giovani" "
” “Dobbiamo dare ai giovani "una prospettiva su cui camminare, una speranza in cui credere", afferma il vescovo di Praga, card.Vlk. In programma a Roma un simposio dei vescovi” “” “
La Domenica delle Palme, 24 marzo, è come ogni anno l’occasione in ogni diocesi per celebrare la Giornata della gioventù. In vista di tale appuntamento il Papa incontra oggi pomeriggio, 21 marzo, i giovani della diocesi di Roma. I giovani di tutto il mondo si mettono così simbolicamente in cammino verso l’appuntamento della XVII Giornata mondiale della gioventù che li vedrà convenire tutti insieme a Toronto in Canada dal 18 al 28 luglio prossimi. “Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo”, questo il tema scelto da Giovanni Paolo II nel messaggio per l’appuntamento di Toronto. “Cari giovani – scrive il Pontefice nulla vi accontenti che stia al di sotto dei più alti ideali”. Siamo andati a vedere come, in tutta Europa, i giovani raccolgono questo invito del Papa. Nelle pagine che seguono presentiamo storie, testimonianze ed esperienze degli “under 35” europei.
“I giovani sono il futuro dell’Europa” ma bisogna dar loro degli ideali forti in cui credere altrimenti perdono la loro identità. A parlare è il card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e fino all’anno scorso presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee. “Bisogna cominciare con le famiglie dice l’arcivescovo chiamate per prime a dare ai giovani una prospettiva su cui camminare. I giovani hanno bisogno di una speranza in cui credere e di un orientamento da seguire. Perché i giovani sono aperti ai grandi ideali. Cercano scopi impegnativi per cui spendere la vita ma alle volte, trovandosi in un mondo secolarizzato, si lasciano facilmente attrarre dal consumismo e inseguendo sogni di basso profilo perdono le propria identità ma soprattutto affievoliscono questa tensione agli ideali che invece li caratterizza”. Il 10° simposio dei vescovi europei (Roma 24 – 28 aprile) ha scelto di mettere al centro dei lavori i giovani definendoli “portatori di speranza per la Chiesa del XXI secolo”. La Chiesa punta dunque sulle nuove generazioni perché in questo momento della sua storia si sente immobile e priva di alternative nuove? “Immobile risponde l’arcivescovo – non direi. E’ vero che il Concilio Vaticano II ha rappresentato un risveglio straordinario per la Chiesa aprendola al mondo e generando prospettive inedite. In questi 40 anni, si è fatto molto ma quello prospettato dal Concilio non è un processo solo organizzativo. E’ un processo lungo, vitale e dinamico che deve crescere. Si deve sperare perché senza speranza non si può vivere. Per questo diciamo: siamo consapevoli delle nostre debolezze ma siamo anche ben consapevoli della presenza di Cristo risorto nella sua Chiesa”.