 76a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia – da cui è uscito però a mani vuote –, che guida la corsa ai premi della stampa estera accreditata presso la Hollywood Foreign Press Association con un bottino di 6 candidature. Tra le nomination le interpretazioni dei protagonisti Scarlett Johansson e Adam Drive, così come della non protagonista Laura Dern. I premi saranno assegnati il 5 gennaio 2020 a Los Angeles. E con l’occasione approfondiamo di nuovo il film, ora disponibile sulla piattaforma Netflix.
“Storia di un matrimonio” è un mélo sulla crisi di coppia, quasi un omaggio hollywoodiano al classico di Bergman “Scene da un matrimonio” (1973). La storia: Charlie e Nicole sono sposati da anni, con un bambino preadolescente. Lui è un regista teatrale in forte ascesa nel panorama di New York, lei è la sua musa nonché fulcro della dimensione familiare. Un quadro perfetto che si incrina quando emergono insoddisfazioni e silenzi.
Non calca solo tasti drammatici il regista Baumbach. Il film, infatti, è sì un confronto serrato tra due persone che si amano e ora non si trovano più, ma offre inoltre delle istantanee ironiche e godibili sulle dinamiche familiari, così come sulla società statunitense, in costante ricerca della ribalta nel mondo dello spettacolo. Dal punto di vista pastorale, il film è complesso, problematico e adatto per dibattiti.