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Una grave lacuna” “” “

Il Parlamento europeo ha respinto la relazione Fiori su etica e genetica umana: resta un vuoto politico e legislativo” “” “” “

Con 316 voti contrari, 37 favorevoli e 47 astenuti, lo scorso 29 novembre, il Parlamento europeo ha respinto la “Relazione sulle implicazioni etiche, giuridiche, economiche e sociali della genetica umana” presentata da Francesco Fiori (Popolari europei). Nel dicembre del 2000, il Parlamento Europeo aveva istituito la “Commissione temporanea sulla genetica umana e le altre nuove tecnologie della medicina moderna”, presieduta dal lussemburghese Goebbels (Socialisti europei). Francesco Fiori era stato nominato relatore. La “Relazione” era stata approvata in sede di Commissione temporanea all’inizio di novembre con una maggioranza esigua: 18 sì, 13 no e 3 astensioni. Il documento puntava a “conciliare la libertà di ricerca con il principio della dignità umana”. Tra le altre considerazioni di fondo, la Relazione affermava che “il rispetto della dignità umana impone di non ridurre l’essere umano ad aspetti biologici” né di “sottoporlo a considerazioni di carattere utilitaristico”. La moltitudine di emendamenti, presentati sia dai gruppi parlamentari che dai singoli deputati, ha reso impossibile raggiungere alcun accordo sul testo proposto dalla Commissione temporanea. Il dibattito in aula, infatti, ha ribadito la difficoltà di trovare un equilibrio tra etica, protezione della dignità umana, libertà della ricerca, attese dei pazienti ed interessi economici. Respinta la “Relazione” ed esaurito il compito della Commissione temporanea, l’Esecutivo – a nome del Commissario per la ricerca Busquin – ha auspicato l’apertura di un dialogo aperto sul tema, ribadendo l’appoggio all’iniziativa di indire una Convenzione internazionale contro la clonazione riproduttiva ed annunciando l’intenzione di costituire un gruppo di esperti incaricato di esaminare le diverse legislazioni nazionali in materia. Abbiamo chiesto a don Marco Doldi , teologo moralista, un commento al dibattito che si è svolto in seno al Parlamento europeo.

La recente bocciatura del documento sulle implicazioni sociali, giuridiche, etiche ed economiche della genetica crea un grave vuoto in Europa. Gli europarlamentari non sono stati in grado di esprimersi su questioni oggi cruciali richiamate da un testo, che presentava non pochi aspetti positivi. Si domandava, per esempio, all’Europa di creare embrioni con le tecniche di fecondazione assistita soltanto in vista di una gravidanza, di proibire il loro commercio, di vietare la clonazione in qualunque forma. Il testo ultimamente era stato caricato di centinaia di emendamenti ed era divenuto irriconoscibile.
La lacuna diviene ora ancor più preoccupante se si considera che l’Unione europea si è, invece, ritrovata nell’approvazione di un programma quadro per finanziare, in quei Paesi ove non esista legislazione contraria, la ricerca su embrioni umani provenienti da aborti o da tecniche di fecondazione assistita. Già da sé questi due fatti sono significativi perché rivelano con eloquente chiarezza una linea strategica, che prevede di non imporre alcuna limitazione etica in questo campo e, addirittura, di approvare e finanziare una ricerca assolutamente libera.
Sì, la ricerca libera è il mito che dall’illuminismo in poi viene costantemente ripetuto con il desiderio di fare, in tal modo, progredire la scienza. Ma guardiamo in faccia le cose! Se il progresso resta il fine da perseguire, non si possono trascurare i mezzi impiegati e cioè, in questo caso, la sperimentazione embrionale e la soppressione di un essere umano nelle prime fasi del suo sviluppo. La ricerca scientifica non è mai un bene in quanto tale ma lo è a motivo dell’oggetto che si propone, dei mezzi che sceglie e del fine che intende raggiungere. Per questi motivi deve essere governata affinché si mantenga nell’eticità e permetta il raggiungimento del vero bene dell’uomo e di ogni essere umano. Questa volta, l’Europa non è stata capace di dire no ad una ricerca che si sviluppa calpestando la dignità umana; ha preferito trovare il proprio consenso unanime sulle questioni economiche, piuttosto che su quelle, ben più importanti, di ordine etico e culturale. Mai come ora occorre ribadire che i nostri Paesi di antica tradizione cristiana devono ritrovarsi nella costruzione di una civiltà al cui centro c’è l’irrinunciabile bene dell’uomo.