Sindaci europei: unione delle diversitऔ “

Il disegno di unità europea può essere “pienamente realizzato solo assumendo la fraternità come categoria politica”. “ Un’Europa unita nella fraternità non potrà non mettere la propria esperienza e le proprie risorse al servizio della domanda di giustizia, di cooperazione e di pace che sale dalle aree più deboli del mondo“. Lo scrivono i partecipanti alla Conferenza “1000 città per l’Europa” che nei giorni 10 e 11 novembre ha riunito ad Innsbruck (Austria) 1.200 persone provenienti da 28 paesi d’Europa, tra cui circa 700 sindaci e 300 giovani. La conferenza – promossa dal presidente della Camera dei comuni in collaborazione con il Movimento dei Focolari – si è conclusa con il lancio di un “Manifesto per l’Europa” nel quale i sindaci riaffermano il loro impegno ad essere protagonisti della costruzione europea. “I drammi e i problemi che attraversano il continente – si legge nel manifesto – hanno nelle città il loro impatto più vivo e quotidiano, ed è lì che chiedono la prima risposta. E’ nell’ambito del comune che le persone possono iniziare ad assumere la loro dimensione politica; è a partire dalle città, vere e proprie palestre di democrazia, che si possono affrontare le nuove domande di appartenenza, di responsabilità e di solidarietà”.
L’Unione – ha ricordato il presidente della Commissione europea, Romano Prodi – si sta preparando ad accogliere nuovi Stati membri, abbracciando così oltre 500 milioni di persone e allargando i suoi confini dall’Oceano Atlantico al Mar Nero. Sempre più chiaramente si sta disegnando per l’Europa un modello di “unione delle diversità” ma per poterlo essere – ha aggiunto Prodi – l’Unione europea ha “bisogno di un’anima, un sentimento diffuso che ci faccia riconoscere in un’identità comune e in un comune destino”. Da qui la proposta della presidente del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich ai politici europei: stringersi in un “patto di fraternità”. “Per essere davvero europei – ha detto la Lubich – dobbiamo riuscire a guardare con misericordia al passato, riconoscendo come nostra la storia della mia nazione e di quella dell’altro, riconoscendo che ciò che oggi siamo è frutto di una vicenda comune, di un destino europeo che chiede di essere preso interamente e consapevolmente nelle nostre mani”. ¤