Il dialogo comincia dal basso” “

” “Negli ultimi mesi i gemellaggi tra diocesi e parrocchie hanno preso il posto dei rapporti ” “ufficiali, afferma padre Kuciumov, ” “rappresentante del Patriarcato di Mosca in Italia ” “


C’è stata “incomprensione” del Patriarcato di Mosca per la visita del Papa in Ucraina, ma “resta ferma l’intenzione di continuare il dialogo con tutte le forze e superare gli ostacoli che dividono”. In questi termini, padre Vladimir Kuciumov , rappresentante del Patriar-cato di Mosca in Italia, parla del dialogo tra la chiesa ortodossa russa e la chiesa cattolica. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

A che punto è il dialogo tra le chiese?
“Siamo in un periodo non molto favorevole. Non esistono azioni a livello ufficiale tra le due chiese, anche se il dialogo locale continua. Negli ultimi mesi contatti e gemellaggi tra diocesi e parrocchie hanno preso il posto dell’attività bilaterale ufficiale. Ne è un esempio il connubio tra l’arcidiocesi di Milano e Kostroma”.
Quali vie si possono percorrere?
“La freddezza nel dialogo è provvisoria e può essere vinta se si riparte dal locale. Il dialogo inizia dal basso ed è fatto di conoscenza tra le persone. Solo un cammino normale può vincere le divergenze ufficiali. Le due dimensioni, quella politica e quella quotidiana, sono coerenti tra loro ma diverse. Si accompagnano, vanno di pari passo, sono di reciproco stimolo”.
Qual è il clima dopo la visita del Papa in Ucraina?
“Le chiese cercano di capire ciò che è successo e trovare nuove idee per continuare il cammino. Le autorità stanno pensando a cosa fare, a come superare gli ostacoli”.
È immaginabile un viaggio del Papa a Mosca?
“Oggi è più difficile di prima. In Russia la ferita della visita in Ucraina è ancora aperta anche se sono passati dei mesi. La chiesa ortodossa russa è sempre disponibile al dialogo, ma al dialogo effettivo. Non servono a nulla incontri che non sortiscono effetti, solo per fare riunioni senza alcun risultato pratico. Dialogo sì, ma efficace. Non possiamo permetterci di spendere anni per dichiarazioni che non hanno concretezza”.
Quali sono i nodi che stanno a cuore a Mosca?
“Vogliamo chiarezza sulla situazione odierna. Iniziare passi concreti per regolarizzare la situazione in Ucraina occidentale e chiarire la questione del proselitismo in Russia. È su questi piani che ci aspettiamo collaborazione e reciprocità della Chiesa cattolica. Sappiamo che Roma è disposta a trovare il cammino giusto nel rispetto degli ortodossi. Da parte nostra vogliamo superare gli ostacoli che ci dividono da dodici anni. Sono ottimista. D’altronde siamo Chiese apostoliche, abbiamo la stessa origine. Non c’è nessun altro cammino. Dobbiamo trovare la pace. E questo dipende dalla nostra volontà ed efficacia. L’unica strada è l’amore e la giustizia. Solo un amore reciproco può far cadere le frontiere”.
Quale contributo al dialogo può offrire il nuovo documento sulla concezione sociale del Patriarcato di Mosca?
“Può essere una chiave per riaprire il dialogo. Viviamo in un mondo senza frontiere. Le società hanno gli stessi problemi. Dobbiamo pensare a come contribuire, ad esempio, a evitare la minaccia del terrorismo, contrario a ogni tipo di spiritualità. Abbiamo tantissimi argomenti da discutere insieme e non solo di natura ecclesiastica. Rischiamo di essere perfetti in una società imperfetta. Le Chiese fanno parte di questa società. Per questo è necessario occuparsi anche dei temi caldi che la modernità ci pone”.
Quali?
“In particolare la questione della bioetica, un problema delicato e di interesse comune. Un tema trasversale che può diventare terreno fertile di dialogo. Ci sono domande che attendono una risposta comune delle chiese. Come nel caso della clonazione, una minaccia al principio stesso dell’umanità e del suo legame con Dio”.
Valentina Conte