Si intitola “Pace
e bene” la lettera dei vescovi
della Repubblica ceca sui problemi
sociali. Verrà
illustrata
nei prossimi
giorni ai segretari generali delle Conferenze episcopali europee
che si incontreranno a Praga.
“Una prosperità a lungo termine della società”, in particolare di una società democratica, si basa sulle “regole della giustizia e del bene comune”, da raggiungere attraverso “il dialogo” e l’assunzione in prima persona di responsabilità. Questo è il messaggio di fondo e il suggerimento indicato nella lettera “Peace and good” (Pace e bene) pubblicata dal segretariato della Conferenza episcopale della Repubblica ceca.
Il documento verrà illustrato ai segretari generali delle Conferenze episcopali europee che si incontreranno a Praga dal 21 al 25 giugno. I vescovi cechi affrontano le attuali questioni sociali della Repubblica ceca, con uno sguardo al passato e alle conseguenze della caduta del comunismo nel novembre ’89. E’ un’analisi a tutto campo, quella proposta dai vescovi, che indica anche delle piste di azione, sulla base della dottrina sociale della Chiesa e dei valori evangelici. Tra i temi affrontati, le valutazioni sull’ingresso dell’economia di mercato nel Paese, il ruolo della società civile, della famiglia, dei mass media, il valore della legalità e della giustizia, il rispetto dell’ambiente, la disoccupazione, la disgregazione familiare, l’abuso di potere da parte dei mass media. Il titolo del documento, che si riferisce alle parole usate da San Francesco D’Assisi per salutare i confratelli, vuole invitare alla “bontà e alla pace nelle relazioni interpersonali e nella società” e “nel rapporto con la natura”.
I vescovi cechi lamentano, ad esempio, la mancanza di legalità, “la perdita di fiducia nella giustizia” e la separazione “tra legge e etica”. E criticano “il pensiero materialistico, che prevale in gran parte della popolazione” e rischia di essere “prerequisito di un falso messianesimo sociale”: “Molta gente ha accettato l’ideologia fondamentalista del mercato come una specie di sostituto alla religione personale”. Invece, sottolineano più avanti, “l’insegnamento sociale cristiano rifiuta questa idolatria. E’ pericolosa perché indebolisce il rispetto per la dignità umana e svuota la vita dei suoi più profondi significati”. I vescovi cechi si chiedono quindi se il mercato sia davvero una “panacea” e una “salvezza”. “Il mercato precisano funziona bene solo in un contesto etico di giustizia ed onestà e dove c’è un consenso sociale di base sulla comprensione del bene e del male e sulla concezione della persona umana e del suo ruolo nella società. In un mercato mondiale ideale i partecipanti dovrebbero essere onesti e leali, rispettare la dignità degli altri e osservare uno stretto codice morale”.
Riguardo al ruolo della società civile la Conferenza episcopale ceca esorta i connazionali ad andare verso una “cittadinanza responsabile”. “L’insegnamento sociale cristiano ricordano sostiene pienamente la creazione, lo sviluppo e l’appoggio a tutte le realtà non governative, agli enti pubblici come i municipi, le città, le regioni e le organizzazioni pubbliche e private: associazioni, corporazioni, fondazioni, organismi umanitari…” “Siamo convinti”, dicono, che la “condizione principale per creare una vera società civile non è di natura finanziaria ma dipende da quanto le persone sono convinte che la dignità umana comporta il prendersi cura di se stessi e degli altri piuttosto che l’attesa dell’aiuto esterno”. La “debole consapevolezza della responsabilità personale” e una certa dose di atteggiamento paternalistico dimostrano, secondo i vescovi, “che, come cittadini dell’epoca post-socialista, non siamo ancora abbastanza maturi”. “E’ nostro compito dichiarano crescere verso una più profonda consapevolezza della legalità e verso l’accettazione di responsabilità civiche e politiche”. Inoltre, osservano, “il principio di sussidiarietà non è compreso e applicato” e la “solidarietà deve essere ulteriormente sviluppata”. A proposito dell’organizzazione politica del Paese una democrazia parlamentare – i vescovi ritengono che la democrazia, pur essendo la soluzione preferita dalle Chiese, “non può essere ritenuta un assoluto” perché anch’essa presenta dei limiti: “Se la società è carente nei valori, si corre il rischio che la democrazia parlamentare si trasformi in una dittatura dell’economia che il potere dei media è in grado di occultare”.
a cura di Patrizia Caiffa