editoriale" "
L’allargamento dell’Unione Europea ” “a 10 nuovi Paesi si ” “avvicina a grandi passi: otto nuovi membri” “sono dell’Est ” “europeo” “
Salvo clamorosi colpi di scena, il 1° maggio 2004 entreranno nella casa comune europea Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia ed Ungheria. In tutto oltre 73 milioni di persone che porteranno il numero dei cittadini europei a circa mezzo miliardo.
Con l’ingresso di ben 8 stati che hanno provato sulla propria pelle mezzo secolo di “socialismo reale”, sparirà ogni residuo della Cortina di ferro. Ma è ancor più importante l’adesione di 4 popoli slavi. Grazie ad essi, la parte unita dell’Europa finalmente inizierà a respirare con entrambi i grandi polmoni culturali del Vecchio Continente, considerato che finora la presenza slava era ridotta alle minoranze slovene e croate in Italia ed Austria, nonché alla piccola comunità (circa 60 mila persone) sorabo-lusaziana nella parte orientale della Germania. Si realizzerà, così il sogno enunciato da Giovanni Paolo II nell’enciclica “Slavorum Apostoli” di vedere unita l’Europa di san Benedetto a quella dei santi Cirillo e Metodio.
Certo, c’è ancora molto da fare. I governi dei paesi candidati, chi più chi meno, hanno ancora diversi capitoli di negoziato da chiudere con Bruxelles, poi dovranno lasciare la decisione definitiva ai propri cittadini, chiamati a dire sì o no con appositi referendum (e qui qualche sorpresa potrebbe scapparci). Comunque, il più è fatto e l’appuntamento con la Storia, quella con la esse maiuscola, è dietro l’angolo. E rallegra pure il recente annuncio del commissario Ue per l’allargamento, Guenther Verheugen, secondo cui anche la Croazia, paese cattolico e mitteleuropeo, potrebbe entrare nell’Unione già nel 2007, assieme a Bulgaria e Romania, senza dover attendere, come prospettato finora, i paesi balcanici.
Un appuntamento con la storia, si diceva. Non va fallito. Alojz Peterle, già primo ministro della Slovenia e ora membro del presidium della Convezione europea in rappresentanza del paesi di prossima adesione all’Ue, non perde occasione per sottolineare che l’allargamento deve andare di pari passo con l’unificazione. “L’allargamento spiega Peterle viene compiuto dai governi e dai parlamenti con atti formali, mentre l’unificazione può avvenire solo da parte delle persone: tramite maggiore comprensione tra le genti, conoscenza reciproca, comunicazione, scambi culturali”.
E’, dunque, il momento di guardare lontano. Ciò significa anche dare all’Europa Unita una costituzione all’altezza della sua storia e della sua tradizione. Il lavoro della Convenzione è di fondamentale importanza, ma si ha l’impressione che si svolga nell’indifferenza dell’opinione pubblica. Lo ha denunciato lo stesso presidente Valéry Giscard d’Estaing tracciando il bilancio di questi mesi di attività. “E’ importante ha rimarcato che i cittadini non si disinteressino di ciò che sta accadendo. In gioco c’è il loro futuro personale”.
Da parte sua, il presidente della Commissione, Romano Prodi, ha indicato quattro compiti fondamentali per l’Ue: responsabilità su scala mondiale al servizio della pace e dello sviluppo; difesa di un modello di società equilibrato, capace di conciliare benessere economico e solidarietà; garanzia della libertà nel pieno rispetto dei principi di sicurezza; essere polo dell’intelligenza.
Sono compiti condivisibili, ma vanno fondati su un terreno saldo. Quale altro se non i valori cristiani che rappresentano le radici e l’elemento unificante di un continente così ricco di culture, lingue ed identità?