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Francia: dibattito sul divorzio” “

Un’inchiesta sulla famiglia in Europa. Cominciamo dalla Francia dove il Senato discute la riforma della legislazione sul divorzio” “” “” “” “

Dedichiamo un’inchiesta alla situazione della famiglia in Europa. Vediamo come nei diversi Paesi vengono dibattuti i principali problemi che la riguardano. Cominciamo dalla Francia dove ogni anno 340.000 coniugi (rispetto ai 220.000 nel 1993) si avviano verso un procedimento di divorzio. L’11 ottobre 2001 è stata presentata al Senato francese una nuova legge sul divorzio. Tale progetto di legge è ancora in fase di discussione. L’ultima modifica alla normativa in questo campo risale all’11 luglio 1975: con essa fu realizzato un insieme di provvedimenti complessi (pluralità delle cause, procedimenti ed effetti) fondati principalmente sull’accordo dei coniugi e sempre legati alla nozione di colpa. Non hanno tardato le conseguenze di tale modifica, a giudicare dalla crescita dei numeri: nel 1964 si contavano 30.000 divorzi all’anno, nel 1986, più di 106.700. La nuova riforma è volta soprattutto ad abbreviare le procedure. Le cause di divorzio non dipendono più da “colpe moralmente riprensibili”, come l’adulterio, l’alcolismo, la mancata assistenza finanziaria, il disinteresse per i figli, eccetera. Pertanto il divorzio diventa un diritto al quale può ricorrere uno dei coniugi e, se desidera, imporlo all’altro coniuge, in alcuni casi con versamento di assegno compensativo. Per analizzare le implicazioni della nuova legge, abbiamo intervistato Marie-Joseph Creps , presidentessa del Cler (“Centre de liaison des équipes de recherche”), movimento cristiano di informazione, educazione e consulenza coniugale e familiare, attivo nel campo della pastorale della famiglia.

Quali sono le principali novità della legge sul divorzio in discussione al Senato francese?
“Innanzitutto con la nuova legge spariscono due forme di divorzio: anzitutto quello per rottura della vita comune, che riguardava solo l’1% dei casi. Il ripudio avveniva dopo sei anni di separazione. E sparisce il divorzio su richiesta accettata: questa forma permetteva di responsabilizzare i coniugi i quali dovevano dimostrare che la loro era una decisione matura. Inoltre permetteva di far affiorare i conflitti e a volte anche di risolverli. È grave che questa procedura venga soppressa”.
Anche il divorzio per mutuo consenso sarà soppresso?
“No, il divorzio per mutuo consenso rimarrà: il giudice può pronunciare immediatamente il divorzio se è convinto che vi sia una volontà reale e che ognuno abbia dato un consenso libero e dichiarato. L’inconveniente in questo caso è che un coniuge sotto choc per la separazione a volte accetta e firma senza essere del tutto lucido e dopo qualche mese non potrà fare più niente. Il divorzio è vidimato dal giudice ma si tratta in realtà di un divorzio amministrativo. Rimane anche un’altra forma di divorzio: per rottura irrimediabile del vincolo coniugale, quando i coniugi non rispettano i reciproci doveri (fedeltà, assistenza), ossia quando c’è una colpa. In questo caso il divorzio è una sanzione per doveri non compiuti”.
Le sembra che questi cambiamenti portino dei progressi reali?
“Quel che sarebbe stato davvero positivo, attraverso questa nuova legge, sarebbe stato imporre alla coppia una mediazione, invece essa è solo proposta. Nulla si è detto su chi e come farsi carico di tale mediazione. Tuttavia viene rinforzato il tentativo di conciliazione tramite colloqui personali. Inoltre, se uno dei due coniugi contesta la rottura, il giudice rinvia l’udienza a quattro o a sei mesi, lasciando loro in tal modo un periodo di possibile riflessione. Sembrano due affermazioni valide da parte della legge. Ma si dovrà vedere cosa succederà davvero in pratica”.