editoriale" "
” “Il dibattito sulla ” “"globalizzazione dal volto umano" si diffonde nella Chiesa. Il contributo ” “del pensiero sociale ” “cristiano” “
Nell’epoca della globalizzazione dei mercati e dell’egemonia della teoria neoliberale, la frattura tra ricchi e poveri, in questi ultimi anni, si è maggiormente allargata. L’ineguaglianza globale è, infatti, cresciuta molto rapidamente: almeno del 5% secondo le ultime cifre pubblicate da l'”Economic Journal” (gennaio 2002) per conto della Banca Mondiale. Malgrado la volontà di alcuni di mettere la lotta contro la povertà al centro delle discussioni del Forum Economico Mondiale (WEF), riunitosi a New York nei giorni scorsi, l’attuale recessione mondiale non favorirà la generosità dei paesi ricchi, tra l’altro paralizzati dalla lotta contro il terrorismo.
Parallelamente, a Porto Alegre, al Forum Sociale Mondiale (FSM), più di 40.000 persone tra cui numerosi cristiani e anche numerosi vescovi – hanno detto no alla globalizzazione neoliberale che favorisce soltanto una minoranza già privilegiata. Il presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, mons. Jayme Henrique Chemello, ha trovato scandaloso il fatto che nel suo Paese, nona potenza economica del mondo, 53 milioni di persone vivano sotto la soglia di povertà. Mons. Luciano Pedro Mendes de Almeida ha denunciato il fatto che in Brasile il rimborso del debito estero sia più importante della lotta contro la povertà. In questo paese che applica alla lettera le ricette neoliberali del Fondo Monetario Internazionale (FMI), si produce cibo per l’esportazione con le tecniche più moderne, mentre milioni di brasiliani soffrono la fame.
La privatizzazione non è solo un fenomeno economico: la gente privatizza i valori e mette al primo posto il suo interesse personale a scapito degli ideali sociali e collettivi. Arriviamo fino al punto di privatizzare la fede, come fanno alcuni movimenti religiosi che privilegiano la relazione personale con Dio, in modo affettivo e soggettivo, abbandonando totalmente la mediazione comunitaria. Ma non tutti i venti soffiano nella stessa direzione. In tutto il mondo, in particolar modo in America Latina, il dibattito sulla “globalizzazione dal volto umano” si diffonde nella Chiesa. E questo grazie anche alla mobilitazione della società civile. In alcuni Forum mondiali si insiste sulla cancellazione del debito, la creazione di regole restrittive per mettere un freno al riciclaggio di denaro sporco proveniente da ogni specie di traffico illecito, l’esodo dei capitali del Terzo Mondo, i giochi dannosi della speculazione finanziaria a livello mondiale. In tale processo di presa di coscienza, i cristiani assumono, in certi paesi, un ruolo di primo piano. Sono soprattutto i movimenti di base, le congregazioni religiose, le commissioni “Giustizia e Pace”, che partecipano alla discussione sul “disordine del mondo” provocato dalla globalizzazione neoliberale.
Il dibattito sulla globalizzazione, con i suoi effetti positivi – come l’accresciuta facilità di comunicazione e di scambio a livello mondiale – e negativi, si diffonde in differenti sfere della Chiesa. Rimane, tuttavia, molto da fare affinché tutti i credenti si persuadano che “un altro mondo è possibile”, per riprendere lo slogan del FSM, e agisca di conseguenza. Cominciando, ad esempio, da una condivisione dei beni… Si tratta soprattutto di approfondire il pensiero sociale cristiano prendendo in considerazione il carattere finanziario dell’economia. Questa logica, che separa sempre più la sfera della produzione dalla sfera finanziaria (o anche speculativa), subordina tutto alle esigenze degli azionisti. Questi ultimi esercitano pressione per ottenere un alto reddito dei titoli, puntando sulla massimizzazione del “valore delle azioni”. La Chiesa è chiamata ad entrare in dialogo con il pensiero contemporaneo sulle sfide reali, poste all’insegnamento sociale cristiano dalla globalizzazione e del carattere finanziario dell’economia. Esiste tutto un campo di ricerca da dissodare.