Secondo l’ultimo rapporto dell’Unicef, “Dieci anni di transizione”, pubblicato il 29 novembre a Ginevra, la povertà infantile è molto diffusa nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e nell’Europa sia centrale che orientale, nonostante le economie in crescita. Le famiglie hanno difficoltà a sopravvivere e sempre più bambini finiscono in istituti pubblici o sulle liste di adozione tanta è l’indigenza. Il rapporto osserva che nel corso dell’ultimo decennio, il numero di figli nelle famiglie povere è leggermente aumentato mentre i redditi reali sono calati e la disuguaglianza è cresciuta. Si stimano a quasi 18 milioni i bambini e i ragazzi della regione che vivono nell’estrema povertà, con meno di 2,15 $ al giorno, pari al 17% di questo gruppo di età in seno alla popolazione. La maggior parte di questi bimbi poveri 16 milioni – vive nella CSI e altri due milioni in Europa centrale e orientale. Il rapporto rileva disparità crescenti nella situazione sanitaria delle popolazioni tra le fasce più ricche e quelle più povere della regione. In Ucraina, in Russia e in Armenia, un bambino su sette soffre di malnutrizione; in Albania, in Uzbekistan e nel Tagikistan, un bambino su tre. Il rapporto dell’Unicef rileva che adozioni e sistemazioni in istituti sono spesso aumentati in modo parallelo, quando invece si prevedeva che il fenomeno dell’adozione riducesse il ricorso agli istituti. In Belorussia ad esempio, il tasso di adozioni è cresciuto del 160% tra il 1989 e il 1999 e la proporzione di bambini con età dai 0 ai 3 anni sistemati in istituti è cresciuta del 170%. In alcuni paesi, in modo particolarmente evidente in Russia, l’aumento delle adozioni internazionali è andato di pari passo con il calo delle adozioni nazionali.