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L’immagine riassumeil bilancio del primo anno di attività del Sir che, con SirEuropa,ha dato vitaad un servizio di informazioneeuropea in tre lingue” “
“Un cantiere europeo di informazione religiosa”: l’immagine riassume, nel bilancio del primo anno di attività, la valutazione su SirEuropa (settimanale, tre lingue su Internet) negli incontri dei segretari generali e dei portovace delle conferenze episcopali europee tenutisi nei giorni scorsi rispettivamente a Istanbul e presso Lubiana. Sono passati dodici mesi dalla presentazione del progetto a Bonn e Praga ed allora gli stessi rappresentanti di oggi chiedevano cosa significasse la sigla Sir.
Nel grande dibattito sull’Europa e per l’Europa, il pensiero dei cattolici, in dialogo crescente con quello degli altri cristiani, vive la fatica e la bellezza di una presenza che, esprimendosi in modi diversi, intende farsi parole, voci e immagini più vive.
Un intento che vede affiancata alla trasmissione di idee e concetti la comunicazione di fatti e di volti perché insieme possano meglio dire del reciproco ricercarsi di fede e ragione, di cultura e Vangelo, di spiritualità e carità operosa.
In questa prospettiva, o meglio in questo “cantiere”, il tema delle radici cristiane dell’Europa esce dal rischio di una pagina di storia consegnata agli archivi ed entra nell’avventura di una pagina da scrivere per rendere ragione di una speranza che interroga anche la realtà dei media.
Nella fedeltà a questa speranza, che non si dissolve nel tempo, non c’è la presunzione di insegnare ed ancor meno di giudicare: la scelta dei media cattolici, tra i quali il Sir, tramite SirEuropa, è di essere accanto a quelli che tali non sono, per una professionalità comune che non escluda dalla notizia ciò che è reale pur essendo invisibile. Nel difficile passaggio è il significato pieno di un’informazione religiosa che, si è più volte ribadito, ha orizzonti aperti all’esperienza ecclesiale ma anche alle azioni ed ai pensieri quotidiani dell’uomo, del cittadino e delle istituzioni che lo rappresentano.
Non è un percorso facile e neppure sempre condiviso.Eppure è l’unico che porta a leggere e a raccontare l’uomo in tutte le sue dimensioni e la Chiesa come una realtà “altra” ma assolutamente dentro la storia scritta e da scrivere.
Nel realizzare con altri media cattolici europei un progetto fondato sulla stima reciproca, sulla valorizzazione delle diverse sensibilità e sulla sinergia tra differenti competenze, si è consapevoli che questa impresa è possibile e feconda solo se vissuta in costante sintonia con una comunità cristiana che parla di radici ma anche di sorgente e di rami, che è desiderosa di dialogare con le culture e le religioni ma anche di comunicare con coraggio il Vangelo e di denunciare, in nome dello stesso, l’ingiustizia, la violazione dei diritti e della dignità della persona in Europa e, a volte anche da parte europea, nel mondo.
E’ significativo allora che in questo “cantiere” incomincino ad essere presenti anche le agenzie cattoliche europee e siano sempre più numerosi giornalisti, uomini e donne di pensiero che esprimono le diverse sensibilità ed attese dell’Ovest e dell’Est d’Europa. La direzione sembra quella giusta, anche se una “redazione europea” rimane per ora un sogno: per ora.