“Che tristezza pensare che i telespettatori assidui troveranno più soddisfazione a spiare la vita degli altri che a vivere la propria. Con tutto ciò che ha di bello o di meno bello, in ogni caso è quella che conta perché è la loro”. E’ il parere espresso dai vescovi francesi rappresentati in questo caso dal Comitato permanente per l’informazione e la comunicazione dei vescovi di Francia a proposito del programma, trasmesso dall’emittente francese M6, “Loft story”, una versione francese del “Grande fratello” con qualche variante: undici giovani (sei ragazzi e 5 ragazze) tra i 18 e i 35 anni condividono per dieci settimane un appartamento di 225 metri quadri, sotto l’occhio attento delle telecamere, 24 ore su 24.
Scopo del gioco è l’incontro del partner ideale, attraverso l’eliminazione progressiva dei partecipanti, finché non rimarranno solo due coppie a sfidarsi. I vescovi francesi paragonano questi undici giovani alle “cavie di un intellettuale pazzo che ha rinchiuso qualche topolino in una scatola di scarpe senza preoccuparsi del loro destino”. “Le giovani vittime del programma”, affermano nel comunicato, “rischiano la vita! Cosa diventeranno domani quando ritroveranno la propria vita, quella vera?”. “Loft story” osservano i vescovi francesi, è “la dimostrazione delle deviazioni verso cui può condurre la ricerca sfrenata del profitto”: “Quando la corsa al denaro è il riferimento che determina scelte e azioni si chiedono – cosa rimane dell’uomo?”.