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Le nostre responsabilità ” “” “

Dalla Commissione ” “dei vescovi dell’Unione europea la proposta ” “di creare il "3G" per la "Governance globale"” “” “

Si intitola “ Governance globale. La nostra responsabilità per fare della globalizzazione un’opportunità per tutti”, il documento è stato commissionato dai membri della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (Comece) ad un gruppo di lavoro costituito ad hoc. Rappresenta l’ideale prosecuzione dei lavori del Congresso sociale “La responsabilità dell’Europa per lo sviluppo globale” tenutosi a Bruxelles, 30 marzo – 1 aprile 2000, pochi mesi dopo il fallimento del vertice di Seattle dell’Organizzazione mondiale del commercio. Il testo è stato presentato nei giorni scorsi a Bruxelles, da Michel Camdessus, già direttore generale del Fondo monetario internazionale, che ha coordinato il gruppo di lavoro e da mons. Noël Treanor, segretario generale della Comece. “Nel mondo globalizzato del futuro – si legge nel testo – è necessario che l’umanità accetti nuovi valori al fine di alleviare le sofferenze dei poveri. La speranza di tale nuova visione ha ispirato questo rapporto sulla governance globale”. “La governance globale – spiega il documento – è la chiave per garantire che gli impatti positivi della globalizzazione siano rafforzati e che i suoi aspetti potenzialmente negativi siano mitigati”. Tenendo conto che “a tutt’oggi, gli sforzi per ridurre la povertà e la diseguaglianza attraverso aiuti ufficiali allo sviluppo sempre più limitati, hanno prodotto risultati assai modesti. Lo stesso si può dire degli sforzi internazionali per la riduzione dei danni ambientali”.
Il testo della Comece propone una serie di valori e di principi basilari come fondamento di un sistema di governance globale: “dignità umana, responsabilità, solidarietà, sussidiarietà, coerenza, trasparenza e accountability. Le Chiese e le altre comunità religiose svolgono un ruolo centrale nella promozione di questi valori”.
Viene chiarito che “il sistema di governance globale non dovrebbe proporsi di prendere il posto dei governi nazionali e delle organizzazioni regionali come l’Unione europea. Non può sostituirli; piuttosto, esso deve acquisire legittimazione da essi”.
Dal punto di vista istituzionale, “la creazione di un sistema di governance globale impone che siano riesaminati i mandati delle organizzazioni internazionali esistenti”: Organizzazione mondiale del commercio, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Organizzazione internazionale del lavoro, Programma ambientale delle Nazioni Unite. Il documento raccomanda infine “la costituzione di un Gruppo per la Governance Globale (3G). Questo Gruppo si dovrebbe far carico di questioni orizzontali a livello globale e di garantire un minimo di coordinamento e coerenza all’interno del sistema. Il contributo del 3G in merito è essenziale, perché persino dopo una estesa revisione dell’attuale architettura istituzionale, molto probabilmente i problemi di coerenza, di orientamento e di arbitrato finale persisterebbero. Il sistema della governance globale rimarrebbe incompiuto senza questa ultima pietra angolare”.
I membri di tale gruppo dovrebbero essere “i capi di governo. Essi sono gli unici attori in grado di trattare questioni orizzontali in modo credibile ed efficace. Il Gruppo per la Governance Globale ha altresì bisogno di essere legittimato da una forma accettabile di rappresentanza di tutte le nazioni. La soluzione potrebbe essere quella di costituire il Gruppo sulla base dei ventiquattro Capi di governo dei paesi con direttori esecutivi nei consigli del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale”.
Questo rapporto, ha commentato la presidenza della Comece (mons. Josef Homeyer, presidente, mons. Attilio Nicora e mons. Adrianus van Luyn, vicepresidenti), “giunge in un momento cruciale per il futuro della sicurezza globale e perciò per la governance. Quando gli autori hanno deciso di presentarlo nel settembre 2001, non immaginavano che questa pubblicazione sarebbe capitata in un periodo di grande angoscia, sofferenza e incertezza”. La presidenza della Comece ricorda che “le misure militari e di sicurezza da sole non risolveranno un profondo malessere in molte regioni del mondo. Povertà, disuguaglianza, fame e umiliazione, dovunque si trovino, sono un terreno di coltura per il fanatismo e il terrorismo. Ridurre il rischio del terrorismo comporta perciò seri e rinnovati sforzi per promuovere lo sviluppo dei popoli”.
Ignazio Ingrao