editoriale" "
” “Cattolici-Ortodossi: è necessario non” ” interrompere i sottili fili della reciproca ” “comprensione, della disponibilità ad ” “ascoltare la voce ” “"dell’altro" ” “
I cristiani dell’Europa assistono all’evolversi di una specie di “guerra fredda” tra il Vaticano ed il Patriarcato ortodosso di Mosca. L’elevazione delle amministrazioni apostoliche cattoliche in Russia al rango di diocesi ordinarie ha suscitato l’ira dei responsabili del Patriarcato. La visita del card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, a Mosca è stata annullata, la prospettiva di un possibile viaggio di Giovanni Paolo II in Russia sembra svanita. Per i responsabili del Patriarcato – con il patriarca Alessio II in testa – l’ultima decisione del Vaticano corrisponde al presunto “disegno” cattolico di “fare proseliti” per conseguire il vecchio sogno della “conversione della Russia”. Per i responsabili del Vaticano invece – e per gli esponenti della chiesa cattolica in Russia – si tratta semplicemente di un atto di “ordinaria amministrazione” che corrisponde inoltre al diritto di libertà di religione che fa capo non solo alle singole persone ma anche alle comunità dei credenti.
Sarà possibile di colmare il divario fra queste due concezioni contrapposte che pongono un ostacolo al progresso delle relazioni ecumeniche tra Roma e Mosca? Storicamente la chiesa ortodossa russa ha nutrito da sempre un forte sentimento di sfiducia per la chiesa cattolica. Anche nel nuovo contesto della riconquistata libertà, dopo il calvario della persecuzione atea, questo sentimento è fortissimo. Qualche espressione ingenua da parte cattolica, qualche tentativo di “crociata” per conquistare le anime degli ex-atei, avrà forse contribuito a fomentare questo sentimento. Ma sia il Vaticano sia i vescovi cattolici russi hanno da sempre fatto capire con molta chiarezza che la chiesa cattolica non ha né la volontà né i mezzi per fare del “proselitismo”. E i numeri la dicono lunga: agli inizi degli Anni Venti del secolo scorso nella nuova Russia sovietica si contavano 1.650.000 cattolici. Oggi il loro numero si aggira attorno al 1.300.000. In prima linea, le parrocchie e le comunità cattoliche in Russia non fanno altro che avvicinare le persone nella cui famiglia si coltiva ancora un lontano ricordo dell’appartenenza alla chiesa cattolica. E la conversione di intellettuali agnostici alla chiesa cattolica in Russia è un fenomeno consueto nella storia del paese; chi si interessa della storia dell’Ottocento russo troverà un paio di grandi nomi tra questi.
Che cosa si può fare in concreto? Di grande importanza sarà che tutti quegli enti cattolici che sono ben accetti alla chiesa ortodossa russa cerchino ancora di intensificare i contatti. Per esempio esistono ottime relazioni tra varie diocesi italiane – Milano, Bologna, Trento – e il Patriarcato di Mosca. Lo stesso si può dire della fondazione “Pro Oriente” di Vienna, voluta dal card. Franz König al tempo del Concilio Vaticano II e oggi sotto la guida del card. Christoph Schönborn e della Caritas austriaca. E’ necessario non interrompere i sottili fili della reciproca comprensione, della collaborazione concreta, della disponibilità ad ascoltare la voce “dell’altro” e prenderla sul serio. Tutto questo nella speranza che le due chiese sorelle un giorno siederanno ad una “tavola rotonda” per discutere e rimuovere tutti gli ostacoli che ci sono ancora sulla strada maestra che conduce all’unità visibile.