La Chiesa tedesca
chiede che venga
rispettata la dignità
di ogni uomo,
anche quando
è un embrione
In occasione della Pentecoste esponenti delle varie confessioni cristiane presenti in Germania si sono espressi a favore di restrizioni chiare alla ricerca sugli embrioni. Per il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, gli uomini si comportano “come i signori del mondo e dimenticano i propri limiti”. A questa dichiarazione, riportata dal FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung) del 5 giugno, ha fatto eco quella dell’arcivescovo di Colonia, card. Joachim Meisner, che ha criticato il fatto che “non si hanno quasi più restrizioni a produrre artificialmente uomini in forma di embrioni per utilizzarli come magazzino di pezzi di ricambio per esistenze umane danneggiate“. Ciò si risolve, a suo giudizio “in un abuso”, per cui “gli uomini sono arrivati a una specie di cannibalismo”; di tenore analogo le dichiarazioni degli esponenti delle altre Chiese, i quali auspicano che le ragioni cristiane nel dibattito sulla genetica siano portate avanti con coraggio. “E’ importante su questi argomenti, una più stretta collaborazione tra le chiese” ha chiesto Wolfgang Huber, vescovo evangelico di Berlino-Brandemburg.
Alcuni ricercatori dell’Università di Bonn pongono il problema del rapporto tra sviluppo scientifico e atteggiamento delle Chiese: “Riconosciamo la legittimità delle posizioni religiose spiega Oliver Bruestle ma ci auguriamo che le chiese possano agganciarsi ai nuovi sviluppi della ricerca senza buttare a mare i propri dogmi”. Il suo collega Otmar Wiestler è ancora più drastico: “Mi sembra inconcepibile spiega che un Paese come la Germania dica di no a questi promettenti sviluppi medici con uno stop alla ricerca”.
“E’ giusto che i cattolici parlino di dignità umana di fronte ad un ovocita fecondato chiarisce Christiane Nuesslein-Vollhart dell’Università di Tubinga e Nobel per la medicina ma bisogna distinguere tra la dignità di un malato che è però amato sia dai suoi amici che dai suoi parenti e quella di un embrione umano che nessuno ancora conosce e non è stato neppure accettato dai propri genitori”.
Un altro paladino delle esigenze della ricerca scientifica è Wolfgang Clement, Presidente della regione Northrein-Westfalia, il quale, durante il suo recente viaggio in Israele ha stretto accordi con l’Università di Haifa per l’importazione di cellule staminali con destinazione l’Università di Bonn. I vescovi cattolici della regione hanno chiesto un incontro chiarificatore con lui, esortandolo pubblicamente nel frattempo a non sostenere l’importazione di cellule staminali da Israele né finanziariamente né idealmente.
Il dibattito si allarga poi alla possibilità di disporre di cellule staminali senza doverle importare dall’estero. Ma ciò comporterebbe una modifica costituzionale. Secondo la legge di difesa dell’embrione, che risale al ’91, potrebbero essere disponibili esclusivamente cellule uovo crioconservate, fecondate ma non ancora differenziate. Il loro numero e la loro disponibilità non sono affatto chiari. Secondo i Verdi “il divieto di importazione non si concilia con la libertà di ricerca garantita dalla Costituzione “. La Comunità Scientifica tedesca continua comunque a richiamare l’opinione pubblica sui limiti ai quali sono sottoposti i ricercatori tedeschi, dal momento che il loro lavoro è limitato alle cellule staminali importate.
Nel frattempo, anche dalla vicina Austria, dove è altrettanto vivace il dibattito, la Chiesa cattolica auspica dei limiti ben precisi alla ricerca sugli embrioni, e il card. Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, dichiara che la società deve mettere in chiaro “se tutto quello che è tecnicamente possibile è anche assennato e responsabile dal punto di vista umano” e ravvisa nelle varie dichiarazioni dei diritti dell’uomo i confini della ricerca. Aggiunge peraltro che in questo momento la Conferenza episcopale austriaca non progetta di prendere una decisione comune. “Sarebbe necessario che anche da noi ci fossero politici come il Presidente Federale Tedesco Rau e il ministro della Giustizia, Herta Daeubler-Gmelin ha affermato capaci di assumere una posizione chiarissima e coraggiosa”, Schoenborn conclude infine invitando gli scienziati “ad avere il coraggio di dire no a determinati sviluppi; non per fissare dei confini alla ricerca ma per aprire un nuovo orizzonte a una ricerca degna dell’uomo”.