VII Rapporto
Nel 2019 i quotidiani hanno parlato di immigrazione il 30% in più dell’anno scorso. I notiziari dei telegiornali vi hanno dedicato oltre 4.000 servizi, ossia il numero più alto negli ultimi dieci anni. Nei tg solo un giorno su 365 non ha avuto notizie riguardanti profughi, migranti, rifugiati. Il caso Sea Watch (e analoghi) dovuti agli effetti del Decreto sicurezza hanno fortemente contribuito. Se ne parla nel VII Rapporto Carta di Roma “Notizie senza approdo”, presentato oggi a Roma, a cura dell’Associazione Carta di Roma e Osservatorio di Pavia
Il tema immigrazione è sempre più considerato dai media “altamente notiziabile”: quest’anno i quotidiani ne hanno parlato il 30% in più dell’anno scorso. I notiziari dei telegiornali vi hanno dedicato oltre 4.000 servizi, ossia il numero più alto negli ultimi dieci anni. Nei tg solo un giorno su 365 non ha avuto notizie riguardanti profughi, migranti, rifugiati. Sui quotidiani non se ne è parlato 29 giorni in un anno. Il trend in aumento è ovviamente legato alla politica, che usa il tema “migranti” per alimentare la paura e spostare voti a proprio favore, in una perenne campagna elettorale. Nel 2019 il caso della Sea Watch e della sua comandante Carola Rackete, rimasta per 20 “interminabili” giorni senza un porto sicuro con 32 naufraghi a bordo, e i successivi episodi che hanno coinvolto altre navi per effetto del Decreto sicurezza, hanno contribuito ad amplificare l’informazione ansiogena su questo tema. Sono i principali dati che emergono dal VII Rapporto Carta di Roma “Notizie senza approdo”, presentato oggi a Roma alla Camera dei deputati. L’iniziativa è curata dall’Associazione Carta di Roma (la “Carta di Roma” è il testo deontologico che i giornalisti sono chiamati a seguire per trattare in modo corretto il tema immigrazione) e dall’Osservatorio di Pavia. Il rapporto è composto di tre sezioni: analisi della carta stampata; analisi dei telegiornali nazionali prime time; analisi delle voci di migranti e rifugiati nell’informazione di prima serata.
+30% sui quotidiani. L’analisi sulle prime pagine dei giornali viene svolta dal 2015 su un campione di cinque quotidiani: Avvenire, La Stampa, Il Giornale, La Repubblica, il Corriere della Sera. Quest’anno è stato aggiunto Il Fatto Quotidiano. La ricerca constata la crescita del 30% in più di notizie sull’immigrazione rispetto al 2018. La gestione dei flussi migratori è la prima voce con il 51% e la dimensione della società e della cultura è la seconda voce con il 23% (5 punti in più rispetto agli ultimi anni). Si dimezza invece il tema dell’accoglienza, con il 9% di attenzione. Le notizie da prima pagina con un tono allarmistico sono diminuite rispetto agli anni precedenti per attestarsi nel 2019 su una percentuale del 18% (6% in meno del 2018), il valore più basso negli ultimi 5 anni.
Permane la pervasività del tema immigrazione sulle prime pagine: solo 29 giorni senza nessuna notizia.
Costanti le notizie sui migranti nei Tg. Il campione dell’analisi delle news include le edizioni prime time dei notiziari delle tre reti RAI – il Tg1, il Tg2 e Tg3 per Rai – delle tre reti Mediaset – Tg4, Tg5 e Studio Aperto e il TgLa7 per La7. Nel 2019 sono 4.002 le notizie dedicate al tema dell’immigrazione nelle edizioni del prime time dei telegiornali; in pratica lo stesso numero dell’intero 2018 (4.058) a conferma di come l’immigrazione sia diventato un tema costante. Nel 2019 le notizie legate al tema dell’immigrazione rappresentano l’11% del totale delle notizie prodotte dai 7 Tg. In tv è ancora più presente che nei quotidiani:
solo un giorno, il 22 luglio, non ha almeno una notizia legata all’immigrazione.
Un ulteriore cambiamento rispetto al dato registrato lo scorso anno in cui erano stati “ben” 13 i giorni privi di notizie. In valore assoluto il telegiornale più attento al tema dell’immigrazione è il Tg3 con 839 notizie (il 13,1% della propria agenda) seguito a stretta distanza dal Tg2 con 764 notizie (anche in questo caso il 12,7% del totale notizie) e dal TgLa7 con la stessa percentuale, 12,7% e 362 notizie. Il picco nelle notizie si registra nel mese di gennaio (668) ed è legato alla contemporaneità del caso Sea Watch 3 e del dibattito parlamentare sul Decreto sicurezza presentato dal Governo.
Nel 2019 i media usano quasi solo la parola “migrante”. L’analisi lessicale condotta sui termini “migrante”, “rifugiato” e “profugo” segnala una curva dall’andamento crescente fino al 2015, per rifugiato, profugo e migrante e poi decrescente. Nel 2019 si registra un forte calo nell’uso di tutti i termini ad esclusione di migrante. “È sorprendente vedere come a distanza di dieci anni il contenuto delle parole sia cambiato e diventato così elastico da perdere di senso – osserva il giornalista Valerio Cataldi, presidente dell’Associazione Carta di Roma-. Bisognerebbe fermarsi a riflettere sul contenuto delle parole, che invece sono travolte dalla confusione della rissa politica, dell’affermazione di se, della pretesa di comunicare solo ed esclusivamente attraverso la propaganda”.
“Se le parole diventano accessorio del ‘dibattito’ politico si svuotano di significato”.
La centralità della politica. Trova conferma una tendenza già emersa nel 2018: la centralità della politica che occupa la scena dell’immigrazione:
in 1 servizio dei telegiornali su 3 è presente la voce di esponenti politici e istituzionali.
È una “campagna elettorale permanente”, nella quale le migrazioni e i migranti hanno svolto e svolgono un ruolo importante, perché contribuiscono a “spostare e a orientare le scelte di voto”.
Come è rappresentata la voce dei migranti? Il dato complessivo del 2019 vede la presenza in voce di migranti e rifugiati pari al 7%, con una netta prevalenza maschile: 86% uomini e 148% donne.
La maggior parte delle interviste è focalizzata sull’emergenza, secondo un frame conflittuale.
Le poche interviste che cercano un racconto alternativo dell’immigrazione – buone pratiche di integrazione, iniziative dal basso – appaiono del tutto marginali.