Lettera ai detenuti
L’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane scrive ai detenuti per Natale incoraggiandoli a superare “la sofferenza e la solitudine del cuore” che “rendono più difficile lo scorrere dei giorni” in carcere nei giorni di festa, puntando lo sguardo sull’unico amico che non tradisce mai: Gesù. Dio chiede solo di abbandonare le vie del male e lasciarlo entrare nel cuore di ciascuno
Nei giorni di festa, “la sofferenza e la solitudine del cuore rendono più difficile lo scorrere dei giorni” in carcere, ma anche per chi è recluso il Natale porta una luce di speranza se lascia entrare Gesù nel cuore e rivoluzionare la vita nel bene. È il senso della lettera che l’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, don Raffaele Grimaldi, ha scritto ai detenuti in occasione del Natale 2019.
“Quale parola di speranza può riempire la solitudine del vostro cuore?”, si chiede il sacerdote, che offre un primo suggerimento: “Prima di tutto, lasciatevi giudicare dalla misericordia e dalla giustizia di Dio. Lui non è venuto per condannare nessuno, ma a salvare e cercare ciò che era perduto, per sanare le nostre ferite, per rialzarci dalle nostre cadute, per farci prendere coscienza del nostro male, ma soprattutto a dire a ognuno di noi: ‘Alzati e cammina’”. “La Parola di Dio, che voi ascoltate e accogliete attraverso i vostri catechisti, è la risposta di Dio alle vostre richieste, ma e anche ‘luce sul nostro cammino’”, aggiunge don Grimaldi, ricordiamo quanto scritto nel Salmo 61: “Non confidare nella violenza, non illudetevi della rapina; alla ricchezza anche se abbonda, non attaccate il cuore”.
Ricordando la lettera apostolica “Admirabile signum” di Papa Francesco, che “ha un debole per i poveri, gli ultimi, gli scartati, gli immigrati, i carcerati”, l’ispettore generale osserva: “Cari amici e amiche ristretti, lasciatevi cercare dal Signore, anche se la vostra vita in questi anni si è smarrita a causa di scelte sbagliate, fatte di violenza, causando del male agli altri rubando anche la loro vita, e vi siete lasciati sedurre dal denaro e dal potere, Gesù che nasce nella povertà vuole essere il vostro amico fedele. È Lui che vi sta vicino. Quanti amici avevate fuori dal carcere che vi hanno trascinato nei burroni della morte e adesso abbandonati da tutti, siete soli a scontare una pena?
Ma il Signore e il vostro amico fedele che non vi abbandona”.
In questi giorni, ricorda il sacerdote, “in tante carceri, voi stessi, avete, con pazienza e amore, costruito presepi che avete adagiato nella cappella, nei corridoi, nei luoghi di colloquio in modo da rendere più sereno l’incontro con i vostri familiari. Non dimenticate che nel presepe, come ha detto Papa Francesco, ‘Dio stesso inizia l’unica vera rivoluzione… la rivoluzione dell’amore e della tenerezza”. Di qui l’invito ai detenuti: “Impariamo anche noi da Gesù Bambino, che la vera rivoluzione non è diffondere violenza, calpestare uomini indifesi, seminando terrore e paura, maneggiando le armi della morte e distruggendo la serenità di molte famiglie. La vera rivoluzione invece è l’amore, che ci dona la gioia di vivere e apre davanti a noi un futuro vero”.
Secondo don Grimaldi, “il Natale provoca in noi la nostalgia dell’infanzia”: “Guardate negli occhi con la nostalgia e la vostra tenerezza, la gioia che esprimono i vostri bambini e v’invitano a ritornare, con un cuore nuovo, ad abbracciare la vostra famiglia. Ricordate come eravate felici? Quando la vostra innocenza vi faceva gustare la bellezza della vita? Quando nel vostro cuore c’erano progetti per la realizzazione della vostra vita futura? E, invece, il maligno vi ha sedotto e vi ha rubato la gioia della vita e ha distrutto i progetti del vostro futuro e ora, anche se siete nell’angoscia e nella tristezza causata dai vostri errori e scelte sbagliate, non abbiate paura. Il presepe che avete costruito nelle vostre carceri con le vostre deboli mani: ‘racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino a ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi’”.
Ancora uno spunto dalla lettera apostolica di Papa Francesco sul significato e valore del presepe: “Dio si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità, nasconde la sua potenza…”. “Quanti uomini adesso che sono in carcere – commenta l’ispettore generale – fuori erano potenti, ordinavano ad altri, intimidivano e minacciavano persone, seminando morte, spadroneggiavano nei loro territori. Invece, Dio che è potente e onnipotente si è rivestito di debolezza e di impotenza per essere accolto da tutti”. Perciò, il sacerdote esorta i “cari fratelli e sorelle privati della libertà personale” a festeggiare: “Anche se siete rinchiusi dietro le sbarre, il vostro vero Natale è accogliendo e facendo nascere Gesù nel vostro cuore.
Lasciate che il Verbo di Dio rivoluzioni nel bene la vostra vita.
Riconquistate la gioia della vera libertà, perché solo così sarà per tutti noi un vero Natale”.