La misura della giustizia” “” “

Per sconfiggere ” “il terrorismo ” “bisogna sradicare le ineguaglianze, ” “dichiara ” “il Patriarca ” “di Gerusalemme” “” “


“Noi che sappiamo cos’è la guerra…”. A parlare è il Patriarca di Gerusalemme Michel Sabbah , in Italia per partecipare all’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi. Nei giorni scorsi Sabbah ha preso parte alla Marcia della pace da Perugia ad Assisi. Gli abbiamo chiesto un’opinione sull’attuale conflitto internazionale e sul dialogo tra l’Europa e il mondo islamico.

Cosa pensa dell’attacco anglo-americano all’Afghanistan?
“Nessuna guerra è buona. Guerra significa uccidere, nutrire l’odio, violentare la dignità della persona umana, amica o nemica che sia. L’umanità deve essere capace di risolvere le questioni senza ricorrere a questo strumento. Noi che sappiamo cos’è la guerra, abbiamo anche potuto constatare che non risolve i problemi. Dopo tanti morti e tante sciagure si tornerà sicuramente attorno ad un tavolo per trovare una soluzione. Anche l’attacco anglo-americano in Afghanistan non avrà risultati perché lì non c’è nulla da distruggere, tranne la popolazione. Ma non è lecito ammazzare migliaia di persone per arrivare ad uno solo. Anche il lancio di cibo e medicinali dagli aerei è il segno dell’ipocrisia umana”.
Dove vanno cercate la responsabilità di tutta la violenza che oggi il mondo è costretto a vivere?
“Tutto ciò che si vive oggi è dovuto alle decisioni del grande potere, giusto o ingiusto che sia. Spero che i responsabili dell’ordine mondiale aprano gli occhi per vedere che il terrorismo non ha radici in Afghanistan o in qualche altra parte del mondo. Lanciare bombe in Afghanistan significa colpire solo una conseguenza, le radici sono nelle ingiustizie del sistema mondiale. Se si vuole sradicare il terrorismo non basta colpire le conseguenze. E’ necessaria una riforma di tutto l’ordine mondiale, nella quale deve rientrare la visione di Dio, che nel sistema mondiale non è presente. Vi sono invece il denaro, le armi… tutto, tranne Dio, che è la misura della giustizia. Il sistema mondiale ha bisogno di essere rifondato, ma per questo bisogna prima credere in Dio, accettare i suoi comandamenti e promuovere il dialogo tra le culture”.

Quali consigli darebbe all’Europa per promuovere un vero dialogo con l’Islam?
“In Occidente non c’è un vero dialogo con l’Islam. Serve invece un dialogo tra musulmani, Occidente laico e Occidente cristiano che porti ad usare lo stesso linguaggio. Però l’Occidente laico deve capire che non potrà mai parlare con l’Islam se non tiene presente Dio, perché l’Islam ha Dio al centro”.

Quali sono i riflessi della crisi a Gerusalemme?
“Viviamo da anni in una situazione di oppressione e di ingiustizia. Ma dall’arrivo di Sharon siamo nell’assedio totale e in ogni città e villaggio palestinese la gente sta morendo. La società si sta disintegrando moralmente e socialmente a causa della mancanza di lavoro, di libertà, dei bombardamenti. Stiamo morendo a causa di una visione di giustizia nel mondo che non è giustizia ma interesse”.

L’Europa può essere un’interlocutrice valida per garantire la pace a livello mondiale?
“L’Europa deve assumere un ruolo indipendente. E poi bisogna avere il coraggio di accettare le sfide, di andare contro corrente, di sacrificare il posto di potere – e non so se i politici sono in grado di farlo – anteponendo, come priorità, il bene comune. Ogni cittadino è responsabile di sé e dei suoi fratelli, ma questa responsabilità deve essere anche lucida: non bisogna usare le stesse armi di ciò che si combatte. Se si lotta contro la violenza non si può usare la violenza. Se si combatte l’egoismo dell’ordine mondiale, i giovani e le organizzazioni non devono nutrire il proprio egoismo”.
Patrizia Caiffa