REGNO UNITO

Trecentomila cartoline per la vita

Varie le iniziative promosse dall’episcopato cattolico. Preoccupazione per la legge sul suicidio assistito che sarà votata a settembre

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

Oltre 300mila cartoline dedicate al tema del fine vita sono state distribuite ai fedeli cattolici in Inghilterra e Galles lo scorso fine settimana in occasione della Giornata per la vita, celebrata domenica 26 luglio. È l’ultima delle iniziative messe in campo dalla Chiesa cattolica inglese nell’ambito di una vasta campagna di sensibilizzazione sul tema del fine vita che ha spinto l’episcopato a scegliere quest’anno come slogan della Giornata “Coltivare la vita, accettare la morte”. L’iniziativa ha ricevuto anche il sostegno di Papa Francesco che in una lettera al nunzio apostolico, l’arcivescovo Antonio Mennini, ha fatto giungere la sua benedizione apostolica “su tutte le persone che partecipano a questo significativo evento e che lavorano in vari modi alla promozione della dignità di ogni persona umana dal momento del concepimento fino alla morte naturale”.

Accompagnare i malati terminali. Il prossimo 11 settembre sarà discusso e votato un progetto di legge relativo al suicidio assistito presentato dal parlamentare Rob Marris (Assisted Dying No. 2 Bill) che mira a rendere possibile, per i malati terminali adulti che hanno un’aspettativa di vita inferiore ai sei mesi, la scelta di porre fine alla propria esistenza con una specifica assistenza medica. La proposta intende dare per legge il permesso ai medici di iniettare farmaci letali ai pazienti terminali per portarli al suicidio. L’iniziativa è seguita con grande preoccupazione dall’episcopato inglese che ha deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione pubblica e di pressione sul mondo politico. Un’intera pagina web della Conferenza episcopale è dedicata alla proposta di legge del parlamentare Morris: dopo aver illustrato nel dettaglio l’iniziativa legislativa e la normativa vigente, il sito ricorda l’insegnamento della Chiesa cattolica. “La vita di ogni persona è sempre degna di rispetto e protezione” e “anche se qualcuno perde di vista la sua dignità e il valore della sua vita (anche nel dolore, nella sofferenza, nella solitudine) rimane degno e membro della famiglia umana e merita attenzione e sostegno, non l’assistenza al suicidio”. La Conferenza episcopale ricorda come il Regno Unito sia un Paese pioniere per il sistema degli hospice e delle cure palliative, ma spesso molte persone hanno difficoltà ad accedere sia agli uni sia alle altre. Anche i vescovi inglesi, come altri molti loro confratelli in Europa, auspicano pertanto un maggiore sviluppo delle cure palliative e delle strutture preposte all’accompagnamento dei malati terminali nel fine vita.

Convergenza tra cattolici e anglicani. La Chiesa inglese invita i cattolici a non rimanere inerti e ad agire inviando ai loro parlamentari di riferimento osservazioni e riserve sul progetto di legge. “Esorto urgentemente i cattolici – dice infatti monsignor Peter Smith, arcivescovo di Southwark e responsabile del Dipartimento per la responsabilità cristiana e la cittadinanza, all’interno della Conferenza episcopale inglese – a contattare i parlamentari al più presto possibile per esprimere la propria preoccupazione riguardo al pericoloso impatto che un simile progetto di legge potrebbe avere sulle persone più vulnerabili”. Nella battaglia, i vescovi cattolici non sono soli. Sulla stessa lunghezza d’onda si trova anche la Chiesa anglicana d’Inghilterra che affida al vescovo di Carlisle, il reverendo James Newcome, il compito, in quanto responsabile del settore assistenza sanitaria, di esprimere riserve. Se a settembre la modifica della legge sul suicidio assistito dovesse passare, la decisione – dice il vescovo – “comporterebbe una deriva fondamentale” nell’atteggiamento che la società ha verso il suicidio. Diventerebbe “a poco a poco accettabile” e “noi siamo molto preoccupati per i più vulnerabili della nostra società”, in particolare gli anziani e le persone con disabilità che “potrebbero sentire una pressione a porre fine alla loro vita”. “Questo – dice il vescovo anglicano – è un momento-chiave per tutti in quanto stiamo decidendo in quale tipo di società vogliamo vivere e quale futuro vogliamo garantire ai nostri figli e nipoti, se essere cioè una società in cui tutti sono rispettati e curati, o una società in cui alcune vite sono viste come non degne di essere vissute”.

Negli altri Paesi europei. La battaglia per la vita trova in Europa un fronte sempre più sensibile d’impegno che è quello del fine vita e dell’accompagnamento dei malati verso la morte. In Francia da mesi fa discutere il caso di un giovane uomo, Vincent Lambert, che a seguito di un incidente d’auto avvenuto nel settembre del 2008 è rimasto tetraplegico. Il Belgio, Paese “all’avanguardia” nella normativa sull’eutanasia, è stato recentemente scosso da un nuovo drammatico caso: quello di una ragazza di 24 anni che ha scelto di morire perché depressa sin da bambina. Accadrà quest’estate in data da stabilire perché la legge lo prevede in quanto considerato caso di “sofferenza psichica insopportabile”. In Germania, il Bundestag, il Parlamento federale tedesco, ha messo in discussione quattro proposte di legge a vario titolo inerenti l’eutanasia, il fine vita ed eventuale regolamentazione del suicidio assistito.