editoriale" "
” “L’Europa centro-orientale guarda ” “all’adesione all’UE con un misto di paura e ” “speranza. Ecco alcuni interrogativi” “
Spesso mi viene domandato: “Che cosa si attende il tuo Paese e gli altri Paesi centro-orientali dal processo di integrazione europea?”. La mia risposta è che ogni nazione è analoga ad un essere umano: nella nuova famiglia europea bisogna che ognuna di esse sia considerata tale. Cercherò di spiegarmi e, sebbene mi riferisca alla Slovacchia, credo che questo valga anche per gli altri Paesi. I nostri cittadini sono molto sensibili al fatto che quando si parla dell’integrazione tutto si riduce all’essere “accolti o meno in Europa”. Che siamo geograficamente in Europa addirittura nel suo cuore è evidente, basta vedere la carta geografica. Ma noi siamo presenti in Europa anche culturalmente e politicamente: da più di mille anni ci sentiamo parte integrale di questo continente. E’ giusto, allora, porre la questione nel senso di come potremmo contribuire o meno ad ampliare e arricchire l’Unione Europea. Se si vuole formare una nuova comunità delle nazioni, bisogna procedere come con ogni persona umana con la quale si entra in relazione. Ci aspettiamo, quindi, un’accoglienza dal punto di vista umano, culturale e nazionale. Questo è possibile soltanto sulla base della conoscenza della nostra storia e del modo di pensare delle singole nazioni. La mentalità slovacca, per esempio, con la sua cordialità si esprime nell’ospitalità, nell’accoglienza, ma è portata anche al sentimentalismo e all’individualismo che conduce alla frammentazione. Sopprimendo o ignorando queste diversità i problemi non solo non si risolvono, ma si approfondiscono. Le frequenti accuse di razzismo, che ci vengono rivolte, perchè non sappiamo risolvere i problemi (di per sè molto complessi e gravi) con le minoranze degli zingari, sono una prova della superficialità e incomprensione con le quali siamo visti dall’esterno.
Da parte nostra, temiamo di entrare in una comunità di Paesi che privilegiano la prosperitá economica come criterio di valutazione. Infatti, tra le condizioni oggetto delle trattative, viene sottolineata la stabilitá e prosperitá del mercato e la “democrazia”, cioé un governo funzionale all’UE. Paradossalmente, però, proprio nel periodo dell'”approssimazione” ai parametri europei, si assiste ad un allarmante riduzione dell’impegno dei ministeri dell’educazione pubblica, della cultura e della sanitá. Siamo anche preoccupati di chi ci rappresenterà nelle strutture europee. Nei nostri partiti e nelle altre strutture di governo occupano ancora posti di rilievo i membri di un partito colpevole di gravi crimini contro l’umanità (è come se nel Parlamento e nel Governo tedesco ci fosse una maggioranza di membri delle S.S. o, in Italia, rappresentanti del fascismo). Fino a questo momento, la maggioranza dei cittadini viene rappresentata ed interpretata da un piccolo gruppo dell’ideologia opposta: saranno accettati come nostri rappresentanti anche dall’UE?
Un’altra questione è se l’Unione offrirà le condizioni per facilitare una più profonda conoscenza dei singoli Paesi europei centro-orientali. A contatto con i cittadini dell’Europa occidentale avvertiamo i pregiudizi (anche positivi), le sottovalutazioni o idealizzazioni. Ci accorgiamo che è anche nostro compito comunicare, farci conoscere. In questo senso è profetica e impegnativa la raccomandazione del Santo Padre per il quale la Slovacchia, pur essendo un Paese piccolo, ha un importante contributo da offrire al futuro dell’Europa con i suoi valori culturali e spirituali, passati attraverso molte prove. Purtroppo, proprio questi valori capaci di arricchire l’Europa, ora vengono distrutti dagli influssi di provenienza occidentale. Un recente censimento ha messo in luce che l’83 % dei cittadini della Slovacchia si richiama a valori cristiani. Costoro credono che dopo quattro decenni di discriminazione e un decennio di manipolazioni politiche, potranno trovare nelle strutture europee uno spazio per offrire un contributo valido al bene di questa nuova società. Speriamo che i costruttori della nuova Europa prendano sul serio la lezione che ha dato il tragico crollo, in passato, di tentativi simili e preparino per tutti un futuro migliore. Noi desideriamo contribuirvi.