Proselitismo,
persecuzioni comuniste, soppressione delle Chiese, deportazioni: sono alcune delle molte ferite che in Ucraina attendono di essere rimarginate. Se ne è parlato a Roma in vista del viaggio del Papa.
Quali ostacoli sul cammino dell’ecumenismo in Ucraina? Se ne è parlato nei giorni scorsi a Roma durante l’incontro “L’Ucraina e le Chiese alla soglia della visita del Papa Giovanni Paolo II”, organizzato dal Pontificio Istituto Orientale, dall’Accademia teologica di Leopoli e dal Sheptytsky Institute of Eastern Christian studies St.Paul university di Ottawa. Il viaggio del Papa si svolgerà dal 23 al 27 giugno e toccherà le città di Kiev (la capitale) e Lviv (Leopoli). In Ucraina il 50% della popolazione, su 50 milioni di abitanti, è ortodosso (le tre Chiese principali sono: la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev, la Chiesa ortodossa ucraina autocefala e la Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca). I cattolici sono il 14% della popolazione e sono rappresentati dalla Chiesa greco-cattolica ucraina (una Chiesa “ sui iuris “, ossia in piena comunione con la Chiesa cattolica di Roma ma con rito bizantino) e dalla Chiesa latina.
Secondo il Vice-Rettore del Pontificio Istituto Orientale, padre Robert Taft, “chi segue da vicino l’informazione religiosa non può negare che le relazioni ecumeniche tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse attraversano un periodo di crisi molto grave”. La causa di questa impasse, secondo padre Taft, è stato in passato il fenomeno dell'”uniatismo” (“neologismo peggiorativo che definisce un metodo di unione tra le Chiese che gli ortodossi avvertono essere motivato più politicamente che religiosamente”), che è “eredità di secoli di antagonismo tra Oriente e Occidente che dura dal Medioevo fino ad oggi”. Il proselitismo cattolico in Oriente all’epoca delle scoperte, la soppressione comunista delle Chiese cattoliche orientali con le persecuzioni, gli arresti di massa, le deportazioni, costituiscono oggi tante ferite non ancora rimarginate. Così, dopo la caduta del comunismo, le Chiese clandestine greco-cattoliche, uscendo dalle catacombe, “hanno cominciato a reclamare la loro eredità”. Nonostante ciò padre Taft è convinto che “il dialogo ecumenico-ortodosso deve continuare”, scartando l’uniatismo come “metodo inaccettabile per il futuro”. “Sono fermamente convinto ha affermato che finché cattolici e ortodossi non lasciano da parte tutta la propaganda confessionale mascherata da storia e non guardano a questa realtà senza paraocchi, non potremo andare da nessuna parte”. Di fronte a tante difficoltà costituite da “un presente condizionato da un passato storico carico di reciproche offese pesanti”, ha concluso padre Taft, la visita del Papa in Ucraina potrà essere “una seconda primavera” per “la rinascita delle Chiese cattoliche di tradizione orientale in quest’epoca post-comunista” e “solo il ripristino della comunione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa risolverà questi problemi in modo soddisfacente”.
L’influsso del “fardello della storia” sull’atteggiamento degli ucraini verso l’ecumenismo è stato poi analizzato da Myroslav Marynovich, direttore dell’Istituto di religione e società dell’Accademia teologica di Leopoli. “Nella mente di molti ucraini – ha osservato l’idea complessiva di ecumenismo è ancora associata con ‘gli intrighi di Mosca’”. Inoltre, “il modello cattolico di ecumenismo, che implica il riconoscimento del primato del Papa di Roma, è naturalmente diverso dal modello ortodosso. Questo ha portato e continua a portare un altro gruppo di ucraini a parlare degli ‘intrighi del Vaticano'”. “L’enigma del momento attuale ha affermato Marynovich sta nella questione di quale volontà prevarrà: il desiderio di tutti i cristiani di tradizione bizantina (con l’eccezione degli ortodossi sotto la giurisdizione di Mosca) di entrare in relazione come partner della comunità cristiana mondiale, o l’ultimatum del Patriarcato di Mosca annunciato dal capo della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Volodymyr Sabodan, che le relazioni con il Vaticano saranno sospese se questi contatti si verificheranno tra il Vaticano e le altre Chiese”.
a cura di Patrizia Caiffa