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Balcani: la sfida della convivenza” “” “

Nelle Chiese dei Balcani e dell’Europa orientale è viva la ” “partecipazione alla Giornata del digiuno indetta dal Papa” “” “” “

Bosnia, Croazia, Albania. In unione con il Papa per chiedere con il digiuno e la preghiera la pace nel mondo, soprattutto dove è più minacciata: in Afghanistan e in Terra Santa. Alla vigilia del 14 dicembre, abbiamo fatto un viaggio tra le Chiese dei Balcani dove la guerra ha seminato morte e distruzioni e dove sulla convivenza tra i popoli quei paesi si stanno giocando il futuro. All’iniziativa del Papa hanno aderito anche le comunità cattoliche di Paesi come la Bulgaria dove i cattolici sono appena l’1% della popolazione.

Sarajevo: “chiediamo la forza del perdono”. Manifestazioni, incontri e tavole rotonde, da qui alla fine dell’anno, per “stimolare l’opinione pubblica sui temi della pace, della convivenza e della collaborazione tra le diverse comunità religiose, per rilanciare l’impegno per i diritti umani”. Così la città di Sarajevo – che per quattro anni (dal settembre del 1991 al ’95) ha vissuto sotto il terrore e i colpi mortali dei cecchini – aderisce all’iniziativa lanciata dal Papa per il 14 dicembre. A presentarle è mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo. “In tutte le parrocchie – racconta– abbiamo inviato una circolare per informare della Giornata del digiuno. La riteniamo un’iniziativa importante per risvegliare nelle coscienze l’impegno per la pace, specialmente qui a Sarajevo dove abbiamo sperimentato cosa voglia dire la guerra e cosa voglia dire quando c’è una pace che non ha radici nella vita quotidiana”. In seguito agli attacchi Usa in Afghanistan, “anche a Sarajevo la situazione si è aggravata perché i musulmani che vivono qui – spiega mons. Sudar – si sentono fortemente vicini ai loro fratelli nei paesi islamici. Lo sforzo più grande è impedire in tutti i modi di leggere quanto sta accadendo nel mondo come uno scontro tra religioni”. Il 14, la città di Sarajevo pregherà in particolare per implorare da Dio la forza del perdono perché “senza perdono, ogni presupposto per la pace è destinato a cadere. Certamente il male si deve combattere ma mai si deve rispondere per vendetta ad un’offesa subita. Ogni vendetta consumata – dice mons. Sudar – è un seme gettato per mali peggiori”.

Croazia: “liberare i cuori dall’odio e dalla inimicizia”. Anche i vescovi della Croazia hanno aderito all’invito del Papa. In un messaggio alla diocesi, l’arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanic, ricorda “le gravi sofferenze che stanno mettendo a dura prova molti nostri fratelli e sorelle nel mondo: le migliaia di vittime innocenti, l’infinità di persone costrette ad abbandonare le loro case per luoghi sconosciuti; le donne, gli anziani e i bambini in pericolo di vita per il freddo e la fame”. “Chi davvero accetta la parola di bene e di grazia di Dio – scrive l’arcivescovo – esclude dal suo cuore ogni sentimento di odio e di inimicizia”. Mons. Bozanic ha invitato i fedeli a devolvere le offerte a favore della Caritas. Anche mons. Antun Skvorcevic, vescovo di Pozega, ricorda le “terribili minacce” alla pace avvenute dall’11 settembre in poi. In concomitanza con la preghiera per la pace dei leader religiosi ad Assisi, il 24 gennaio, tutte le parrocchie della diocesi sono chiamate dal vescovo ad unirsi all’iniziativa e a dedicare a questa intenzione anche la giornata di chiusura della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il 25 gennaio.

Albania: “ogni uomo è a immagine di Dio”. Una lettera di annuncio a tutte le diocesi e un lancio nazionale attraverso i media. Così la Chiesa albanese sta diffondendo tra la popolazione l’invito del Papa per il 14 dicembre. Nella lettera, si sottolinea in particolare la coincidenza della data con la fine del Ramadan, segno di una “volontà di unione tra cristiani e musulmani, i quali insieme chiedono a Dio misericordioso la pace vera per tutti i popoli nel rispetto dei diritti di ciascuno”. In Albania, dove la maggioranza della popolazione è musulmana, il 14 si pregherà per “chiedere al Signore – dice mons. Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari e presidente della Conferenza episcopale albanese – la grazia che tutti i credenti nell’unico Dio, ebrei, cristiani e musulmani, possano vivere nella pace, in Albania, in Terra Santa, in Afghanistan. Perché là dove c’è un uomo che soffre, là deve esserci anche l’impegno per la pace”.
Maria Chiara Biagioni