Domenica 10 giugno i cittadini svizzeri hanno detto sì all’abrogazione dell’articolo 72 della Costituzione federale che regola i rapporti tra Stato e Chiesa. In particolare, viene abrogato il capoverso numero 3 dell’articolo di legge posto a referendum secondo cui “l’istituzione di diocesi sottostà all’approvazione della Confederazione”. In un comunicato, i vescovi svizzeri hanno accolto “con soddisfazione questo risultato, che sopprime una legge discriminatoria e obsoleta”. “ Non è concepibile aveva detto mons. Amedeo Grab, presidente della Conferenza episcopale dei vescovi svizzeri che lo Stato mantenga una misura del genere: non esiste più in nessun paese“. Nel corso della campagna elettorale, alcuni avevano manifestato il timore che l’abrogazione dell’articolo di legge avrebbe portato alla creazione di nuove diocesi, in particolare a Ginevra e a Zurigo, e ad una maggiore “interferenza” da parte del Vaticano su simili decisioni. I vescovi svizzeri hanno così voluto precisare che l’eventuale creazione di nuove diocesi non avverrà a medio o lungo termine e “se un giorno una tale ipotesi dovesse essere affrontata, la decisione finale sarebbe il frutto di una vasta consultazione”: sarebbero ascoltate quindi tutte le parti in gioco, “compresi i nostri fratelli e sorelle di altre confessioni”. Quanto alla questione relativa al Vaticano, i vescovi sottolineano che da decenni la Santa Sede ha dimostrato che le iniziative prese in merito alle diocesi spettano alle Chiese locali.
Durante la campagna elettorale, la Federazione delle Chiese protestanti in Svizzera non aveva mai dato indicazioni di voto anche se aveva affermato che con l’abrogazione dell’articolo di legge sarebbe venuto meno un elemento di garanzia costituzionale nelle relazioni tra Stato, Chiese e comunità religiose. Per questo i protestanti avevano chiesto di non chiudere il dibattito e di arrivare all’iscrizione di una norma positiva nella Costituzione federale. Nel comunicato, i vescovi hanno affermato di essere “disposti a collaborare alla redazione di una tale disposizione”. La nota si conclude ribadendo la volontà dei vescovi a “proseguire con più convinzione il cammino del dialogo ecumenico”. “Solo uomini e donne pienamente liberi dalle loro paure reciproche si legge nel comunicato possono sperare in un avvenire comune e costruire un’unità futura nella ricchezza delle loro differenze”.