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Il continente della fede” “

” “L’allargamento ” “ad Est dell’Unione europea, rappresenta un’opportunità e una provocazione ” “per il mondo ” “ortodosso, ” “afferma il teologo rumeno Radu Preda” “


L’Unione europea guarda ad Est per il futuro allargamento da quindici a ventisette stati. Il mondo ortodosso come reagisce a questa eventualità? C’è chi sostiene che la Chiesa ortodossa freni sull’allargamento per paura dell’impatto della cultura dell’occidente europeo. Non è affatto di questo avviso Radu Preda , rumeno, docente presso la Facoltà di teologia ortodossa dell’Università di Cluj-Napoca, nonché responsabile dell’ufficio stampa dell’arcidiocesi ortodossa rumena di Vad, Feleac e Cluj. Lo abbiamo intervistato.

Professor Preda, qual è il punto di vista del mondo ortodosso rumeno in merito all’allargamento ad Est dell’UE?
“L’allargamento rappresenta al tempo stesso un’opportunità ed una provocazione. L’opportunità è anche un po’ paradossale: proprio al principio del XXI secolo, in un momento critico della storia contemporanea che sembra essere ‘abbandonata da Dio’, riviviamo insieme il progetto europeo come una riscoperta degli stessi valori comuni. Dal punto di vista teologico, l’allargamento ad Est dell’Unione significa cercare una sintonia tra il continente politico ed il continente della fede. La Chiesa ortodossa rumena è ben cosciente delle sfide dell’integrazione europea, che non può essere ridotta alla dimensione economica ma deve comprendere anche le dimensioni culturale e spirituale. Il continente europeo ha bisogno di un’anima, di un ethos. In questo contesto, la nostra Chiesa vuole impegnarsi in un dialogo con le istituzioni comunitarie di Bruxelles e Strasburgo”.
I cittadini rumeni quale relazione auspicano tra l’UE ed i Paesi dell’Europa centro-orientale?
“Fin dal crollo del regime comunista abbiamo avuto l’impressione che i Paesi dell’Europa centro-orientale fossero considerati terre da colonizzare dai paesi occidentali. Allora come adesso si parlava dei cosiddetti standard europei, che suppongono non solamente un riferimento necessario all’esercizio della democrazia per la nostra classe politica neofita ma anche una sorta di compromesso morale. In questo senso, il nostro augurio è che l’UE sia in grado di dare segni e lanciare messaggi incoraggianti al fine di capire al meglio i problemi di una transizione minacciata dalla paura per la diversità dell’altro. Non dobbiamo però confondere allargamento con integrazione. Allar-gamento può anche voler dire semplicistica colonizzazione, integrazione europea significa invece pieno rispetto per l’identità nazionale, culturale e religiosa”.
Quali sono i rapporti tra l’ortodossia ed il cattolicesimo in Romania?
“Le relazioni tra gli ortodossi, che costituiscono la maggioranza, e i cattolici di rito orientale sono oggi migliorate grazie alle ‘Commissioni di dialogo bilaterale’ a livello centrale e locale. Non possiamo ignorare l’esistenza di punti di dissenso alimentati da una certa stampa di orientamento sia religioso che laico. Speriamo che l’ecumenismo locale, che è garanzia di quello internazionale, assuma sempre maggiore sostanza e concretezza. Questo è anche il messaggio comune lanciato dal nostro Patriarca Teoctist e da Giovanni Paolo II”.
Il recente viaggio del Papa in Ucraina e l’attesa per la visita a Mosca: quale influenza potranno avere, a suo parere, sul dialogo ecumenico?
“Il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II nell’Oriente cristiano europeo di tradizione bizantina rappresenta secondo noi il frutto concreto dell’apertura che questo papato ha manifestato nell’Enciclica ‘Ut Unum Sint’ del 1995. Il Vescovo di Roma e Patriarca dell’Occidente bussa alle porte delle Chiese sorelle e queste si aprono. E’ vero che dai viaggi pontifici nascono anche delle riserve da parte del mondo ortodosso: bisogna considerare questa una conseguenza di mille anni di storia separata. Tuttavia sono convinto che il dialogo ecumenico troverà in questi segni la promessa di un avvicinamento maggiore e più visibile”.