I VESCOVI SLOVACCHI

Apriamo le porte ai profughi

La Conferenza episcopale incoraggia all’accoglienza. Documento di Caritas e varie ong al Governo perché aderisca ai programmi Ue

“Esprimiamo la nostra convinzione che, dal punto di vista dei principi umani e cristiani, è necessario dedicare una particolare attenzione ai migranti e ai rifugiati”, si legge in un comunicato della Conferenza episcopale della Slovacchia recentemente pubblicato riguardo al dibattito sul crescente afflusso di profughi nei Paesi europei. L’Ufficio nazionale della Caritas e altre organizzazioni non governative hanno lanciato un appello al governo della Repubblica slovacca affinché aderisca al programma europeo in materia di migrazione e apra vie legali per l’ammissione dei rifugiati più vulnerabili. Sebbene la Slovacchia – essendo un Paese dell’entroterra Ue – non abbia a che fare con il problema di migranti che sbarcano sulle coste, molte persone, organizzazioni e istituzioni, inclusa la Chiesa cattolica, sentono che non si può rimanere insensibili e distanti da questo problema.

Progetti di aiuto concreto. “Spetta a ogni singolo Stato e all’intera comunità internazionale scegliere i mezzi più adatti per aiutare migranti e rifugiati, nonché contribuire alla soluzione dei problemi nei loro Paesi d’origine”, scrivono i vescovi nella loro dichiarazione, sottolineando che la Chiesa cattolica in Slovacchia intende sostenere questo processo con tutti i mezzi possibili, per “esprimere solidarietà e carità cristiana verso le persone bisognose”. Nel corso della sua sessione plenaria di giugno, la Conferenza episcopale ha approvato quattro progetti di aiuti umanitari per i cristiani perseguitati e i rifugiati – per un importo complessivo di oltre 190mila euro – finanziati da strutture ufficiali della Chiesa in Slovacchia in collaborazione con organizzazioni umanitarie e caritative cattoliche. Da aprile 2014, l’Ufficio nazionale della Caritas ha aiutato oltre 250 rifugiati di tutto il mondo attraverso i suoi progetti Raphael e Bakhita, entrambi i quali forniscono servizi professionali sociali, legali e di consulenza. “Ci sono centinaia di persone che sono state costrette a lasciare la propria terra a causa di trattamenti inumani e persecuzione, e sono venute in cerca d’aiuto nel nostro Paese nella speranza di poterla chiamare la loro nuova casa”, sostiene Radovan Gumulak, segretario generale della Caritas, sottolineando che “ciascuno di loro merita la nostra accoglienza e solidarietà”. Nel quadro del progetto Raphael, collaboratori e dipendenti della Caritas lavorano con oltre 120 persone provenienti da Paesi in via di sviluppo. Dalla sua istituzione, ha gestito più di 500 casi riguardanti problematiche sociali, legali, psicologiche o linguistiche. Un’attenzione particolare è rivolta ai migranti bambini e adolescenti.

“Il Mediterraneo è anche il nostro mare”. Nelle ultime settimane, la Caritas e altre organizzazioni non governative hanno dunque lanciato un appello al governo della Repubblica slovacca affinché aderisca al programma europeo in materia di migrazione e apra percorsi legali per l’ammissione dei rifugiati. In una lettera indirizzata al primo ministro Robert Fico, esse sostengono che “il Mediterraneo è anche il nostro mare” e suggeriscono varie procedure e soluzioni concrete per quanto riguarda l’atteggiamento della Slovacchia verso l’attuale crisi nel settore della migrazione. “Abbiamo le capacità umane e materiali necessarie per le procedure di asilo e per l’integrazione dei rifugiati nella società. Ci sono i fondi dell’Unione europea disponibili, così come quelli del nostro bilancio statale, quindi non abbiamo motivo di preoccuparci. Le strutture statali dovrebbero iniziare a lavorare sul programma di integrazione ed evitare affermazioni che possono causare paura e fobie tra i nostri cittadini”, spiega Zuzana Stevulova della Lega per i diritti umani. Secondo diverse organizzazioni non governative, tra cui la Caritas, la situazione dei profughi che migrano attraverso il Mediterraneo verso l’Italia e la Grecia è molto complessa e non è possibile risolverla in tempi brevi: “Dobbiamo rispondere aprendo percorsi legali e sicuri per i rifugiati, ad esempio fornendo loro la possibilità di studiare o di ottenere cure mediche in Slovacchia, oppure attraverso un loro trasferimento diretto nel nostro Paese”. L’iniziativa delle organizzazioni non governative è nata come risposta all’atteggiamento negativo del governo e dei rappresentanti politici slovacchi nei confronti della questione dei rifugiati e delle misure suggerite dall’Ue ai suoi Stati membri. “Crediamo che il ministero degli Interni, che è responsabile della politica di asilo e immigrazione, cercherà un’opportunità per spiegare nei dettagli la complessità dei problemi all’opinione pubblica. Argomentazioni presentate da esperti e un corretto discernimento dei termini della questione sono assenti nel dibattito pubblico, e questo genera confusione e incoraggia stati d’animo che portano all’estremismo”, conclude Zuzana Stevulova.