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Papa Francesco: “la comunicazione è autenticità”

Il giornalista colombiano Ary Waldir Ramos Diaz ripercorre in un volume lo stile comunicativo di Papa Francesco, all’insegna di tre parole chiave: “Profondità, ascolto e autenticità”.

foto SIR/Marco Calvarese

Profondità, ascolto e autenticità. Sono queste le tre caratteristiche principali del modo di comunicare di Papa Francesco, improntato ad una “comunicazione inclusiva, piena di valori, aperta alla diversità e alla creazione di comunità”. Parola di Ary Waldir Ramos Diaz, giornalista, scrittore e insegnante, corrispondente estero per la testata giornalista Aleteia.org accreditato presso la Sala Stampa della Santa Sede. Nel suo ultimo libro – “Siate autentici! Con Papa Francesco per migliorare le nostre relazioni e l nostra comunicazione” (Edizioni Lavoro) – spiega come il modo di comunicare di Bergoglio miri a “trovare il contrappunto nella concordanza armonica di voci distinte, opposte o distanti”: l’obiettivo è una comunicazione autentica, che “ci permetta di dialogare anche con i nostri detrattori o oppositori, perfino con chi ci odia”. Per il primo Papa latinoamericano contano le parole ma anche i gesti: a dare testimonianza della sua comunicazione non verbale e interpersonale sono, nel libro, alcune persone che lo hanno incontrato nella loro vita. Come Omar Abboud, l’amico musulmano del Papa; Ernest Simoni, il sacerdote albanese incarcerato per 28 anni; padre Federico Lombardi, storico direttore della Sala Stampa della Santa Sede e della Radio Vaticana.

“Un comunicatore è profondo quando vive il messaggio che professa e fa sì che la persona alla quale si rivolge sia la migliore dimostrazione del ‘miracolo avvenuto’, come è stato il messaggio della misericordia di Gesù”,

scrive Ramos a proposito di una delle parole chiave del pontificato di Francesco: “La profondità del messaggio va oltre la conoscenza parziale e i sentimenti frammentati, che tengono conto solo di una dimensione della persona”. In un’epoca di “autismo sociale” come la nostra, l’empatia è la chiave per abbattere i muri, come fa Francesco con ogni persona che incontra, attraverso il suo apostolato dell’ascolto. Comunicare è saper parlare il linguaggio del cuore, della mente e delle mani, non si stanca di ripetere il Papa, per il quale “la gioia fa parte dell’aspetto più intimo della comunicazione”, oltre ad essere “la chiave della pedagogia divina”. “Vietato lamentarsi”, è la scritta in cui si imbatte chiunque varchi la soglia della stanza numero 201 di Casa Santa Marta, il luogo in cui Bergoglio vive, primo Papa a scegliere di non risiedere negli appartamenti al terzo piano del palazzo apostolico. La comunicazione, per il Santo Padre, è sempre dinamica e mai a senso unico, fa notare l’autore del volume:

“Trasformazione significa coinvolgersi nella soluzione dei problemi, cambiando sé stessi senza cadere nella tentazione di pretendere di modificare solo la parte esteriore”.

Rientra nella pedagogia dell’ascolto, testimonia Papa Francesco, anche il linguaggio narrativo:

“Raccontare storie brevi che parlano di fatti familiari con un significato spirituale e concreto coinvolge molto di più di un discorso religioso, pomposo, teorico e astratto.

Le storie permettono alle persone di identificarsi”. Come ha detto il card. Jean-Louis Tauran, in occasione del primo anno di pontificato di Bergoglio: “La gente veniva a San Pietro a vedere Giovanni Paolo II, poi veniva ad ascoltare Benedetto XVI e ora viene a toccare Francesco, perché è una persona molto vicina, che si lascia toccare”.