editoriale" "
Ai giovani della Gmg spetterà il compito di forzare l’aurora del ” “dialogo ecumenico ” “perché la "beatitudine" è un dono e una meta ” “di tutti gli uomini ” “
Giovanni Paolo II ha testimoniato ancora una volta la sua tenerezza e la sua paternità ai giovani di tutto il mondo: nella grandezza della sua fede non ha avuto timore di rivelare la sua fragilità fisica.
Questo stare con loro senza rincorrere alcuna moda giovanilistica ma piuttosto mostrando la fatica e la forza dell’anziano lo ha fatto sentire più vicino, ha reso più forti e incisive le sue parole.
Le più belle sono nella preghiera della messa di domenica 28 luglio quando ha definito i giovani “il popolo nuovo delle Beatitudini”.
Un’immagine evangelica stupenda!
E’ commovente pensare che anche i 20 giovani di una Chiesa cattolica europea di minoranza, come è quella di Grecia, presenti a Toronto, fanno parte di questo popolo universale e con i loro coetanei sono tornati in patria con l’invito del Papa ad essere “testimoni convincenti” del Vangelo “in un mondo che ha tanto bisogno della grazia che salva”.
Aspettiamo di ascoltarli e di scrivere i loro commenti sulla Gmg perché anche in questo Paese i media hanno riportato con grande risalto la condanna del Papa per la pedofilia ma poco o nulla hanno scritto e detto del suo messaggio di fede e di speranza.
Questo silenzio è dovuto sia alla mancanza di formazione teologica ed ecclesiale di molti giornalisti – fenomeno molto frequente in Europa e nel mondo – sia alla cultura del dubbio e del sospetto che permane nei confronti del cattolicesimo.
Ed in Grecia quest’ultimo aspetto è particolarmente preoccupante a causa di un’ortodossia che, diversamente alle altre confessioni cristiane, rimane ancora troppo chiusa in se stessa.
Ai giovani della Gmg spetterà dunque anche il compito, come “sentinelle del mattino”, di forzare l’aurora del dialogo ecumenico perché la felicità, o meglio la beatitudine, è un dono ed una meta di ogni uomo, di tutti gli uomini che si pongono alla sequela di Cristo.
Il Papa lo ha detto con chiarezza e con altrettanta fermezza ha chiesto di “comunicare la propria speranza agli altri”.
Ha dato ai giovani il mandato difficile ma affascinante di osare la speranza, cioè di essere presenze di pace e di riconciliazione in una cultura ed in una politica che stanno privilegiando la cultura della forza e della furbizia per risolvere i problemi del mondo.
Un compito troppo alto? La risposta spetta ai giovani che erano a Toronto ed a quelli che da lontano hanno condiviso quella esperienza. Gli stessi adulti non sono esonerati dal rispondere.
Il Papa, per primo, l’ha già data salendo il giorno dopo la Gmg sull’aereo per raggiungere Guatemala e Messico e ripetere a coloro che anche in quelle terre seguono Cristo di essere “sale della terra e luce del mondo”. Per l’Europa un altro messaggio di speranza dall’America Latina.