editoriale" "

La coscienza ” “delle nuove generazioni” “

La presenza ” “dei giovani europei ” “alla XVII Gmg” “


Cosa è che accomuna i giovani europei a quelli americani o, ancora, a quelli africani? La risposta arriva da Toronto, dove, in questi giorni si sta svolgendo la XVII Giornata mondiale della gioventù. È lì che risulta evidente come a tutte le latitudini i giovani siano uguali, pur essendo diversi.
Tanto per restare in tema di Gmg, il pensiero corre agli appuntamenti di Buenos Aires, Czestochowa, Manila, Parigi, Roma e ora Toronto. Quante differenze, ma parimenti con quale facilità i giovani, siano essi europei o americani, africani o asiatici, fraternizzano e creano quel clima di serenità e di entusiasmo, che rallegra davvero tutti, piccoli e grandi, con aspetti unici di originalità. Non manca, però, chi storce il naso!
È proprio una celebrazione della gioia cristiana quella di giovani che, provenienti da varie parti del mondo, si ritrovano in questi happenings dello spirito? E magari si giunge a dire che il vangelo parla di incontri con Dio propiziati dal silenzio e dalla solitudine. Ma sono combinabili, come lo furono nella vita di Gesù, travolto dalla gente e pellegrino del ritiro sul monte?
Personalmente non ho dubbi. Una testimonianza comunitaria dilata lo spirito e lo spinge a gustare l’intimità con Dio. L’ho toccato molte volte nelle “Giornate”: il Papa parla e invita alla riflessione personale. Per lunghi minuti si “sente” un silenzio totale di milioni di giovani che entrano, forse per la prima volta, in questa altissima esperienza spirituale.
Ma che sono queste centinaia di migliaia di giovani in un contesto più vasto in cui tantissimi sono quelli che restano vittime della mancanza di libertà religiosa, come era nell’Est europeo, o fanno la scelta di evitare ogni impegno religioso?
Se aspettiamo che tutti siano convinti prima di muoversi in quella che considerano la direzione giusta, il mondo è destinato ad imputridire sulla immobilità di una palude. Bisogna convincere i pochi se si vuole arrivare ai molti. Il Papa darà sicuramente questa consegna ai giovani, radunati a Toronto: non ripiegate le ali, libratevi in alto. In Europa, in America, in Africa, in Asia, in tutti i continenti del mondo, create nuovi spazi al vangelo.
Uno dei temi-chiave del magistero papale in questi anni è la mobilitazione dei cristiani e di tutti i credenti nella causa della pace. Il clima internazionale è pesante e chi più dei giovani deve preoccuparsi? Il riuscire a capire che è una bestemmia parlare di terrorismo e di guerra voluta e premiata da Dio, è una conquista di incredibile valore. Se i giovani se ne fanno carico, anche dopo Toronto, essi continueranno ad essere attori primari nella storia del nostro tempo.
In particolare, per quanto riguarda i giovani d’Europa, la Gmg che si celebrerà nel 2005 in Germania sarà un’altra occasione per riscoprire le loro radici cristiane. La dimenticanza del passato è un grosso limite perché senza memoria non c’è cultura; e senza cultura non c’è civiltà. Ma è inutile ricordare il passato, se non serve a rilanciare il futuro. Ciò che è bello in un appuntamento di massa giovanile è la percezione di una coscienza, di una responsabilità per le generazioni che verranno. Il Papa ha ragione. Privilegiando i giovani egli apre la Chiesa al disegno di Dio che ancora si deve realizzare.