"Armonia ” “e comprensione tra i vescovi": è quanto ha maggiormente colpito ” “il presidente dei vescovi europei al Sinodo” “” “” “
Continuità con i temi dell ‘Instrumentum Laboris, molta attenzione alla riflessione che aiuta “il vescovo a capire da dove origina la sua vocazione”, infine un clima di grande armonia ed unità che colpiscono, visto che in passato “ci sono stati momenti in cui c’era minore unità”. E’ il parere espresso da mons. Amedée Grab, vescovo di Coira e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee), che ha incontrato i giornalisti per parlare dei lavori del Sinodo dei vescovi che volge al termine.
Questi a suo giudizio, gli aspetti più significativi; anzitutto, il “tema della comunione del Papa con i vescovi”, a proposito del quale egli ricorda che “come il vescovo deve coltivare il rapporto con i suoi parroci, altrettanto fa il Papa, la cui responsabilità è tenere vivo il rapporto con i vescovi”, un concetto con cui si integrano quelli della “collegialità e della sussidiarietà”, sia dal punto di vista “teologico che sociologico”.
Anche per la rilevanza di questi aspetti è decisivo, per mons. Grab, rapportarsi meglio con le Chiese orientali, e in questo Sinodo “il Patriarca è stato presente per rappresentare la sua intera Chiesa. Per questo è molto importante che, nel nostro rapporto con le Chiese orientali, noi riusciamo a comprendere l’importanza delle loro gerarchie interne, elemento fondamentale”.
Intervenendo sul profilo ideale del vescovo, il presidente del Ccee rileva che “è impossibile fornire un elenco completo delle qualità che il vescovo dovrebbe avere e dei compiti che dovrebbe portare a termine, meno arduo è individuare quello che egli non deve fare in alcun modo: essere di parte, essere indifferente o comportarsi in maniera offensiva per l’uomo”. D’altra parte “il profilo del vescovo varia da paese a paese, plasmato com’è dalle diverse concezioni culturali: in molti egli è un consigliere; in altri paesi invece, come in Africa, egli ricopre in maniera più decisa il ruolo di figura paterna”.
E proprio all’Africa fa cenno mons. Grab ricordando il recente caso dei sacerdoti nigeriani, formati in Europa, che chiedono di restare in Svizzera. Ad avviso de vescovo di Coira: “Essendo diverso il ruolo del vescovo in Svizzera e in Africa, alla dichiarazione dei sacerdoti africani che dicono di voler rimanere in Svizzera, per poter contraccambiare il bene che è stato fatto loro, bisogna rispondere che il loro compito è tornare nel proprio Paese a svolgere la propria missione”.
Altro tema importante è quello del vescovo come fratello dei poveri, sul quale Grab spiega: “Prendiamo il caso dei sans-papier in Svizzera: ogni settimana ricevo numerose lettere da persone che mi chiedono aiuto e mi accusano di ingiustizia se non mi adopero nei loro confronti. Io posso essere un padre ma non posso andare contro la legge svizzera”. Il presidente del Ccee interviene infine sul tema del terrorismo e sulle discussioni in merito avute nel corso degli incontri sinodali: “Noi condanniamo il terrorismo in maniera totale e assoluta. Deve esserci una sanzione decisa contro chi ha commesso i fatti. Sappiamo che nel mondo c’è ingiustizia e che si deve fare qualcosa per cambiare”; d’altra parte, aggiunge, “senza rimuovere le origini del pericolo del terrorismo le ritorsioni non riusciranno a mettere fine al problema”.
Patrizia Collesi